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La scandalosa intenzione del Cio: i Giochi Olimpici di Tokyo si tengano a luglio
Lo abbiamo appreso nella giornata di martedì 17 marzo 2020, quando il sito ufficiale del CIO ha ospitato un lungo comunicato possibilista nei toni ma netto nel senso: di rinviare Tokyo 2020 non se ne parla proprio. L'argomentazione scelta per legittimare questa posizione fa appello a un buon senso molto di maniera. Il passaggio cruciale è il seguente: “Il CIO rimane pienamente impegnato sui Giochi Olimpici di Tokyo 2020, e a più di quattro mesi dall'inizio dei Giochi non serve prendere decisioni drastiche in questa fase; ogni speculazione in questo momento sarebbe controproducente”. Et voila, mister Thomas Bach e la sua compagnia di giro si attribuiscono pure un'etichetta da responsabili, gente che non si lascia prendere dal panico e anzi mantiene capacità di agire con discernimento. Una specie di Partito del Buonsenso, come ha sottolineato il tenero Malagò, degno rappresentante nostrano di questo Circolo Globale del Té. E poiché fin lì il comunicato del Cio non era ancora riuscito a essere insultante verso gli atleti, ecco che la lacuna è stata colmata nel passaggio successivo: “Il CIO incoraggia gli atleti affinché continuino a prepararsi per le Olimpiadi di Tokyo 2020 nel modo migliore che possono”.
Un consiglio che suona come uno sberleffo, dato che proprio gli atleti sono stati i primi a insorgere contro l'attendismo del Comitato Olimpico Internazionale. La multiplista britannica Katharina Johnson-Thompson ha chiesto pubblicamente cosa diamine significhi chiedere agli atleti di “allenarsi nel modo migliore che possono” visto l'aumentare dei divieti. Dello stesso tenore il commento della connazionale podista Jess Judd. In queste ore la voce degli atleti si leva non soltanto contro la sottovalutazione del rischio per la loro salute, ma anche per denunciare le condizioni di disparità nella preparazione a seconda di quale sia il grado d'emergenza-Coronavirus nei singoli paesi. Un messaggio sintetizzato molto bene dalla prima pagina odierna del quotidiano AS, che riporta lo stato d'animo diffuso fra gli atleti spagnoli: “Queremos Juegos, pero en igualdad” (“Vogliamo i Giochi, ma in condizioni di parità”).
Come risponde a tutto ciò il Comitato Olimpico Internazionale? Lo fa con una specie di auto-comunicato di auto-legittimazione pubblicato mercoledì 18 marzo. Esso contiene un appoggio alla linea del CIO da parte dei cosiddetti stakeholder. Che in realtà sono i presidenti dei comitati olimpici continentali: Mustapha Berraf in rappresentanza dell'africano ANOCA,Janez Kocjiancic in rappresentanza dell'europeo EOC, Robin Mitchell in rappresentanza dell'ONOC (Oceania), Neven Ilic in rappresentanza del panamericano Panam Sports. Tutti a appoggiare la linea del capo Thomas Bach, che a sua volta spende all'esterno questo sostegno come se si trattasse di una prova d'aver compiuto la scelta giusta. In fondo alla pagina che dà conto dell'appoggio fornito dagli stakeholder” si trova il link della news del 16 marzo. Essa dà conto che la task force del CIO dedicata alla boxe ha deciso di interrompere le gare di qualificazione olimpica iniziate a Londra sabato 14 marzo e programmate per concludersi il 24 marzo, Il motivo di questa decisione d'emergenza, va da sé, è il Covid-19. E il contrasto fra i contenuti delle due news sarebbe grottesco, se non ci si trovasse innanzi a una tragedia di proporzioni globali.
@pippoevai