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Vivo x Lei, Borioni risponde: la fragilità emotiva della Roma non dipende da Garcia
Premetto dicendo che a mio modesto parere Garcia non è un'allenatore in grado di vincere qualcosa, e sono i numeri a confermarlo: (continua)
Luca Borioni risponde:
Sappiamo già dove vuole arrivare Ics: la fragilità emotiva della Roma. Questo è un argomento non banale. Perché aldilà degli errori di Garcia, emerge sempre più evidente l'aspetto caratteriale, la difficoltà della squadra di reagire dopo le sconfitte, di mandare segnali concreti di ripresa. Ogni volta la stessa storia: una squadra con potenzialità notevoli, puntualmente indicata dalla critica tra le favorite per lo scudetto (e - prima delle batoste - anche in Europa) e puntualmente frenata da strane involuzioni. C'è sempre una crisi dietro l'angolo. Per spiegare questa cronica vulnerabilità non bastano più le spiegazioni consuete, quelle che indicano nelle pressioni della piazza il punto debole della Roma. D'accordo, la città è ammaliante e bellissima, ti cattura e ti conquista. I calciatori, in quel contesto, rischiano di perdere la concentrazione. Inoltre, la tifoseria vive di eccessi e può illudere gli stessi calciatori di essere divinità da osannare e, subito dopo, può condannarli con il pollice verso.
Dipende dai risultati. Ma le abilità tattiche e gestionali dell'allenatore non bastano. Una squadra di vertice si basa su atleti e uomini veri. Fanno pensare le frasi di Burdisso nella recente intervista alla Gazzetta dello Sport. L'ex giallorosso ha parlato di un gruppo di giocatori che non si allenava esattamente con entusiasmo. Una squadra è un blocco unico, una cooperativa che mette insieme diverse capacità per un unico fine. E si basa su alcune colonne. Dentro la Roma ci sono, evidentemente, colonne non abbastanza solide. Ci sono leader che non sono veri esempi. Dopo Totti e De Rossi sarà possibile trovare nuovi punti di riferimento per costruire davvero una Roma matura e protagonista?
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