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    Inter, un altro Triplete è davvero possibile? Bayern e Barcellona non sono il Napoli

    Inter, un altro Triplete è davvero possibile? Bayern e Barcellona non sono il Napoli

    • Andrea Distaso
      Andrea Distaso
    Obiettivo Triplete. Tra il serio e il faceto, Simone Inzaghi ha lasciato Rotterdam e la sfida contro il Feyenoord – che ha ipotecato la qualificazione agli ottavi di finale di Champions League – con una rinnovata consapevolezza di potersela giocare con tutti e per tutto quello che c'è ancora in palio. Dicasi Scudetto, Coppa Italia e Champions, per l'appunto. Eppure, erano passati appena quattro giorni dal pareggio di Napoli, un match point fallito in chiave tricolore e con lo spiacevole sapore in bocca di una prestazione molto sottotono nel secondo tempo. Le varie assenze che hanno caratterizzato il periodo recente della formazione nerazzurra è un aspetto che merita attenzione in un'analisi che risulti il più obiettiva possibile. Per queste ragioni, il clima di improvviso e rinnovato entusiasmo, creato certamente non dall'allenatore piacentino in prima persona, stona un po' con una realtà che offre anche altri punti di osservazione.

    Inter, un altro Triplete è davvero possibile? Bayern e Barcellona non sono il Napoli

    La costante sensazione di controllo della partita di mercoledì scorso in Olanda, l'impressione di non aver pensato mai per un momento di uscire dal “De Kuip” con un risultato diverso rispetto ad un'agevole vittoria, non può far sparire in un colpo solo i problemi che l'ultimo mese di partite ha sollevato. L'Inter è al momento una squadra stanca, poco brillante fisicamente e anche mentalmente provata da una sequenza impressionante di impegni che hanno finito per togliere pure qualche sicurezza ad un gruppo nel quale non tutti i giocatori valgono alla stessa maniera e per i quali la gestione dello stesso Inzaghi ha prestato il fianco a questo tipo di conclusione. Dal pareggio in extremis col Milan nel derby di campionato, passando per gli scivoloni di Firenze e contro la Juventus e finendo col risicato 1-0 sul Genoa e il pari di Napoli, l'Inter ha offerto una versione di sé ben lontana da quella dominante della passata stagione. Nella visione più pessimistica, un'Inter in parabola discendente, probabilmente avviata a fine ciclo, capace di far rientrare nella corsa Scudetto due squadre che apparivano tagliate fuori come Atalanta e soprattutto Juventus.

    E poi, c'è un altro aspetto di cui non si tiene in debita considerazione. Se i raffronti col Napoli di Conte lasciano un po' il tempo che trovano – parlando pur sempre di una squadra impegnata su un solo fronte e non irresistibile per valori tecnici – quelli con le big del calcio europeo ci raccontano qualcosa di diverso. Se è vero come è vero che uno dei meriti principali della gestione di Inzaghi è stata quella di dare all'Inter una rinnovata dimensione europea sul piano del gioco e della personalità, la sensazione è che la critica italiana continui a guardare in maniera miope quello che avviene al di fuori dei nostri confini. Una domanda: qualcuno ha guardato, a tempo perso, le partite del Barcellona (a lungo in inferiorità numerica) contro il Benfica e del Bayern Monaco contro il Bayer Leverkusen? I due papabili ostacoli sul cammino dei nerazzurri verso la finale di Monaco sono squadre che, per ritmi di gioco, qualità nei singoli e nella proposta collettiva, sono difficilmente paragonabili con la realtà di qualsiasi squadra italiana. Non l'Inter, tutte.

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