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    Thuram, il razzismo e la violenza: 'Finché ci saranno politici italiani che lasciano morire i migranti sulle navi...'

    Thuram, il razzismo e la violenza: 'Finché ci saranno politici italiani che lasciano morire i migranti sulle navi...'

    Lilian Thuram, ex difensore di Parma, Juventus e Barcellona, ha una fondazione che si occupa del razzismo e oggi, a la Gazzetta dello Sport, affronta il tema in seguito a quanto successo con Kalidou Koulibaly a San Siro: "In Italia mi sono trovato subito molto bene, amo profondamente il vostro Paese e perciò non mi piace la piega che hanno preso le cose. Nel calcio c’è un aspetto fondamentale: allo stadio è sempre una minoranza a manifestarsi in maniera becera. La maggioranza non segue certi comportamenti, e in gran parte dei casi li disapprova. Però la tendenza è sempre quella di dar risalto ai violenti, anche perché gli altri restano in silenzio. Bisogna che le persone positive si facciano sentire, vanno incitate a prendere posizione altrimenti non resta che il rumore dei violenti e finiamo per credere che ci siano solo loro, che quello sia il pensiero dominante e che non si possa far nulla per fermarlo e combatterlo".

    SUL RUOLO DEL CALCIO - "Se dovrebbe fare di più? Certamente. È troppo timido, in tanti hanno paura a farsi sentire e a impegnarsi. Invece il movimento dovrebbe sfruttare molto di più l’enorme cassa di risonanza e le proprie capacità di comunicazione. Il calcio è in grado di parlare a tantissime persone. E il discorso razzista va bloccato a tutti i costi perché è estremamente pericoloso: sbocca sempre nella violenza, sempre. È un discorso di morte. Perché è un discorso che dice: “Lui non è come noi. Noi siamo migliori. Noi siamo legittimati, lui no”. Ed è facile arrivare a pensare che l’altro possa essere addirittura eliminato. Il calcio non può restare a guardare, a far finta di niente quando il razzismo attecchisce negli stadi". 

    SUI MIGRANTI - "Ascolto i politici italiani dichiarare “bisogna lasciare i migranti sulle navi”: vuol dire che bisogna lasciarli morire. E come possiamo difendere l’idea che si possano lasciar morire delle persone? È di una gravità enorme. E se la si accetta, l’idea che si possano lasciar morire delle persone trasforma chi prende la decisione in assassino. Se si è pronti a far morire delle persone ora considerate lontane poi si sarà pronti a lasciar morire anche persone più vicine. Per questo bisogna essere chiari e non andare in quella direzione. Come si può arrivare a pensare che certe persone siano illegittime in un luogo? Cosa ci può portare a pensare che noi abbiamo dei diritti e altri no? Pensando così ci rinchiudiamo in una gabbia le cui pareti sono nazionalità, pelle e religione. Dobbiamo imparare di nuovo a vedere le altre persone prima di tutto come esseri umani. Perché prima di essere un migrante quella persona è un essere umano, come noi".

    IL MONDO IN CUI VIVIAMO - "Viviamo in un mondo assurdo. È come se fossimo tutti su una sola grande barca che ha una falla enorme a poppa, con quelli che sono a prua che pensano che la falla non li riguardi. È assurdo: dovremmo proteggere la barca, che è il mondo nel quale viviamo, perché siamo tutti legati anche se certe persone pensano che non sia così".

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