Tudor, Pirlo, Allegri e la 'sliding door': storia di 4 anni persi dalla Juventus
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Ma il bivio se ci pensate è tutto lì, in quell'estate del 2020 vero 'inizio della fine' in casa bianconera. La dirigenza caccia il fresco campione d'Italia Maurizio Sarri per scegliere Andrea Pirlo. A Torino, sotto-sotto consapevoli del totale salto nel buio, provano a tamponare mettendogli lì un vice che qualche esperienza interessante in fondo l'aveva già fatta: Igor Tudor. Il resto è storia. Una stagione fallimentare, tamponata dal suicidio del Napoli di Gattuso - e da quello dell'Atalanta di Gasperini in finale di Coppa Italia; e poi l'esonero di tutto lo staff tecnico nonostante due trofei (Coppa Italia e Supercppa italiana) e un obiettivo teoricamente centrato come la qualificazione in Champions. Dalle pagine di un quotidiano croato Tudor avrebbe poi detto: "mai più da vice". Avrebbe avuto ragione lui.
L'amore mai sbocciato a Marsiglia non cancella infatti il miracolo di Tudor a Verona, un lavoro da 'allenatore vero'. Per quanto l'inizio paia promettente, con una vittoria sulla Juve e la rigenerazione 'tempo zero' di un elemento come Kamada o delle vitalità in riaggressione della squadra, non si può certo sapere quel che sarà di Tudor sulla panchina della Lazio. Si può, però, guardare al presente della Juventus.
Ed è proprio qui che si palesa la 'sliding door', perché ad alcuni tifosi bianconeri, ne siamo certi, il "chissà cosa sarebbe successo se avessero scelto lui e non Pirlo", per un momento, ieri, sarà passato per la testa. E se per una risposta ci vorrebbe la fantasia di Krzysztof Kieslowski, regista polacco da cui prende spunto la pellicola che ci fa da sfondo, per ciò che effettivamente è stato alla Juventus dalla scelta Pirlo in poi non serve immaginazione. Ma solo togliersi il paraocchi: tempo e denari persi.
'Denari' - tanti - investiti su progetto tecnico che in fondo era già stato cambiato per un motivo; perché nel mondo iperconnesso dove la soglia di attenzione è quella di un reel su TikTok, "vincere è l'unica cosa che conta" a discapito di qualsiasi altra cosa è anacronistico, oltre che miope. Specie se il tuo obiettivo fuori dal campo, da azienda - sì badi, ‘azienda’ e non 'club calcistico' - è imbarcare il tifo del futuro.
'Tempo', perché in questi anni a Torino non si è costruito un bel niente; decidendo di affidarsi al 'passato' - nel senso fisico della persona, ma anche in quello tecnico e delle idee - che ritorna solo per ricordarci quanto in fondo fa anche la protagonista Helen: una storia destinata a rompersi, si romperà in ogni caso. Figuriamoci quelle che, per motivi oggi ancor più evidenti, già si erano rotte. Il futuro di Allegri, insomma, è già scritto. Chissà, invece, se un giorno Tudor ripasserà da Torino.