
Sogno e incubo, Zemanlandia a Foggia: il parco giochi del pallone, la nascita del 4-3-3 e il "tridente delle meraviglie"
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A cavallo tra gli anni ’80 e ’90 del XX secolo ha guidato il Foggia fino alla Serie A, con una cavalcata incredibile, contribuendo a scolpire nel mito delle provinciali del calcio italiano i Satanelli. Zdenek Zeman, allenatore del Foggia dei miracoli, ha saputo scolpire una pagina indelebile dell'epopea nostrana.
IL TRIONFO DI ZEMANLANDIA - "A volte, nel mondo del pallone, l'immaginazione è in grado di superare la realtà": per questo motivo il calcio è uno degli sport più seguiti del mondo e forse il più bello di tutti, perché la classica parabola del "Davide che batte Golia" si verifica molto più facilmente in questa disciplina sportiva rispetto che nelle altre. Tanti gli esempi, dal Leicester di Ranieri vincitore della Premier League alla Grecia campione d'Europa nel 2004 e al mitico Verona del sindaco Elkjaer. Oggi però vogliamo soffermarci su una fiaba che non ha portato vittorie, ma è stata forse una delle più incredibili dal punto di vista geografico e dal punto di vista del gioco messo in mostra dai suoi interpreti: il trionfo di Zemanlandia.
CASILLO, PAVONE E ZEMAN: L'AMALGAMA PERFETTO - In una città della Puglia, che aveva conosciuto il grande calcio solo sporadicamente, stava per accadere l'inverosimile. Un allenatore di nazionalità ceca, ingaggiato da uno spregiudicato presidente di nome Pasquale Casillo, imprenditore considerato il "re del grano", e coadiuvato dal genio di uno dei più grandi dirigenti sportivi italiani, Peppino Pavone, di lì a poco avrebbe rivoluzionato il modo di vedere il pallone nel Belpaese: il Foggia dei miracoli di Zdenek Zeman era pronto a conquistare le prime pagne sportive di tutta Italia. Nipote dell'ex allenatore della Juve Vycpalek, giunto giovanissimo nel nostro paese, il Boemo è stato uno dei più grandi innovatori del pallone degli ultimi quarant'anni: calcio a zona, pressing, velocità, sfrontatezza, 4-3-3 e voglia di proporre bel gioco per centrare i risultati. Un gruppo di ragazzi semi-sconosciuti pronti a tutto per il loro allenatore, poche parole, tante sigarette e parecchi gradoni completano l'amalgama. Il miracolo sportivo comincia nel 1986, dalla serie C1, e nel giro di cinque anni porta i rossoneri a giocarsi l'accesso diretto in Coppa Uefa: gli inizi non sono per nulla semplici, complici una penalizzazione di cinque punti e un esonero prematuro di Zeman, che verrà richiamato una volta conquistata la serie cadetta, da un pentito Casillo che non si era mai dimenticato di lui.
BAIANO, RAMBAUDI E SIGNORI: IL TRIDENTE DELLE MERAVIGLIE - La squadra è composta da giovani di belle speranze e da un'unica eccezione, un certo Giuseppe Signori, prelevato dal Piacenza per un milardo e mezzo, fino a quel momento abulico sotto rete. La prima parte di stagione è pessima, a Foggia tutti vogliono la testa di Zeman, ma pian piano le idee del Boemo diventano automatiche nel cervello dei suoi giocatori, e i rossoneri cominciano a volare: tantissimi gol realizzati, gioco spumeggiante e azioni da capogiro, l'unico difetto è una difesa un po' troppo ballerina. La prima stagione di B è di assestamento, ma nella seguente arriva la tanto agognata promozione in A, grazie soprattutto al tridente delle meraviglie, composto da Signori (già, quello che segnava poco), Ciccio Baiano, prelevato dal Napoli, e Roberto Rambaudi, preso dal Perugia. Tre nomi che diventeranno leggenda in Capitanata, coadiuvati dal mitico portiere Mancini, dal difensore Padalino e dal centrocampista Manicone. Il campionato finisce in maniera trionfale, con la vittoria del Foggia e Baiano capocannoniere, al pari di Abel Balbo e Casagrande.
UEFA SFIORATA E IL SECONDO MIGLIOR ATTACCO DEL CAMPIONATO - La capacità di corsa, i continui allenamenti e le idee tattiche di Zeman faranno la differenza anche in Serie A: i rossoneri sono privi di un centro sportivo dove allenarsi, ma corrono il triplo rispetto agli avversari, mettendoci un'intensità mai vista fino ad allora. Casillo aggiunge ad una squadra già collaudata tre importanti innesti, tutti provenienti dall'Est Europa: il romeno Petrescu in difesa, i russi Shalimov e Kolyvanov a centrocampo e in attacco. Il debutto in Serie A è da sogno, un pareggio a San Siro contro l'Inter, ma tutto il campionato è da lustrarsi gli occhi: il Foggia non parte mai battuto con nessuno e se la gioca negli stadi più importanti d'Italia, centrando risultati storici, come le vittorie a Firenze e Napoli, i pareggi con Roma e Inter, la sconfitta a San Siro con il Milan di van Basten dovuta solo a due rigori. L'epilogo sensazionale è quello di un incredibile nono posto, ma soprattutto la conquista del secondo miglior attacco del campionato, dietro solo al Milan campione d'Italia. Purtroppo però, come tutte le fiabe, anche quella del Foggia dei miracoli è destinata a finire: l'anno seguente parecchi pezzi pregiati della squadra decidono di partire per inseguire la fortuna nei top club, Zeman sfiora un altro piazzamento europeo grazie agli innesti di Di Biagio, Roy e Cappellini, ma a fine stagione saluta per accasarsi alla Lazio.
ZEMANLANDIA, IL RITORNO - Zemanlandia non è però morta con l'addio del Boemo: anzi, la storia di quel mitico Foggia è entrata nell'immaginario collettivo di tutta Italia, tanto che alla storia di quella squadra sono stati dedicati con il passare del tempo documentari e film. Nel frattempo Casillo e Zeman hanno provato a tornare in Capitanata, senza però trovare le fortune di un tempo, ma il club rossonero aveva pian piano risalito la china, dopo il ripescaggio in D. Negli anni scorsi la squadra di De Zerbi, un visionario come Zeman, ha provato a conquistare la promozione in Serie B tramite i playoff, dopo aver deliziato le platee con uno dei giochi più entusiasmanti d'Italia, imperniato sul bomber Pietro Iemmello e portato avanti da gente come Chiricò, Sarno e Vacca. Non sarà Zemanlandia, ma a Foggia in quel periodo si è tornato a sperare.