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Timossi: ecco perché adoro Ferrero
Papaveri, parere, Cavalli Pazzi e Er Viperetta. Elogio a Massimo Ferrero. Non importa per quale squadra facciate il tifo, non importa se siete sampdoriani. Non importa neppure quali siano le reali potenzialità economiche del “gestore di sale cinematografiche” (citazione De Laurentiis), non importa (creditori e dipendenti esclusi, ovvio a loro importa eccome) se nel giorno del suo insediamento alla Samp è stato condannato per il fallimento della sua ex compagnia aerea.
Non importa se qualcuno (per esempio il suo allenatore) crede che vendendo Gabbiadini e sostituendolo con Eto’o si sia “rotto il giocattolo”. Ora può anche essere vero, ma non ci credo e comunque “si è rotto il giocattolo” è una di quelle frasi che non si possono dire, un insulto alla lingua italiana tipo “apericena”. Ora vi dico perché mi piace Massimo Ferrero: perché viene al Festival di Sanremo. Arriva il giovedì, il giorno dei “guastatori”: adesso sono in scaletta pure loro, ai tempi di Pippo Baudo sembrava improvvisate alla Cavallo Pazzo. Per questo mi piace Ferrero e soprattutto credo batta tutti per distacco. Dico la verità: non mi aveva colpito subito, surreale come il teatro di Ionesco o un film di Wes Anderson, sempre sopra le righe e soprattutto corteggiatissimo da troppi (non tutti) intrattenitori, probabilmente gli stessi che lo molleranno appena passerà di moda.
E invece io cambio idea e me ne accorgo all’improvviso, quando intervisto per Il Secolo XIX Er Viperetta e lui mi dice: “Sono felice perché grazie a Edoardo Garrone sono presidente della Sampdoria e visto che sono presidente della Sampdoria mi hanno invitato al Festival di Sanremo. Sì, sono felice, io vado al Festival di Sanremo”. Detto che ognuno sceglie gli obiettivi che preferisce (io ho sempre voluto essere intervistato da Gigi Marzullo a Sottovoce e giuro che non scherzo), Ferrero pensa quello che la maggioranza dei presidenti pensano. Però a differenza degli altri lui dice quello che nessun presidente dice: “Sono felice di essere presidente della Samp”. Gli altri no, per loro è “un sacrificio”, “un dovere perché altrimenti...”e anche quando vincono hanno la faccia tosta di sostenere “questa vittoria ci ripaga solo in parte dei tanti sacrifici fatti”. Ferrero no, lui è felice.
Nell’intervista, che troverete integralmente sul quotidiano per il quale lavoro, lui canta per un’ora. Non avevo mai fatto un’intervista cantata. Stralci: “Voglio una vita spericolata/voglio una vita come quelle dei cinemà”. Stop. Play. “Grazie dei fior/tra tanti li ho riconosciuti/”. Stop. Play.“Se potessi avere/mille lire al mese”. Stop. Play. “Fatti mandare dalla mamma/a prendere il latte/devo dirti qualche cosa/che riguarda noi due”.
Ecco perché da ieri io sto con Er Viperetta. Magari darà un po’ di vivacità al più noioso Festival che abbia mai seguito: con questo fanno tre, inviato a Sanremo. Quando ero bambino mi piacevano tutti. Però allora ero sempre felice, come Massimo Ferrero.
Giampiero Timossi
@GTimossi
Non importa se qualcuno (per esempio il suo allenatore) crede che vendendo Gabbiadini e sostituendolo con Eto’o si sia “rotto il giocattolo”. Ora può anche essere vero, ma non ci credo e comunque “si è rotto il giocattolo” è una di quelle frasi che non si possono dire, un insulto alla lingua italiana tipo “apericena”. Ora vi dico perché mi piace Massimo Ferrero: perché viene al Festival di Sanremo. Arriva il giovedì, il giorno dei “guastatori”: adesso sono in scaletta pure loro, ai tempi di Pippo Baudo sembrava improvvisate alla Cavallo Pazzo. Per questo mi piace Ferrero e soprattutto credo batta tutti per distacco. Dico la verità: non mi aveva colpito subito, surreale come il teatro di Ionesco o un film di Wes Anderson, sempre sopra le righe e soprattutto corteggiatissimo da troppi (non tutti) intrattenitori, probabilmente gli stessi che lo molleranno appena passerà di moda.
E invece io cambio idea e me ne accorgo all’improvviso, quando intervisto per Il Secolo XIX Er Viperetta e lui mi dice: “Sono felice perché grazie a Edoardo Garrone sono presidente della Sampdoria e visto che sono presidente della Sampdoria mi hanno invitato al Festival di Sanremo. Sì, sono felice, io vado al Festival di Sanremo”. Detto che ognuno sceglie gli obiettivi che preferisce (io ho sempre voluto essere intervistato da Gigi Marzullo a Sottovoce e giuro che non scherzo), Ferrero pensa quello che la maggioranza dei presidenti pensano. Però a differenza degli altri lui dice quello che nessun presidente dice: “Sono felice di essere presidente della Samp”. Gli altri no, per loro è “un sacrificio”, “un dovere perché altrimenti...”e anche quando vincono hanno la faccia tosta di sostenere “questa vittoria ci ripaga solo in parte dei tanti sacrifici fatti”. Ferrero no, lui è felice.
Nell’intervista, che troverete integralmente sul quotidiano per il quale lavoro, lui canta per un’ora. Non avevo mai fatto un’intervista cantata. Stralci: “Voglio una vita spericolata/voglio una vita come quelle dei cinemà”. Stop. Play. “Grazie dei fior/tra tanti li ho riconosciuti/”. Stop. Play.“Se potessi avere/mille lire al mese”. Stop. Play. “Fatti mandare dalla mamma/a prendere il latte/devo dirti qualche cosa/che riguarda noi due”.
Ecco perché da ieri io sto con Er Viperetta. Magari darà un po’ di vivacità al più noioso Festival che abbia mai seguito: con questo fanno tre, inviato a Sanremo. Quando ero bambino mi piacevano tutti. Però allora ero sempre felice, come Massimo Ferrero.
Giampiero Timossi
@GTimossi