Juventus, l'accusa a Thiago Motta: i giocatori paralizzati dai suoi schemi, gli esempi clamorosi che fanno discutere
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Sul banco degli imputati oggi c'è soprattutto Thiago Motta, ieri molto nervoso ed espulso dall'arbitro Marchetti. Quello che colpisce della Juventus e del suo allenatore, in questa fase della stagione, è soprattutto l'incapacità di cambiare registro di partita in partita, e poi nel corso delle partite stesse.
Come ha avuto modo di dire durante il 2-2 con il Bologna il commentatore di Dazn, Valon Behrami, i calciatori della Juventus sembrano più preoccupati di cercare di far bene il compito che stato loro assegnato alla lavagna, piuttosto che provare a risolvere con creatività e fantasia le varie situazioni di gioco che si presentano loro davanti. In sostanza, non si sentono liberi.
Un esempio clamoroso è il modo in cui è stato battuto un calcio d'angolo nei minuti finali della partita con il Bologna, quando i bianconeri erano ancora sotto per 2-1, prima del pareggio di Mbangula. Con quasi tutti i compagni schierati in area in attesa di un pallone alto, e alla ricerca ormai quasi disperata del gol del pari, Koopmeiners e Yildiz hanno battuto un corner corto e quindi giocato la palla all'indietro, tornando fino a centrocampo.
Un altro esempio che ha lasciato abbastanza interdetti è il modo in cui Danilo ha battuto una rimessa laterale nel primo tempo. La Juventus era sulla trequarti avversaria, in azione d'attacco, e il brasiliano ha rispedito il pallone indietro di 60 metri, facendo ripartire il gioco da Perin.
Si dirà: con personalità e classe, i giocatori potrebbero assumersi delle responsabilità individuali per giocate che escano dalla rigidità degli schemi. Cosa che, di tanto in tanto, il solo Francisco Conceicao prova a fare.
Ma dove inizia la libertà individuale del calciatore in questa Juventus, e fino a dove si spinge l'imposizione di uno spartito tattico? La domanda è vecchia quasi quanto il calcio, e nella storia di questo sport ha visto spesso contrapposti due schieramenti: da una parte quello degli allenatori che antepongono il loro credo a tutto, e lo applicano a prescindere da interpreti e avversari (e Arrigo Sacchi è il campione di questa categoria), e dall'altra gli allenatori che invece adattano di volta in volta il loro calcio a interpreti e avversari (Carlo Ancelotti e Marcello Lippi sono i due esempi virtuosi, l'ultimo Max Allegri invece è la deriva speculativa di questa categoria).
Al netto della filosofia, in ogni caso, il campo e i risultati ci mostrano una Juventus troppo brutta rispetto alle premesse (e promesse) e alle potenzialità, e questo a prescindere anche dal gran numero di infortuni. E, soprattutto, una Juventus che non sa più vincere. La conseguenza è che Motta e i giocatori, insieme, ora devono trovare soluzioni per uscire da questa impasse.
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