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    La Juve dei 'puppanti' e la fusione in una squadra unica con il Torino

    La Juve dei 'puppanti' e la fusione in una squadra unica con il Torino

    • Alessandro Bassi
      Alessandro Bassi
    Ricordate la boutade di Raiola di alcuni anni fa? Quando disse che due squadre a Milano erano troppe e che Inter e Milan - “quelle” Inter e Milan – avrebbero dovuto fondersi insieme? Bene, molti anni fa quest'idea “indecente” coinvolse le due squadre di Torino, suscitando diversi malumori sotto la Mole. 
     
     


    LA JUVENTUS DEI “PUPPANTI” - La Juventus degli anni'50 è una società anno dopo anno sempre più evanescente, con la squadra che scivola sempre più in basso in classifica, tanto che nella stagione 1956/57 la Juventus evita la retrocessione alla penultima giornata vincendo con un rocambolesco 4-3 lo scontro diretto con la Triestina. È la Juventus “dei Puppanti”, dal nome dell'allenatore Sandro Puppo caratterizzata dalla nidiata di giovanissimi che dalle giovanili erano stati promossi in prima squadra. Di quella Juventus ne parla Nicola Negro nel suo bel libro La Juventus del Dottore ricordando come molti di quei giovanissimi – Corradi, Garzena, Emoli, Colomo, Stacchini – saranno l'ossatura della futura Juventus vincente di Umberto Agnelli. Ma non nel 1956, che è un anno di grandi difficoltà.

    IL TORINO DEL DOPO SUPERGA - Non che il Torino stia meglio in quel periodo. Il dopo Superga è molto duro. Ferruccio Novo si trova a dover ricostruire da capo una squadra che era entrata nel cuore di ogni sportivo. Porta in prima squadra il settore giovanile, ma il “nuovo” Torino negli anni '50 viaggia in posizioni sempre più anonime nel campionato. Novo abbandona ma i problemi restano, tanto che nel 1958 la nuova presidenza conclude un accordo commerciale con la ditta dolciaria Talmone e cambia la denominazione sociale in Associazione Calcio Talmone Torino, ma non sarà sufficiente ad evitare al Torino la prima retrocessione in serie B.

    LA BOUTADE DI AGNELLI - Insomma, le due squadre di Torino a metà degli anni '50 non si può dire che se la passino molto bene, tutt'altro. E si fa sempre più rumoroso certo chiacchiericcio secondo il quale Gianni Agnelli sarebbe ben disposto all'idea di fondere insieme Juventus e Torino. Soltanto parole in libertà, o provocazione dettata dalla delusione dell'Avvocato? Sicuramente sono parole che non lasciano indifferenti nessuno in città e non solo. Allo stadio vanno in pochi, le difficoltà economiche investono entrambi i club: le spese sono tante e le entrate poche; fa scalpore il minacciato sciopero dei calciatori bianconeri per un mancato pagamento di un premio. Insomma, unire le due società garantirebbe ossigeno alle casse sociali e permetterebbe di essere più competitivi sul campo. Sì, ma gli appassionati cosa ne pensano? Sono disposti a cancellare storia e sentimento? I tifosi granata e bianconeri ci mettono poco a trovarsi d'accordo su un netto e categorico NO all'ipotesi di fusione. Ben presto il dibattito esce dalla cornice cittadina ed arriva a coinvolgere la stampa sportiva nazionale. Leggendo sempre la ricostruzione di Negro, Gianni Agnelli si affretta ad organizzare un confronto con i maggiori giornalisti sportivi – tra gli altri Carlin e Vittorio Pozzo – per chiarire che la sua è stata solo una boutade, tanto è vero che il posto di comando è già stato preso dal fratello Umberto. Insomma, tutti si mobilitano per scongiurare sul nascere quella che potrebbe essere la fine del calcio a Torino. Tra i tanti, tantissimi anche un personaggio che nella storia bianconera ricopre senz'altro un ruolo di primissimo piano. Il “pioniere” juventino Umberto Malvano, tra i fondatori del club, scrive una lettera a nome di tutti gli juventini ad Agnelli. Ne riportiamo qua lo stralcio riprodotto da Nicola Negro:

    (...) Abbiamo letto nella stampa di ieri la chiara smentita che ella ha dato alle voci nuovamente circolanti di una fusione con il Torino. Dio sia lodato! Speriamo che non se ne parli mai più. Per noi, che da anni, tanti anni ci sentiamo orgogliosi dei nostri colori, sarebbe stato come se la Juventus, nostra amorosa madre sportiva, abbandonasse noi, suoi figli di sempre, per sposare uno sconosciuto che non potremmo mai, assolutamente mai, amare neanche in minimissima parte.

    Agnelli spiega dunque che la sua è stata solo una battuta. La fusone è scongiurata. Eppure se ne continua a parlare se è vero come è vero che nella seduta del Consiglio comunale del maggio del 1957 l'Assessore allo sport deve spiegare come si sia trattato soltanto di voci e che nulla di ufficiale gli risulti. Le voci di fusione hanno avuto certo un peso nell'accelerazione del passaggio tra Gianni e Umberto Agnelli a capo della Juventus. Il “Dottore” ha appena 21 anni quando nel settembre del 1955 prende in mano la Juventus e ne muta il destino lavorando sodo per tornare a vincere in Italia, riuscendovi già con la stagione 1957/58 con l'acquisto, nell'estate del 1957, dei due fuoriclasse Sivori e Charles. Discorso diverso invece per il Torino che con la denominazione Talmone Torino conoscerà la prima storica retrocessione in serie B, per poi, tornato dopo un solo anno in serie A, iniziare un lungo percorso di assestamento e consolidamento lungo tutti gli anni'60.

      (Alessandro Bassi è anche su http://storiedifootballperduto.blogspot.it/)

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