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    Speziamania: Giuda, Marchizza e quella casualità dal cielo

    Speziamania: Giuda, Marchizza e quella casualità dal cielo

    • Gianni Salis
    Ma che rigore è? Se lo sono chiesti e se lo stanno tuttora chiedendo in tanti. Perché Marchizza tocca la palla con il gomito senza nemmeno guardare, anche perché la stessa arriva dal cielo mentre lui esce da uno scontro fortuito col compagno di squadra Ferrer, il tutto in modo causale, totalmente.
    Lo stesso Irrati alla Domenica Sportiva, nel nuovo solco voluto dal capo dell’Aia Trentalange, alla domanda esplicita di Jacopo Volpi non ha potuto far altro che convenire col moviolista ed ex arbitro Saccani il quale ha sgranato gli occhi di fronte alle immagini, acclarando quello che era ed è palese. Parlarne ancora sarebbe come cospargersi il corpo pieno di ferite sanguinanti con l’acqua di mare, per cui la finiamo qui per non essere risucchiati dalla sindrome di Tafazzi. E quindi di che parliamo in questa sorta di editoriale post Lazio-Spezia?
     
    Per parlare di calcio bisognerebbe parlare unicamente del gol di Daniele Verde, uno di quei capolavori per cui anche Leonardo e Michelangelo si sarebbero alzati sugli spalti dell’Olimpico per applaudire. Un gesto come pochi uguali nella storia della pedata, ieri, oggi e domani sulle pagine on line di tutto il globo a magnificarne l’estrema bellezza. Un autentico spot planetario per il quale ci sarebbe da richiedere i diritti d’autore.

    Per parlare di questo sport, strano e coinvolgente, basterebbe evidenziare di come questa squadra di provincia abbia ancora una volta giocato al calcio ergendosi a professoressa emerita universitaria con la sapiente regìa del rettore Vincenzo Italiano.
     
    Per parlare di calcio e sgombrare la mente da quel maledetto rigore, bisognerebbe già proiettarsi a Spezia-Crotone di sabato prossimo. Pitagorici con un piede e mezzo in serie B ma che non avendo nulla da perdere vorranno dimostrare, a maggior ragione contro lo Spezia, che in questa serie A ci sarebbero potuti stare anche loro.
     
    Per parlare di calcio bisognerebbe annotare la casualità che scende sempre dal cielo, proprio come il pallone che sbatte sul gomito di Marchizza, che ne esce dall’incastro (sorridiamo non ci resta altro) dei nomi Giua (l’arbitro) e Guida (Var): Giuda. Toh, ma pensa te, in questi giorni è come un dejavu: buona Pasqua di resurrezione. 
     

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