Verso l'Albania, dubbio 3-4-3 o 4-2-4: ecco come cambia l'Italia di Ventura
A Coverciano, nella conferenza stampa di lunedì, il CT azzurro ha schivato prontamente la domanda che verteva sul probabile utilizzo del 4-2-4 questo venerdì sera contro l’Albania: "Io sostengo che una Nazionale non può avere un solo modo di giocare, perché se no diventerebbe tutto più scolastico". Qualche istante dopo, pur rimanendo sul vago, ha ristretto il cerchio delle ipotesi: "Noi lavoriamo su due fronti. Almeno due fronti".
Oggi come oggi, se andiamo a ripercorrere il cammino fatto dagli Azzurri a partire dall’amichevole del 1° settembre 2016 contro la Francia (6 partite in tutto), questi “due fronti” sembrano indicare moduli diversi dal 3-5-2 ereditato da Conte, e utilizzato da Ventura nelle sue prime 4 gare da ct (Francia, Israele, Spagna e Macedonia). Proprio le ultime due prestazioni, quella ufficiale disputata a Vaduz contro il Liechtenstein e quella di San Siro contro i tedeschi, che tuttavia risalgono rispettivamente al 12 e al 15 novembre, hanno mostrato le idee principali, gli assi nella manica che l’ex allenatore del Torino si era riservato fino a quel momento: il 4-2-4 e il 3-4-3.
La costante è la coppia di centrocampisti in mezzo al campo. In entrambe le prospettive, l’inserimento graduale di Gagliardini sembra inevitabile. Tra i centrocampisti italiani infatti è quello che stupisce di più per prestanza fisica, resistenza e capacità di coprire le due fasi, requisiti imprescindibili per la sostenibilità di questi schieramenti così offensivi. Lui e Verratti sono certamente il futuro, ma, volendo, anche il prossimo presente.
E’ chiaro però che l’esperienza di De Rossi gioca la sua parte; il giallorosso resta favorito per una maglia da titolare venerdì sera, in coppia con il talento del PSG. Su 6 partite ne ha disputate 4 da titolare, e proprio nel passaggio dal 3-5-2 al 4-2-4 è nata la coesistenza con Verratti (a Vaduz), col quale prima si alternava davanti alla difesa. Il 3-4-3 esibito nell’ultima uscita, invece, contro una squadra di primo livello come la Germania - vedremo più avanti il perché - potrebbe diventare addirittura il modulo di riferimento. Le affinità tra Ventura e Conte continuano, ben al di là del 3-5-2 (l’ex ct, proprio in autunno andava modificando l’impianto di gioco del suo Chelsea, assestandosi appunto sul 3-4-3).
Apparso in corso d’opera in Macedonia per rimediare a quel terribile “quarto d’ora”, il 4-2-4 tipico di Ventura ha debuttato dal primo minuto nel Rheinpark Stadion, in Liechtenstein, nel mese di novembre. Allora tra gli interpreti c’era Bonaventura, posizionato esterno alto, a sinistra. Oggi per quel posto si candida fortemente Insigne, e subito dietro di lui Sansone, mentre i rimanenti tre quarti dell’attacco dovrebbero restare pressoché invariati: Belotti Immobile al centro e Candreva sulla destra. Qui sotto ho riportato l’azione del secondo gol dell’Italia contro il Liechtenstein: Bonaventura completa il movimento esterno/interno servendo il taglio di Belotti sopra la testa del centrale avversario più vicino. Immobile fa da esca, attira a sé il suo marcatore, fingendo di andare incontro. In realtà sta già pensando alla sponda di Belotti.
Se i due attaccanti stanno vicini e leggermente sfalsati, se viene servito quello “giusto” dei due, cioè il più lontano dalla palla, si possono creare combinazioni fatali in due passaggi. Belotti vince il duello aereo, Immobile attacca la porta. Dettaglio a margine: la sovrapposizione di De Sciglio in atto, non premiata da Bonaventura, consente ugualmente all’Italia di impegnare nell’uno contro uno i 4 difensori avversari. Ricordiamo inoltre che l’Albania, contro le big, tende a schierare il 4-5-1, proprio come il Liechtenstein.
Ma la partita della svolta, sia in senso tattico che mentale, per stessa ammissione di Ventura è stata quella con la Macedonia. “Abbiamo cambiato modulo e capito che bisogna sempre essere squadra”, ha dichiarato in un’ intervista recente su Repubblica. Passati incredibilmente in svantaggio, per pareggiare bisognava osare. Così.
Ecco come vanno a coprire l’area i 4 attaccanti di un 4-2-4 che si rispetti. La Macedonia giocava con un 5-3-2, va detto anche questo. Per allargare le maglie della difesa risultarono vincenti gli ingressi in campo di Sansone e Parolo. Il primo, a cui venne richiesta innanzitutto l’ampiezza, il secondo, per la sua capacità di inserimento. Il gol annullato al laziale, precedente a quello decisivo di Immobile, rende bene l’idea di quanto questo modulo sia funzionale agli assedi.
I 4 attaccanti sono tutti schiacciati sul lato forte, così Verratti, intelligentemente, pesca il suo compagno di reparto, alzatosi tra centrale laterale ed esterno avversari. Tre giorni dopo quel finale clamoroso, tuttavia, l’Italia cambiò ancora. Come anticipavo sopra, nell’amichevole del 15 novembre contro la Germania, in via del tutto sperimentale, gli Azzurri sono scesi in campo con il 3-4-3. Come se tra un troppo abbottonato 3-5-2 e un troppo spericolato 4-2-4, la moderazione consistesse nel modulo - comunque ultraoffensivo - adoperato in Italia dai Gasperini, i Pioli e i Sousa, senza parlare del già citato Antonio Conte al Chelsea. E in effetti, contro i tedeschi abbiamo creato tanto e subito poco, cosa davvero notevole, e da non archiviare alla sola voce “esperimenti”. Tutt’altro. E se questa Italia zeppa di giocatori dell’Atalanta e dell’Inter si stesse orientando verso il modulo più ‘cool’ del momento?
Rugani, centrale laterale destro, porta palla e, tra le tre opzioni (Zappacosta, Eder, De Rossi), scarica al centro verso il romano. Guardate il tridente di Ventura come è stretto. Nel frattempo Löw ha già capito tutto e indica col braccio il movimento in profondità di Immobile, che non è ancora partito.
Di prima intenzione De Rossi perfora la difesa teutonica. Naturalmente Immobile conosce l’automatismo e si butta proprio dove aveva previsto Löw.
Lo stessa verticalizzazione potrebbe avvenire anche trenta metri più indietro, quando l’Italia prova a uscire da una pressione in parità numerica. De Rossi stavolta si rivolge a Zappacosta, che però lo ignora, decidendo di innescare una variante. La profondità viene attaccata indirettamente, attraverso la sponda della punta più lontana, che in questo caso è Immobile. Vi ricorda qualcosa? E’ una giocata tipica del 3-5-2 (alla Pellè/Eder, per intenderci) inserita in un contesto 3-4-3.
Cosa cambia? Le due punte sono meno isolate nello scambio, perché il terzo attaccante (Eder) sarà sempre più vicino (e a ridosso) della rispettiva mezzala. Il problema del 3-5-2 spezzato a metà tra le due fasi verrebbe così risolto, mantenendo invariata l’uscita bassa del pallone minacciata dal pressing avversario.