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  • Tre anni senza Kobe Bryant. La Mamba mentality ha cambiato anche il calcio

    Tre anni senza Kobe Bryant. La Mamba mentality ha cambiato anche il calcio

    • Federico Albrizio
    Sono già passati tre anni da quel maledetto 26 gennaio del 2020 che ha portato via con sé Kobe Bryant e sua figlia Gianna in un tragico incidente in elicottero. Tre anni senza il Mamba, icona dell'NBA e patrimonio di chiunque ami lo sport. Adorato da tanti, detestato da altrettanti. Ma rispettato e riconosciuto da tutti. Campione del basket e non solo, una di quelle figure capaci di trascendere la propria disciplina e diventare fonte d'ispirazione per i campioni di tanti altri sport. Dal tennis alle corse automobilistiche, ma per Kobe al centro di tutto c'era sempre il pallone. Il basket e il calcio, l'amore della vita e l'altra grande passione. Quella che gli aveva dato anche l'Italia, sua patria d'adozione. Le prime partite allo stadio con papà Joe a vedere la Reggiana in Serie B, poi la simpatia per alcuni importanti club europei.



    E poi il Milan, un legame speciale quello tra Bryant e i rossoneri, rinsaldato da quella visita a Milanello. E non è un caso che tra chi porta avanti la legacy di Kobe ci sia proprio il Diavolo. La Mamba mentality, quel mix di passione, ossessione, voglia di competere, resilienza e mancanza di paura fondamentali per l'ex guardia dei Los Angeles Lakers per vincere. E' stata il cardine del pensiero di tanti calciatori nel corso degli anni, a Milanello c'è chi ancora la sente particolarmente come Davide Calabria, grande appassionato di basket e NBA. E Stefano Pioli l'ha usata per caricare la sua squadra nelle battute finali della cavalcata scudetto della scorsa stagione. "The job's not finished", "Il lavoro non è finito" la celeberrima frase esclamata durante le Finals del 2009, sul 2-0 per i Lakers contro gli Orlando Magic. "Ai ragazzi ho fatto vedere quel video" diceva il tecnico rossonero dopo il 2-0 sull'Atalanta, penultimo passo del Milan verso lo scudetto. Vincere, il modo migliore per onorare una leggenda che ancora oggi con i suoi insegnamenti guida lo sport: non è solo il basket a piangere ancora Kobe Bryant.

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