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    Fiorentina, tutti gli errori di Montella

    Fiorentina, tutti gli errori di Montella

    • Luca Cellini

    Premessa doverosa: se Toni e compagni avessero spedito dentro almeno una delle sette palle gol costruite sullo 0-0 contro il Pescara, e se l'arbitro Romeo e la sua 'squadra' non avessero commesso almeno due errori gravi durante la sfida contro l'Udinese di domenica scorsa, probabilmente oggi in casa Fiorentina non si parlerebbe di 'crisi di risultati', pur essendo reduci da due sconfitte consecutive, ma ancora di una delle più belle realtà della nostra serie A. I primi 180 minuti del 2013 hanno messo in evidenza comunque delle pecche nella gestione tecnica di Vincenzo Montella, che resta in ogni caso uno degli allenatori emergenti più brillanti del massimo campionato italiano.

    1) La gestione della questione portieri. L'alternanza Viviano-Neto è stata inappropriata e si è rivelata un fallimento, visto che l'italiano non ha sentito la fiducia del suo tecnico ed è stato relegato in panchina per quattro partite (con tanto di 'cicchetto' per lo scarso impegno in allenamento), mentre il brasiliano, ormai in partenza per Bologna, ha conquistato la maglia da titolare mostrando però tutti i suoi limiti a Udine. Montella certamente è stato un ottimo attaccante, ma chi in carriera ha difeso i pali sa che non stabilire gerarchie su chi va in porta altera gli equilibri della squadra e dello spogliatoio in generale.

    2) La rigidità nel modulo tattico. Partito in estate con l'idea di attuare il 4-3-3, Montella ha varato dalla prima giornata il 3-5-2, che però adesso, anche in considerazione dell'assenza costante di Pizarro, fra infortuni e squalifiche, si sta dimostrando schema prevedibile e che non dà sbocchi al gioco viola. Migliaccio non può essere l'alternativa al regista cileno, e mai si è pensato a variazioni di uomini, magari con un trequartista e due punte, o tre punte di cui due esterne, nel reparto offensivo.

    <3) L'insistenza con Ljajic e la mancanza di fiducia verso le 'alternative' sugli esterni. Il serbo si sta rivelando un bluff, rapportando i minuti giocati e il rendimento sul campo raramente l'ex Partizan ha conquistato la sufficienza. Le ultime presenze da titolari di Cassani e Llama si perdono nella notte dei tempi.

    4) La gestione pessima del caso Jovetic. Titolare inamovibile, e ci mancherebbe altro, anche quando non è in forma, il numero 8 è stato sì curato male dallo staff medico, come lo stessso Montella ha confessato, ma la colpa è anche di chi non lo ha 'martellato' a dovere. Le prime 20 giornate di Jo-jo sono state deludenti, e la sensazione dei più è che sia poco spronato e motivato, anche dallo staff tecnico viola.

    5) Aziendalismo sì, aziendalismo no. Prima allineato al pensiero societario sul mercato, fatto di investimenti oculati come l’acquisto di Giuseppe Rossi, o di sacrifici tecnici importanti, vedi Nastasic, oggi Montella è spazientatito e chiede l'arrivo di una reale prima punta di peso, e di almeno un esterno e un centrocampista con dei gol nei piedi. 'L'abbondanza non mi dispiacerebbe, ma dipende dalla società' e ‘Larrondo farebbe comodo, come avrebbe fatto comodo se fosse arrivato prima', sono le ultime dichiarazioni del tecnico sul tema.

    6) Vacanze lunghe. Per il mantenimento di una promessa fatta al suo spogliatoio fra il primo e il secondo tempo dell'ultima sfida del 2012 contro il Palermo, la Fiorentina ha usufruito delle ferie natalizie più lunghe, riprendendo gli allenamenti solo il primo di gennaio. Può darsi che ciò dia i suoi frutti al ritorno dei primi caldi, e che servisse di 'staccare' mentalmente e fisicamente dopo i primi tre mesi, ma i piazzamenti Champions League conquistati da Prandelli nascevano proprio negli ultimi giorni dell'anno, quando la squadra veniva portata in ritiro, a lavorare duramente, cosa che poi dava i suoi frutti (ricordiamo gironi di ritorno con numeri da record). Oggi invece la Fiorentina sembra finire la benzina dopo circa 70 minuti di gioco.

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