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    Van Bommel: "Leao mi ricorda Robben e Ribery. Il Milan fatica a essere squadra. Allenare a Milano..."

    Van Bommel: "Leao mi ricorda Robben e Ribery. Il Milan fatica a essere squadra. Allenare a Milano..."

    Mark Van Bommel, ex centrocampista di Milan e Olanda, e oggi allenatore anche se rimasto svincolato dopo la fine della sua avventura all'Anversa, ha concesso una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport in cui ha parlato del doppio impegno nelle gare di ritorno dei Playoff di Champions League proprio dei rossoneri e della Juventus rispettivamente contro Feyenoord e il "suo" PSV.

    L'ANDATA COL FEYENOORD - "Condivido in pieno quello che hanno detto Conceiçao e i giocatori a fine partita. È stato un Milan poco intenso, a cui è mancata aggressività. Dispiace perché parliamo di un gruppo molto competitivo, di altissima qualità, che però fatica a esprimersi da squadra. Presi singolarmente i giocatori sono molto, molto forti. Ma se manca la determinazione è come giocare da “6”. Non dico che devi essere sempre da 10, ma almeno da 8. Se non ti esprimi al massimo rendi la vita facile all’avversario e così è successo in Olanda".

    SAN SIRO - "L’atmosfera del Meazza è incredibile, può fare la differenza. La ricordo perfettamente, la Curva canta per tutta la partita. Giocare la seconda gara in casa è sempre un vantaggio, in questo caso a maggior ragione. Il Milan deve sfruttare la chance: andare avanti in Champions è una necessità".

    LEAO - "È un giocatore straordinario. Ha velocità, fisico, credo che nemmeno lui abbia davvero la consapevolezza di quanto sia forte. Deve innanzitutto trovare continuità: la consideri una sfida con se stesso. E poi, come dice l’allenatore, essere di supporto alla fase difensiva. Sapete chi mi ricorda? Robben e Ribery, con cui ho giocato nel Bayern Monaco. All’inizio non erano troppo coinvolti in difesa: quando invece hanno iniziato a dare una mano, quella squadra è diventata imbattibile. Univa la cattiveria agonistica alla loro qualità".

    REIJNDERS - "E' un giocatore molto intelligente. Difende, attacca, si inserisce, segna. È un “team player”, un uomo a tutto campo. Sapevo che sarebbe arrivato al top anche se non era assolutamente facile. Passare dall’Az al Milan è un gran bel salto e lui si è calato subito nella nuova realtà. Anche se credo che proprio la Serie A si adatti perfettamente alle sue caratteristiche".

    IBRAHIMOVIC - "Insieme abbiamo vinto lo scudetto, detto che ha un carattere fortissimo che lo spinge a cercare sempre il successo e questo combacia con il Dna Milan. Il ruolo di oggi è diverso, vero, ma ho visto che nelle ultime due sessioni di mercato, tra l’estate scorsa e gennaio, ha cercato di costruire una squadra che rispecchiasse la sua idea di calcio. Spero e credo ci sia riuscito".

    ALLENARE IN ITALIA - "Per tutti gli allenatori la A è una grande sfida: il livello è molto alto. Anche a me ovviamente piacerebbe mettermi alla prova: cerco un calcio dominante. Milano poi la considero casa: sono arrivato a 34 anni, tardi, ma con i tifosi si è subito creata una grande connessione. So che in estate si è parlato di me come allenatore rossonero ma confesso che nessuno mi ha cercato: non ho avuto alcun contatto con Ibra"

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    Nerazzurro77
    Nerazzurro77

    Mark Van Bommel ha problemi di memoria

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