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    Squalifica ridotta ad Agnelli, la Corte Figc: 'Manovre stipendi Juve avvenute in contesto di crisi, impegni finanziari sempre rispettati'

    Squalifica ridotta ad Agnelli, la Corte Figc: 'Manovre stipendi Juve avvenute in contesto di crisi, impegni finanziari sempre rispettati'

    • Redazione CM
    La Corte d'Appello della Figc, a fine agosto, ha annunciato di aver accolto in parte il ricorso presentato da Andrea Agnelli contro la sua inibizione a 16 mesi in merito al procedimento relativo alle cosiddette manovre stipendi, ai rapporti con gli agenti e alle partnership con altri club: la squalifica dell'ex presidente della Juventus è stata ridotta a 10 mesi, contestualmente la sanzione per i fatti contestati è scesa da 60mila a 40mila euro. La stessa Corte ora ha reso note le motivazioni che hanno portato alla riduzione dell'inibizione. L'organo giudicante ha confermato le responsabilità di Agnelli – e dunque la violazione dei principi di lealtà sportiva – per quanto riguarda il suo ruolo in entrambe le cosiddette 'manovre stipendi', una posizione certificata da tutta la documentazione in merito. Tuttavia, sono state riconosciute all'ex numero uno bianconero delle attenuanti in merito alle decisioni assunte durante l'arco di tempo che coincide con le due manovre stipendi.

    LE MOTIVAZIONI - Come si legge nel dispositivo: "In primo luogo, il ricordato contesto storico durante il quale si sono verificati i fatti addebitati: nel 2020, in piena pandemia da Covid-19 e in un periodo di lock down totale e, nel 2021, con la ripresa della pandemia non ai livelli del precedente anno, ma, pur sempre con caratteristiche preoccupanti. Si è quindi venuta a determinare una riduzione drastica dei ricavi, in costanza del mantenimento di costi elevati, che hanno indotto la Lega Calcio serie A e tutte le società sportive ad assumere provvedimenti relativamente alle retribuzioni dei calciatori".

    "Con questo, non vuol certo dirsi che la prima manovra stipendi e la seconda manovra stipendi possano essere giustificate, stanti le conclamate violazioni accertate e confermate con questa decisione, ma solo che esse non sono state adottate in un contesto ordinario per fare fronte ad esigenze di bilancio prevedibili (il che avrebbe potuto addirittura comportare una aggravante), ma in una situazione di crisi sistemica derivante in gran parte dalla emergenza sanitaria in atto".

    La Corte, inoltre, ha rilevato che "per quanto gravi e rilevanti siano state sul piano economico le due manovre, esse non hanno inciso sul piano del rispetto degli impegni finanziari della società, poiché le spese (anche i costi nuovamente generati prima della chiusura del bilancio per effetto degli accordi integrativi) risultano essere state sostenute dalla società in esecuzione degli accordi stipulati con i calciatori e con l’allenatore. Infine, va valutato, sul piano sostanziale, che le violazioni del principio di competenza contabile, […] hanno avuto una durata limitata nel tempo, con conseguente attenuazione di possibili pregiudizi per il mondo esterno".

    "Ed invero, l’aver inserito in bilancio, sia pure tra i fatti successivi al 30 giugno la stipula degli accordi integrativi, pur non essendo una pratica corretta e leale dal punto di vista della formazione e redazione del bilancio, ha comunque messo il terzo nelle condizioni di avere un quadro complessivo della situazione patrimoniale della società al momento della approvazione del bilancio (sebbene, lo si ripete, con costi che andavano per competenza riportati all’esercizio e non al post esercizio)". Da qui la rimodulazione della sanzione, che "appare anche maggiormente equilibrata rispetto a quanto concordato dalle difese con la Procura federale nei patteggiamenti della società e degli altri dirigenti".

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