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    Il Milan e i parametri zero: la nuova politica è una questione di 'valore'

    Il Milan e i parametri zero: la nuova politica è una questione di 'valore'

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    "Parametro zero", una delle espressioni più caratterizzante dell'ultimo mercato estivo. Da Calhanoglu a Donnarumma, da Wijnaldum a Messi, passando per Aguero, Depay, Alaba e Sergio Ramos, la campagna estiva estiva è stata caratterizzata da diversi spostamenti di giocatori a titolo gratuito, una tendenza che ha riportato l'attenzione sul nodo commissioni da corrispondere ai procuratori. In Italia, tra le big, l'Inter è la squadra che ha sfruttato maggiormente questo meccanismo andando a inserire nella propria rosa Calhanoglu e Cordaz, proseguendo su una linea che negli ultimi anni aveva già portato in nerazzurro Sanchez, Vidal, Godin, De Vrij e Asamoah. C'è poi chi, invece, ha deciso di intraprendere una strada diversa: la Juventus ha abbandonato i parametri zero dopo le ultime esperienze con Rabiot e Ramsey (in precedenza Emre Can è stato ceduto con profitto) e anche il Milan, che ha avviato una nuova politica dall'avvento di Elliott e ha dato un impulso alla stessa con la gestione Maldini-Massara.

    'GENERARE VALORE' -  Basta guardare l'ultimo triennio, già preso in esame per Inter e Juve, per accorgersi della svolta netta: lontani i tempi del trio Reina-Strinic-Halilovic (ultima eredità del duo Fassone-Mirabelli), Ibrahimovic e Mandzukic sono in ordine di tempo gli ultimi due innesti a zero compiuti dal Milan e di fatto gli unici portati a termine dall'attuale dirigenza. Due eccezioni dettate da motivazioni diverse (lo svedese è un'aggiunta tecnica e carismatica a un gruppo giovane, il croato una soluzione d'emergenza per puntellare l'attacco), la linea d'altronde è chiara e parte da un assunto già esplicitato da Ivan Gazidis nel momento in cui prese le redini della società: "Generare valore". Cosa si intende con questo concetto? Arricchire l'azienda di asset futuribili, uno scenario che difficilmente i giocatori a zero possono garantire non tanto dal punto di vista tecnico, quanto più d quello economico: sporadici affari di questo genere che coinvolgano giocatori nel pieno dell'attività (Donnarumma e Rabiot potrebbero rientrare in questa casistica), piuttosto che prendere atleti che si avviano alla fase calante della loro carriera per la società risulta comunque più preferibile andare a investire sul cartellino di giocatori giovani o comunque in una fase di ascesa. Meglio una spesa congrua per il cartellino piuttosto che una esigua a fronte di uno stipendio più elevato, costo fisso più 'ingombrante' dal punto di vista dei conti per l'azienda, lo ha spiegato bene anche il presidente del Pisa, Giuseppe Corrado, raccontando a La Gazzetta dello Sport un aneddoto che riguarda il Milan di Berlusconi: "Queste cose le disse Gazidis quando prese il Milan e i risultati si vedono. Ho sentito Agnelli dire che i parametri zero sono i nemici di una sana gestione: nel 2006 Berlusconi mi chiese consigli e dissi la stessa cosa, era meglio l’investimento di 21 milioni per Gilardino che il parametro zero Cafu, che guadagnava 5 volte di più senza dare valore al club. Rese di più Cafu, ma per il valore del Milan è stato più importante Gilardino". Non a caso, il valore della rosa del Milan negli ultimi due anni è cresciuto non solo dal punto di vista tecnico, aspetto legato ai risultati, quanto più dal punto di vista di valore a bilancio utile sia per i conti che per il brand, passaggio fondamentale nel percorso di riqualificazione economica che Elliott sta portando avanti con successo. Maldini e Massara sono pronti a proseguire su questa strada, per questo se Belotti resta in orbita come potenziale occasione, i fari restano sempre puntati su giovani prospetti in Italia e all'estero (il già bloccato Adli o gli obiettivi Alvarez, Berti e Lucca per fare qualche esempio). Questione di valore, non solo tecnico, da generare: il Milan porta avanti la sua politica.

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