Timossi: Agnelli diventerà premier
Gola Profonda ce l’aveva detto, dieci giorni. Ci aveva tracciato lo scenario fumando un sigaro nell’abitacolo della sua Bmw, a pochi metri dalla sede milanese della Lega Calcio. Gola Profonda ce l’aveva detto e noi l’avevamo scritto nell’amato Charuto del 3 marzo: “Vedrai, ora si aprirà un’altra battaglia e qualcuno cercherà di spazzare via chi doveva vigilare e non lo ha fatto, l’eletta schiera che governa il calcio italiano, dal presidente della Figc Tavecchio al suo grande consigliere Lotito. A muovere battaglia sarà chi ha fatto del calcio un’industria seria, piaccia o non piaccia. Così Juventus e Roma saranno unite, direi alleate”. E almeno in questo caso sarà impossibile non fare il tifo per loro, avevo aggiunto io.
Dieci giorni dopo ed ecco il primo colpo di artiglieria. Andrea Agnelli, presidente della Juventus, carica e spara dalle pagine di Die Zeit. In Germania viene considerato il settimanale più autorevole. Così parlò Agnelli. Primo colpo: “Non sono il capo dell’opposizione perché non esiste un governo. Da noi non succede nulla senza l’assemblea dei presidenti. La stessa Lega è debole, non ha nessuna autorità, né un proprio management. Questo porta a una situazione meno trasparente, come ad esempio nel caso dei diritti tv, e a conflitti d’ interesse. Sicuramente dobbiamo cambiare alcune idee e comportamenti. Con poche eccezioni i presidenti dei club e i principali funzionari hanno 60-70 anni. Ci sono pochi quarantenni. E il caso del Parma è solo la punta dell’iceberg: il fatto che un club possa arrivare fino a questo punto è frutto della cattiva gestione del calcio italiano. Non mi preoccupa quello che l’Italia pensa dell’Italia, mi preoccupa tanto quello che gli altri pensano di noi, con i relativi danni all'immagine dovuta ai vari scandali. Gli stadi vecchi sono una delle cause della crisi del calcio italiano? Ne sono convinto al 100%".
Il secondo colpo è una nuova bordata e conferma un altro dettaglio anticipato dalla nostra Gola Profonda. Cioè l’alleanza strategica tra Juventus e Roma, la squadra che continua a vincere gli scudetti e la sua principale antagonista. Andrea Agnelli, ancora al Die Zeit: "È il compito della nostra generazione non solo lasciare ai nostri figli un altro calcio, migliore e più trasparente, ma anche un altro Paese. Senza dubbio ci sono delle differenze tra me e altri presidenti di club che si occupano del governo della Serie A. E quindi anche le opinioni sono distanti. Secondo me la Serie A in Italia dovrebbe essere gestita come la Premier League in Inghilterra, da persone che portano avanti l’intera Lega come prodotto. Con una strategia per lo sviluppo e l’esportazione del nostro calcio. In James Pallotta, il presidente della Roma, abbiamo trovato un alleato. Investitori stranieri in altri club? Non importa da dove arrivino gli investimenti, ma posso assicurare che la Juve resterà italiana".
Allora ribadisco quando scritto il 3 marzo: non puoi in questo caso non fare il tifo per Juventus e Roma, per Agnelli e Pallotta. Non voglio fare le pulci ai bilanci delle società di Serie A, non ho sufficiente autorevolezza e da quando è esploso il caso Parma mi sono reso conto che sono in buona compagnia. Per essere più chiaro: pochissimi giornali e pochi giornalisti avevano denunciato con tempismo quello che sarebbe accaduto. Un paio di cose però sono chiare. Con ordine: la gestione Tavecchio-Lotito sta consegnando agli almanacchi il primo vero campionato taroccato della storia della Serie A e in questo caso non serviranno inchieste federali per sancire l’”illecito”.
Secondo dato lampante: non serve tagliare in quattro i bilanci per capire quello che è accaduto al Parma. Bastava annusare per sentire puzza di bruciato. Il gioco delle plusvalenze può salvare almeno in apparenza i conti di una società, permettendo quel maquillage che serve solo a rinviare la catastrofe. Ma quella valanga di tesseramenti e trasferimenti, quella “collaborazione” sull’asse Parma-Nova Gorica non potevano e non dovevano passare inosservati. E non può oggi passare inosservata l’assoluta mancanza di credibilità di un certo signore, tal Manenti, che senza un apparente motivo racconta da settimane che comprerà e pure salverà il Parma. Il vero motivo dovranno scoprirlo i magistrati, almeno è quello che spero io. Dei signori del calcio non mi fido più. Il calcio non può essere “sciroppo di rosa caldo” all’intervallo, profumo di olio canforato o presidenti alla Costantino Rozzi. Quel calcio non esiste più e certe nostalgie rischiano di nascondere solo pericolose stramberie. Il calcio è business, società quotate in borsa, alta (o media) finanza. Il calcio moderno è queste cose, l’unica cosa che non cambia è la passione dei tifosi. Per far quattrini servono quattrini e quattrini servono anche per investire e magari per fare debiti che però possono essere garantiti e poi ripianati. Per questo, pensatela come vi pare, ma io (in questo campo) tifo per Juventus e Roma. E sono sicuro che alla fine vincerà Andrea Agnelli. L’uomo ha qualità e ha avuto maestri duri come l’acciaio. La sua battaglia è iniziata, guai a sottovalutarlo. Cambierà il sistema del calcio italiano, ma sarà solo l’inizio di una nuova “rottamazione”. In fondo l’ultimo degli Agnelli lo ha appena detto in faccia ai tedeschi: “È il compito della nostra generazione non solo lasciare ai nostri figli un altro calcio, migliore e più trasparente, ma anche un altro Paese”. Anche questa è politica, anche questo ci aveva anticipato Gola Profonda.
Giampiero Timossi