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Talenti di ferro: Amadeo, il gioco del calcio come una sinfonia di Mozart
Il quarto si chiama Amadeo
Si dice che la vita di ognuno di noi si modelli e si crei già nei primi anni di vita. Le scoperte, i sorrisi e le prime attività che ti prendono la mano e diventano una sorta di droga. Un gioco del quale non si può fare a meno e che ti trascini per tutta l'esistenza, trasformandolo da semplice passione ad attività vera e propria. All'interno di questa cornice va inserita anche la storia di Amadeo, ragazzino prodigio soprattutto in due ambiti, così lontani ma così affini: la musica e il biliardino. Già, Amadeo ha da sempre amato le sinfonie di Mozart (da qui il suo nome...) e il giocare con gli omini piccoli al bar. Ma cos'hanno in comune queste due attività? Prima di tutto, l'uso delle mani. Indispensabile. Secondo: sono due attività che permettono di sfogarti e mettere in campo tutto il tuo coraggio, il tuo ingegno, il tuo talento.
Persona dal carattere tranquillo e solare, ama passare le sue giornate a leggere libri oppure in compagnia dei suoi amici più fidati per giocare a biliardino. Un ragazzo buono, che non ha mai portato a casa una nota da scuola e che si è sempre distinto per gli ottimi voti. Un piccolo genio, che però ha deciso di non trasformare questa sua dote in qualcosa di più grande, per la tristezza soprattutto di suo padre, che vede in lui il novello Mozart dei nostri tempi, capace di conquistare platee in tutto il mondo. Motivo? La sua timidezza, l'essere perennemente insicuro e aver paura di sbagliare. Ma, come il suo omonimo Mozart, quando deve raggiungere un obiettivo mette in campo impegno ed energie che nemmeno lui sa da dove tiri fuori. E il traguardo arriva, raggiunto con caparbietà, lealtà e onestà. Perché in fin dei conti, Amadeo rimane sempre un bravo ragazzo con la testa sulle spalle.