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Violamania: vicenda Hagi, escono tutti sconfitti. Fiorentina, altro fallimento
Male, malissimo Georghe - autore di una messa in pratica di autorità ma che stona con i canoni e con le moderne relazioni economico-calcistiche - perseguitare di una cieca convinzione: alla fine ha ottenuto ciò che voleva, premendo al massimo e ponendo fiducia nel fatto che il ritorno a titolo definitivo del figlio nella sua società sia questione di ore, al massimo giorni. Nota di biasimo anche per i viola: in mano avevano un gioiello, sia in termini tecnici che di marketing, con un ritorno di immagine sfruttabile ma da cui non ha saputo - né voluto, a questo punto - trarre profitto, impuntandosi solo su una ‘plusvalenza di valorizzazione’, senza guardare oltre, come accaduto in varie circostanze.
E non ci sono vincitori, solamente vinti. O almeno, all’apparenza le due parti pensano ciascuna di essersi accaparrate l’esito migliore. Non è così. Inoltre, la cessione di Hagi rappresenta, in parte, il fallimento della campagna dei giovanissimi attuata in estate dalla Fiorentina: oltre al romeno, sono arrivati anche Lo Faso - la cui formula di acquisto ancora rimane un interrogativo - e Zekhnini, che hanno visto il campo solamente una volta per uno, in prima squadra. A loro è andata bene, visti gli zero minuti di Ianis con i ‘grandi’. Certo, se il tuo entourage spinge in sordina - in realtà, neanche troppo - criticando le scelte dell’allenatore e della società, è logico che poi le occasioni possano sfuggire. Firenze sta per salutare Hagi, senza praticamente mai averlo visto: lui, di contro, potrà ricordarsi ‘solamente’ il centro storico. Forse un vincitore lo abbiamo trovato.