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    Weah: 'Ho parlato con Maldini per portare mio figlio al Milan. Razzismo, Maignan ha fatto bene, più partite a porte chiuse'

    Weah: 'Ho parlato con Maldini per portare mio figlio al Milan. Razzismo, Maignan ha fatto bene, più partite a porte chiuse'

    • Redazione CM
    L'ex attaccante del Milan e uomo politico per la sua Liberia, George Weah, ha concesso un'intervista a Il Giornale in cui ha sia parlato della sua esperienza in rossonero, sia confermato la sua fede calcistica per la Juve e ha anche svelato un retroscena di mercato legato a suo figlio Timothy Weah passato poi la scorsa estate proprio ai bianconeri. Interessante, infine, il suo punto di vista sul caso razzismo che ha visto coinvolto Maignan in Udinese-Milan.

    NOSTALGIA MILAN - "Come potrei non averne? Ho trascorso a Milano 4 anni e mezzo molto intensi, con grandi compagni di squadra e grandi vittorie".

    TIFO JUVE - "Ho amato il Milan e i suoi tifosi. Io resto milanista, ma tifo Juve. Si può?".

    RETROSCENA MERCATO SUL FIGLIO AL MILAN - "Con Maldini ci eravamo parlati prima della Juve per Tim. Sembrava che fosse interessato a prenderlo dal Lille, poi non se ne è fatto nulla".

    MALDINI - "Mi spiace per come è stato trattato, ma non sempre c'è rispetto per la storia e Paolo è stato la storia del Milan. E anche da dirigente credo che abbia fatto buone cose. L'ha vinto lui l'ultimo scudetto, no?".

    RAZZISMO E MAIGNAN - "Penso che Mike, lasciando il campo, abbia fatto la cosa giusta. Quella gente non deve entrare negli stadi. Mike si è sentito umiliato. Purtroppo il razzismo è diffuso ovunque, era così anche ai miei tempi, anche in campo, non solo sulle tribune e nelle curve. È un modo per provocare, vogliono attaccare l'avversario sportivo, ma usando il razzismo ti feriscono, ti umiliano".

    GIUSTO CHIUDERE LO STADIO - "So che hanno chiuso lo stadio di Udine per una partita, paga anche chi non ha colpe, ma penso sia giusto così. Dovrebbero essercene tante partite a porte chiuse, forse la gente capirebbe che i razzisti vanno isolati". 

    LA TESTATA A JORGE COSTA PER RAZZISMO - "A quel tempo capitava spesso che gli avversari mi dicessero negro e mi insultassero per la mia pelle, ma lui aveva esagerato, facendomi il verso della scimmia per tutta la partita, davanti a tutti, i suoi e i miei compagni, anche all'arbitro. Nessuno mi ha tutelato, ho avuto 6 giornate di squalifica, ma rifarei quello che ho fatto, spero che lui se ne sia ricordato quando si è trovato di fronte altri giocatori neri. No, non l'ho mai più incontrato, ma non m'interessa". 

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