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    Speziamania: c'è da serrare i ranghi.

    Speziamania: c'è da serrare i ranghi.

    • Gianni Salis
    I se ed i ma lasciano il tempo che trovano. Tanto più nel calcio contemporaneo dove non esistono più squadre con l’anello al naso, anzi. Tutte, ma proprio tutte, sono perfettamente organizzate a partire dalla categorie inferiori. La differenza oramai la fanno la qualità, quella sempre, abbinata alla fisicità e all’esperienza. Con quindici reti subite in 6 gare, esattamente come Genoa e Salernitana, non si possono dormire sonni tranquilli, ne ora ne mai, se ci si vuole salvare. Ma quello che preoccupa di più è che la quasi totalità delle reti subite sia frutto palese di gigantesche disattenzioni  e non di giocate memorabili dell’avversario.

    Per restare al match col Milan un conto sarebbe stato prendere il gol sulla giocata ‘visionaria’ di Leao stampatasi sul palo, un conto invece come è arrivata la mazzata di Diaz. Per non parlare di quelle del ribaltone Juve con la sfera che girovaga bellamente in area o sull’imbucata centrale contro l’Udinese. Ci sono dei meccanismi, soprattutto mentali, che vanno gioco forza registrati meglio. E non parliamo ovviamente solo del reparto difensivo, perché andando a rivedere ad esempio  il film dell’ultima azione rossonera il tutto nasce da una palla in uscita condotta da Bourabia persa maldestramente nella terra di mezzo esattamente come contro l’Udinese.

    Il compito, non facile di Thiago Motta, è proprio questo, focalizzare meglio il proprio lavoro sulle misure, le distanze tra i giocatori e tra i reparti, sulle scelte nella giocata, tanto più che il tecnico italo-brasiliano deve operare con una squadra giovane, con poca esperienza, leggerina e con una qualità non di primissimo piano, per non parlare del centrocampo dove è obbligato a mettere in campo giocatori spaesati e fuori ruolo. A dirla tutta un compito per nulla semplice.

    Si dirà: “stiamo crescendo”. Vero, ma lo fanno anche gli altri. E’ che questa crescita bisogna farla più in fretta degli altri altrimenti il gap resta identico. Ed ancora: “il nostro campionato inizia da Verona”. Può essere, ma intanto sono passate 6 giornate e non è che l’Hellas, tremendamente rigenerata da Tudor, sia in febbrile attesa da ricevere le Aquile con i guanti bianchi, anzi. Non abbiamo la terapia, quella appartiene al libro dei sogni alimentato dalle risorse finanziare dei Platek e dalla capacità di Pecini, ma è indubbio che da Verona bisogna uscirne indenni per non arrivare al match interno contro la Salernitana in affanno. Castori ed il suo cinismo tattico non hanno bisogno di essere aiutati.
     

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