Calciomercato.com

  • AFP/Getty Images
    Milan, l’urlo degli 80mila 'Gattuso sindaco'

    Milan, l’urlo degli 80mila 'Gattuso sindaco'

    Cinquantamila tra via Turati e piazza del Duomo, ottantamila a San Siro, esaurito da una settimana. Milano si ritrova una città nella città per far festa col Milan e il suo scudetto della maggiore età, il numero 18 appunto. Numero magico che fa esplodere l'entusiasmo sopito e che si trasforma subito in uno striscione dal sapore polemico, "18 tutti sul campo" che viene anche issato e sbandierato dai protagonisti della cavalcata per rivendicare la diversità milanista rispetto a quella interista. Una breve apparizione per condividerne lo spirito e poi via, restituito al legittimo proprietario. Più esplicito quello successivo: «C'è chi li vince sul campo in modo leale e chi li vince piangendo in tribunale». C'è anche un pezzo di calciopoli in questa festa tricolore del popolo rossonero.

    «Adesso caccia alla seconda stella» si ripetono Galliani e gli storici del gruppo mentre si ritrovano nell'albergo di piazza Repubblica per dare il via al tour della gioia composta, per niente sfrenata, misurata nei cori ufficiali, senza cedimenti alle tentazioni velenosi della piazza che vuole regolare i suoi conti.
    Già perché il tifo rossonero ha un solo "nemico" da segnalare e insultare: si tratta naturalmente di Leonardo, centrato dal risentimento milanista. E per plastico contrasto, al suo oppositore pubblico, Rino Gattuso, crocefisso per aver cantato come un ultrà a Roma, viene tributato l'onore delle armi. "Gattuso sindaco" scandisce uno striscione mischiando le due atmosfere, quella calcistica che si tocca con mano con quella elettorale testimoniata dalla presenza di Lassini, il candidato dei manifesti anti-pm («sono qui come tifoso» la sua spiegazione). Per dare prova concreta dell'avversione che sta diventando ossessione nei confronti dell'allenatore interista, dalle parti di via Turati, un gruppetto di tifosi è disposto a bruciare addirittura la maglia numero 18 un tempo indossata dal brasiliano, beniamino della curva fino al maggio di un anno fa. Allora si schierarono dalla sua parte e contro il presidente Berlusconi: non gli perdoneranno mai il doppio tradimento, della loro fiducia e della loro bandiera.
    La folla provoca, saltella, intona il famoso ormai «Leonardo uomo di m…» ma nessuno, né Gattuso né i suoi sodali seguono l'onda e l'assecondano, anzi respingono ogni tentazione purificando i cori più ostili e con la regia di Cassano si passa a quelli soft, «c'è solo un capitano» che rendono più leggera l'atmosfera del centro di Milano, solcato da un fiume rossonero, di tifosi, grandi e piccini, di bandiere al vento e di magliette indossate come un segno distintivo. La festa è nelle strade del centro, tra via Turati e via Manzoni, in piazza della Scala e poi in piazza Duomo, e sono i campioni d'Italia che si trasformano in cronisti. Sguainano tutti l'Ipad per riprendere la festa, si mettono in maniche corte, indossano la maglietta celebrativa dello scudetto numero 18 e si affacciano in parte stupiti, spiazzati dall'entusiasmo che tutto travolge.
    Ci sono tutti, Ibrahimovic e Gattuso, ma anche i preparatori e i magazzinieri, i medici e il team manager, i ragazzi dell'ufficio stampa, i figli di Galliani di scorta a papà Adriano che resta in un cantuccio fino a quando non si raggiunge piazza Duomo. Qui regala il siparietto più romantico del pomeriggio: l'applauso ad Allegri con una carezza sul viso, il grazie della società al formidabile lavoro realizzato dal livornese. Sulla balconata della Galleria campeggiano lo stemma del Milan e lo scudetto numero 18: possono restare, indisturbati, fino all'inizio del prossimo torneo, secondo gli accordi presi con gli organizzatori di palazzo Marino.

    C'è anche uno striscione dedicato alla love story Pato-Barbara giudicata come un altro contributo alla causa tricolore. Da piazza Duomo a San Siro, è un viaggio brevissimo e velocissimo. Qui. dove arriva anche Silvio Berlusconi, il palcoscenico è tutto per i bambini, i figli in divisa che fanno il giro del campo e cominciano a fare pratica. Ibrahimovic, tanto per capire, è durissimo con i due angioletti biondi: «Dai calcia col destro» dice al più grande. Hanno tutti la nuova maglia, quella del futuro che comincia così in una tenera notte di metà maggio.
     


    Altre Notizie