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    Juventus, Vlahovic è un caso aperto: i numeri condannano le scelte di Thiago Motta. E non solo...

    Juventus, Vlahovic è un caso aperto: i numeri condannano le scelte di Thiago Motta. E non solo...

    • Andrea Distaso
    Il caso Dusan Vlahovic è aperto più che mai. O forse non si è mai chiuso. La sostituzione a partita in corso nella semifinale di Supercoppa Italiana contro il Milan dell'attaccante serbo, con l'ingresso al suo posto di un giocatore che centravanti non è come Nico Gonzalez, continua a far discutere. E ad essere uno degli argomenti più forti in casa Juventus in merito alla strana gestione della partita di Riyad e alla condotta dalla panchina di Thiago Motta. Che, dopo i primi sei mesi della sua nuova avventura in bianconera, inizia ad essere oggetto delle prime vere critiche e dei primi confronti col suo predecessore Massimiliano Allegri. Un raffronto che diventa inevitabile in assenza di risultati e dopo aver visto sfumare il primo reale obiettivo di questa stagione. Aggiungendo ulteriore carne al fuoco per una situazione, quella legata a Dusan Vlahovic, che si intreccia tra vicende di campo e di calciomercato.

    Vlahovic ha giocato tutt'altro che una buona partita: spesso anticipato da Tomori e Thiaw, incapace di ripulire gran parte dei palloni che sono transitati dalle sue parti e assolutamente improduttivo alla conclusione. Eppure... Ripartiamo dai numeri, che non si sbaglia mai. Nelle 23 partite (considerando tutte le competizioni, quindi pure Champions League e Coppa Italia) nelle quali l'ex Fiorentina è sceso in campo, la Juventus ha ottenuto 11 vittorie, 10 pareggi e appena due sconfitte; con 43 gol all'attivo e 11 subiti. 12 i centri del classe 2000, 6 dei quali determinanti per l'ottenimento del risultato. Con Vlahovic in campo, la media punti è di 1,05 punti a partita – come quella dei gol segnati dalla squadra – mentre nelle tre occasioni nelle quali non è stato utilizzato per infortunio (Aston Villa in Champions, Milan e Lecce in Serie A) la Juventus ha portato a casa tre pareggi, segnando appena una rete. Sfortunate poi le ultime due circostanze nelle quali il numero 9 bianconero è stato tolto dal campo da Thiago Motta: sia contro la Fiorentina in campionato (82°) che contro il Milan in Supercoppa (65°), la Vecchia Signora ha pagato dazio, lasciando per strada due punti contro i viola e facendosi rimontare dai rossoneri e facendosi eliminare. O come era avvenuto in Champions League, in occasione dell'unico ko stagionale contro lo Stoccarda – datato 22 ottobre – quando Vlahovic era stato sostituito al 68°, una ventina di minuti prima che El Bilal Touré firmasse il colpaccio dei tedeschi.

    E' giusto precisare che, in assenza di alternative al titolare del ruolo per una deliberata scelta presa al suo tempo – lasciando andare per 18 milioni di euro Moise Kean, secondo miglior marcatore della Serie A dietro a Retegui e Marcus Thuram e puntando su un calciatore tradizionalmente vittima di infortuni come Milik – dalla direzione sportiva, a Thiago Motta può essere imputata solo la colpa, nella peggiore delle ipotesi, di aver condiviso o non contrastato. Ma poco si aiuta il tecnico italo-brasiliano quando rinuncia per ragioni tattiche all'unico calciatore in grado di incidere con costanza nell'area di rigore avversaria, puntando su profili poco adatti per occupare quella posizione. Come Nico Gonzalez o lo stesso Weah. E ancora meno contribuisce a schiarire una situazione, quella legata alla trattativa per il prolungamento del contratto di Vlahovic in scadenza nel 2026, che si complica di settimana in settimana.

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