Theo Hernandez, il perfetto esempio di come (non) fare il capitano del Milan
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DOPO L'ADDIO DI MALDINI - Giusto una settimana fa l'ultima impennata dell'ottovolante con il 19 rossonero, dopo un inizio di stagione con poca voglia di rincorrere gli avversari, vedere alle voci gol subiti contro Torino e Parma o qualche episodio a Leverkusen: protagonista assoluto della vittoria per 3-0 contro il Lecce a San Siro con un gol e un assist per Morata, il 29esimo centro con il Milan e i complimenti dell'idolo Paolo Maldini, colui che lo ha voluto sotto la Madonnina e ne ha guidato i passi, fino a che ha potuto. Dal momento dell'addio della leggenda al ruolo di dirigente rossonero e a volte tutor, Theo ha iniziato a essere scostante, come le sue prestazioni in campo: da top a flop nel giro di pochi giorni, senza motivi apparenti e senza citare i possibili mal di pancia estivi, stimolati probabilmente anche dalla possibilità di cambiare lido, non appagata e non sempre scartata a priori,.
LA MANCANZA DI LEADERSHIP - In appena sette giorni infatti si è passati dal post celebrativo dedicato proprio a Maldini, "Vittoria e 29 gol con il Milan: felice di eguagliare il mio idolo!! FORZA MILAN", con il commento risposta dell'ex numero 3, "Grande Theo. La piccola differenza è che io ci ho messo 25 anni, a te ne sono bastati 5. Sei speciale", alla partita mediocre del Franchi, con crisi di nervi annessa nel finale. Un saliscendi non più sostenibile: più che l'incostanza nelle prestazioni, ciò che è diventato difficile accettare è la mancanza di leadership e della capacità di essere una guida e un riferimento per i compagni, ad esempio in occasione dei due rigori calciati da chi non doveva, tra cui lui stesso, per un calciatore ormai da 5 anni nel Milan e con la fascia al braccio. Situazione che Theo avrebbe dovuto prendere in mano e non alimentare e lasciar correre con disinteresse, nel pieno solco dei capitani rossoneri di una volta. Purtroppo però spesso gli interessi personali hanno preso il sopravvento su quelli di squadra, nonostante le parole d'amore.
I "COLPI DI TESTA" E L'ATTEGGIAMENTO - Non si tratta infatti del primo "colpo di testa" di stagione: l'ammutinamento dell'Olimpico contro la Lazio, assieme al sodale Rafa Leao, ha preceduto infatti la scelta di ieri di presentarsi sul dischetto, pronto a prendersi il primo dei calci di rigore, poi tirato malissimo, senza alzare mai la testa, e sbagliato, nonostante le indicazioni del tecnico. Il rendimento può anche essere ondivago, come capitato peraltro a quasi tutti i calciatori del Milan in questa stagione: non può più esserlo invece l'atteggiamento, anche perché il suo idolo Paolo Maldini non ha e non avrebbe mai tenuto certi comportamenti, soprattutto a fine gara, quando il francese ha ben pensato di inseguire e ricoprire di insulti l'arbitro Pairetto, che peraltro nella serata ha concesso due rigori al Milan. Rimediando, a frittata ormai compiuta, un rosso senza alcun senso, che penalizzerà ulteriormente la squadra, ancor più della sua prestazione in Toscana. Ieri Theo Hernandez ha mostrato in tutto e per tutto il perfetto esempio di come (non) fare il capitano del Milan.