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    Spalletti ct dell'Italia senza scontro tra Napoli e Figc: è la vittoria di Gravina

    Spalletti ct dell'Italia senza scontro tra Napoli e Figc: è la vittoria di Gravina

    • Giancarlo Padovan
      Giancarlo Padovan
    Se qualcuno avesse avuto ancora un dubbio sulla scelta di Luciano Spalletti come nuovo c.t., è stato spazzato via dalla decisione dell'ex allenatore del Napoli di sollevare la Federcalcio da ogni responsabilità nel probabilissimo contenzioso con Aurelio De Laurentiis. Il problema era e resta  suo, la penale l'ha firmata lui, suo il rischio di dover pagare una cifra consistente (dai due ai tre milioni di euro) per allenare la Nazionale. Basterebbe questo per stabilire quanta sia la voglia, l'orgoglio e il senso del dovere di Spalletti che rischia di tasca sua pur di sedere sulla panchina più importante del calcio italiano. 

    Ma chi è vecchio e ha buona memoria ricorda anche che un'azione del genere Spalletti la fece anche all'Udinese: era sotto contratto con la società dei Pozzo, aveva ricevuto una proposta dalla Roma
    e, ovviamente, voleva andare. Di fronte alla riluttanza della proprietà, gli restava una sola strada: pagare la clausola per liberarsi, cosa che fece attingendo dal suo portafoglio e non da quello del club in cui finì. 
    Insomma, Spalletti piace non solo perché vince (avrebbe potuto vincere di più viste le squadre allenate), ma perché, per allenare, è disposto a metterci del suo anche a livello economico. Non prende, piuttosto dà. E in tutti i sensi. 

    Meglio di così, dunque, la vicenda dell'ingaggio del nuovo ct non poteva concludersi. Se Gravina ha potuto stipulargli un contratto senza andare né a confronto e, meno che mai, allo scontro con De Laurentiis, è proprio per merito di Spalletti che, oltre a non chiedere nulla, sa che le scritture private vanno risolte tra le parti contraenti e non con l’intervento di terzi. 

    Di certo, questa mossa rafforza anche il presidente della Figc, Gabriele Gravina. Nella situazione in cui si è venuta a trovare la Federazione e chi la rappresenta, il rischio di dover rinunciare a Spalletti era tangibile. È vero che Conte, informato fin dalla prima ora, aveva dato la disponibilità a subentrargli, non sentendosi, in nulla, una seconda scelta. Ma il ruolo del ct della Nazionale non può essere giocato ai dadi. Se Gravina si era rivolto a Spalletti è perché credeva in Spalletti, derogare da lui, anche andando su un profilo di alto livello (Conte aveva già allenato gli azzurri) significava, da una parte, mortificare Spalletti, dall'altra ridimensionare Conte, alternativa rabberciata. Di gran nome e prestigio, ma sempre alternativa. 

    Peggio sarebbe accaduto se la Federcalcio si fosse impegnata a pagare la penale, nel caso in cui Spalletti perdesse la causa con De Laurentiis.
    L'istituzione non può pagare per qualcun altro, meno che mai, di fatto, finanziando una società in contenzioso con un suo dipendente. E’ una questione morale, oltre che pratica, e Gravina, nel momento in cui la faccenda è stata risolta da Spalletti, potrà abilmente replicare ai suoi detrattori: in cinque giorni è stata risolta una crisi tecnica improvvisa e inaspettata; la Federcalcio non è entrata in alcun conflitto con il Napoli; sulla panchina azzurra è approdato un tecnico capace, vincente, esperto e motivatissimo. La quadratura del cerchio. 
     

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