Calciomercato.com

  • AFP/Getty Images
    Violamania: un'estate di troppe parole e pochi colpi

    Violamania: un'estate di troppe parole e pochi colpi

    Alt: prima di ogni isterica polemica, chiariamo il concetto basilare. La Fiorentina - e quindi i Della Valle - ha basato il proprio calciomercato estivo sull'autofinanziamento: le cessioni di Savic, Piccini, Joaquin, Bittante, Camporese, gli addii (o arrivederci) a Vargas, Rosati, Gomez, Pizarro, Aquilani, Beleck, Lazzari, Neto, Matos, Fazzi, Venuti, Capezzi, El Hamdaoui, la chiusura dei prestiti di Rosi, Diamanti, Kurtic, Salah, Gilardino e Richards hanno portato circa 15 milioni nelle casse viola e 20 milioni di risparmio sul monte ingaggio, a fronte degli arrivi di Suarez, Kalinic, Baez, Gilberto, Astori, Blaszczykowski, Sepe e Verdù, pagati, in questa sessione di mercato, circa 12 milioni di euro.


    Ciò che stona realmente è l'abuso di parole dell'estate gigliata: 'Salah mai in Italia', divenuto sarcasticamente quasi trending topic del calciomercato, 'i contratti i Della Valle li fanno rispettare', 'La posizione della Fiorentina su Joaquin è chiara', hanno lasciato campo alla realtà dei fatti, chiaramente differente rispetto a quanto profetizzato. Persino la chiusura del mercato della Fiorentina, ufficiosamente confermata per le 22.00 di ieri, è stata smentita, con il dietrofront imposto a Bagadur dopo che il pianeta gigliato si era reso conto che arrivare fino a gennaio con i soli Astori, Gonzalo, Tomovic e Roncaglia come centrali sarebbe stato irreale.
    Non è una questione di opportunità, ma di ambizione e di parole: se Kalinic dovesse segnare.. se Bernardeschi e Babacar dovessero diventare i crack della stagione.. se Blaszczykowski dovesse tornare il giocatore che a Dortmund hanno ammirato fino a due anni fa.. se Suarez dovesse divenire il nuovo 'muro' della serie A italiana.. e dopo molti altri 'se', allora la Fiorentina potrebbe ambire a ripetere (non migliorare) i risultati dell'era Montella. E cioè l'Europa League.

    I risultati del 2015/2016 viola passeranno in gran parte da Paulo Sousa, che dovrà impugnare la bacchetta magica e trasformare tutti i dubbi in certezze inossidabili. Il tecnico portoghese è stato ascoltato solo in parte e, a proposito di parole, i suoi moniti 'sono più preoccupato per le possibili partenze che per gli arrivi' e la citazione di mourinhana memoria 'si fanno le omelette con le uova che si ha a disposizione' hanno centrato in pieno il bersaglio: le partenze sono arrivate, il caso Joaquin è stato brillantemente portato a termine da Macia, dal Betis e dal giocatore stesso e gli arrivi del decaparecido Verdù e di Baez non sono un menù così invitante per i commensali.

    Il lusitano, comprensibilmente, si aspettava un'estate diversa: la rivoluzione copernicana tanto invocata è arrivata solo in uscita, con una migrazione di giocatori che sono andati - o sono stati mandati - a proseguire la propria carriera altrove. Per l'ex tecnico del Basilea assemblare il puzzle non sarà semplice, perchè la coperta è corta in molti reparti e vincere tutte le scommesse, statisticamente e calcisticamente, è impresa impossibile, anche per uomo navigato come lui.

    Resta l'amaro in bocca per l'ennesima occasione persa per creare, definitivamente, empatia tra la piazza e la proprietà, per francobollare e certificare l'unità di intenti tra una società chiaramente non in grado di comunicare il proprio operato e una tifoseria confusa e smarrita.
    C'è chi ha speso soldi e chi parole: è stata una Fiorentina enigmistica, con tante definizioni rimaste orfane di soluzione. Nessuno accusa la società gigliata di aver mistificato i fatti estivi, ma dall'esonero di Montella in poi la luce si è spenta, lasciando il 'progetto' nel dimenticatoio.
    Dopo un estate così, ed un mercato così (mal spiegato), non restano che le parole: buon lavoro, Paulo Manuel Carvalho Sousa.


    Altre Notizie