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    Speziamania: è girato il vento, ora bisogna andare di bolina

    Speziamania: è girato il vento, ora bisogna andare di bolina

    • Gianni Salis
    Un punto in tre gare ma ad essere onesti potevano essere minimo 4 se non addirittura 6. Occhi foderati di prosciutto, anzi di lardo? No. Basta rispolverare il film di ciò che è successo all’esordio a Cagliari (rigore solare e clamoroso negato a Gyasi sul 2-1 per le Aquile) e il gol sulla linea salvato ieri da Nuytinck su tiro di Verde all’85° col match inchiodato sullo 0-0 e che a quel punto sembrava già scolpito nella pietra. Alla fine della giostra la banda di Thiago Motta resta di sale con un pugno di mosche in mano.
    Che sia girato il vento rispetto alla stagione scorsa? Ci sta, con questa ‘estate maledetta’ che sembra non finire mai
    , ma è chiaro che ora Motta in primis e la squadra a ruota imparino e in fretta a veleggiare anche se il vento non soffia di poppa, cosa che peraltro finora non è mai successa: dunque bisogna imparare anche ad andare di bolina, cioè risalire il vento mettendosi quasi di traverso in un certo senso così come hanno fatto Agudelo e Verde appena entrati in campo, o addirittura controvento, insomma fare di necessità virtù e tutti insieme limare ancor più gli errori.
     
    Peccato, veramente, per quel pugno allo stomaco in quella che veniva definita ‘zona Cesarini’ che ha raggelato la festa del Picco; peccato anche per la gente che dopo un anno e mezzo ha potuto ammirare le Aquile in serie A per la prima volta nel proprio stadio. Quel Picco che sicuramente non è lo stadio perfetto, anzi, con una riqualificazione complessiva che ha emesso i primi vagiti e lontana dal concludersi, ma è indubbio che i tifosi ora possono vivere le gare interne dello Spezia in maniera più emozionante e coinvolgente, pur restando quello ‘stadio ignorante’ che per decenni ha cantato le gesta delle bianche casacche.
     
    Jacopo Sala dopo un anno relegato ai margini si è ripreso la scena. L’unico degli 11 in maglia bianca a dover giocare fuori ruolo è andato ampiamente e meritatamente al di là di ogni più rosea previsione. Certo, non ha, e si è visto, i tempi, soprattutto mentali, di chi deve dirigere il traffico, ma l’applicazione da buon soldatino gli ha permesso praticamente di giocare praticamente senza sbavature, al contrario di Bourabia che nella mezz’ora scarsa in cui è stato utilizzato, proprio al posto di Sala, ha lasciato praterie e su una di queste è nato il gol dell’Udinese. Che ci sia una preparazione atletica non uniforme è normale, ma vedere quelle voragini nella zona nevralgica del campo sono inammissibili.
     
    All’orizzonte c’è Venezia. Che non può essere uno spartiacque essendo solo la quarta di andata ma che indubbiamente rappresenta una crocevia importante nella settimana che porta al Picco prima la Juventus e poi il Milan. Finora i venti che hanno soffiato sul Tirreno hanno fatto solo danni: speriamo in quelli lagunari dell’Adriatico.
     

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