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    L'estate di Chiesa tra Juve e mercato: la verità sul rinnovo e l'Aston Villa

    L'estate di Chiesa tra Juve e mercato: la verità sul rinnovo e l'Aston Villa

    • Nicola Balice
    Il suo agente Fali Ramadani sta scandagliando il mercato internazionale in lungo e in largo. Ma per il momento il profilo di Federico Chiesa sembra, inevitabilmente, aver perso quell'appeal che aveva prima dell'infortunio. Basti pensare agli sforzi della Juve per strapparlo alla Fiorentina. Soprattutto, basti pensare a quelle offerte da 100 milioni respinte al mittente dal club bianconero nell'estate post-Europeo, quando Bayern, Liverpool e Psg erano pronte a far follie pur di assicurarselo. Poi l'infortunio, poi un anno e mezzo di ritardo nella tabella di marcia per la consacrazione allo status di top player. E ora nonostante quel feeling mai sbocciato con Max Allegri, l'ipotesi cessione nell'immediato fa fatica a scaldarsi: le proposte non mancano, ma nessuna sembra in questo momento un effettivo upgrade rispetto alla Juve, per Chiesa che sa di dover dimostrare sul campo di poter tornare ai livelli che lo avevano portato al top sia in Italia che in Europa.

    L'ASTON VILLA – Ma Ramadani non molla. Anche per il rinnovo è tutto molto troppo presto nonostante la scadenza si avvicini (30 giugno 2025). I motivi sono gli stessi, ora nemmeno Chiesa potrebbe chiudere un aumento rispetto agli attuali 5-5,5 milioni netti considerando il recente percorso, né la Juve potrebbe permettersi di proporgli un prolungamento a quelle cifre con tutti i dubbi che rimangono. Appuntamento rimandato dunque, mentre i tentativi di Ramadani sembrano aver portato soprattutto l'Aston Villa a interessarsi a Chiesa: non spaventa la richiesta di 60 milioni, magari bonus compresi, che ne farebbe la Juve, non spaventa nemmeno l'ingaggio. Il progetto targato Unai Emery è ambizioso, ma quale non lo è in Premier e di accettare una squadra comunque di seconda fascia ancora non ne ha intenzione Chiesa. Che ascolta, valuta, morde il freno. Ma sembra destinato ad accelerare più sul campo che non sul mercato, anche se la questione resta aperta più che mai.

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