Getty Images
Speziamania: i perché della retrocessione
La retrocessione dello Spezia, per noi, nasce proprio lì. In un freddo giovedì di metà gennaio. Quella è la svolta in negativo della stagione, alla quale si sarebbero succedute altre svolte, come un mese dopo in campionato ad Empoli quando sul 2-0 e con l’uomo in più, non togli il tuo di ammonito che si fa espellere ristabilendo così la parità numerica e ti fai rimontare al 94’. Parallelamente scorre un’altra svolta, quella di un mercato di gennaio che più che di riparazione si rivelerà inadeguato alla luce poi di una serie innumerevole di infortuni che toglieranno dalla disponibilità di Gotti prima e di Semplici poi valide pedine. Gira tutto male, dai pali contro la Salernitana allo sciagurato pallonetto di Schomurodov a Firenze al 94’, dal ‘regalo’ di Consigli di Verona-Sassuolo alle ‘sviste’ di Chiffi e del Var in Verona-Empoli per chiudere col rigore assegnato al ‘lunghista’ El Shaarawy al 91’ in Roma-Spezia. Pali, mercato, pochezza tecnica e caratteriale (le gare di Genova, Cremona e Lecce gridano vendetta proprio per questa pochezza), in campo ed in panchina, mercato inadeguato, infortuni, ma anche una tifoseria che deve maturare e parecchio come tale: insomma in questa retrocessione c’è tutto l’ABC di una stagione ampiamente alla portata.
Non sarà la retrocessione a farci sparire. Ci siamo rialzati più volte, anche senza il supporto dei bei bigliettoni verdi con l’effige di Washington. Se la famiglia Platek, smaltita la delusione, confermerà un appoggio totale alla loro avventura italiana, tornare nella massima serie sarà assicurato, probabilmente non nell’immediato, ma crediamo che la voglia di rivalsa sia il giusto pungolo per la proprietà, la quale si dovrà affidare a persone di indubbio valore: tecnico ed etico. Il resto verrà da se.