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Sogno e incubo, quando il Wolfsburg scrisse la storia: da Dzeko-Grafite a Barzagli, i Lupi campioni di Germania
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Le favole che costellano la storia del calcio sono tante e variegate, ma alcune rimangono più impresse di altre. Uniche, a volte apparentemente irripetibili: sono quelle in grado di lasciare un marchio davvero indelebile nella memoria collettiva. Tra queste c'è sicuramente quella del Wolfsburg 2008/09, un branco di Lupi capace di realizzare un'impresa mai vista prima e che almeno nel futuro prossimo non si rivedrà: la conquista del Meisterschale.
Il Bayer Leverkusen di Xabi Alonso nel 2024 ha rotto il duopolio di Bayern Monaco e Borussia Dortmund in Bundesliga che durava da 15 anni. Dal 2009 appunto, quando un gruppo con il giovane Edin Dzeko e gli italiani Barzagli e Zaccardo sotto la guida di Felix Magath avevano compiuto il loro capolavoro. Ancora oggi ricordato non solo dagli appassionati del pallone tedeschi ma da quelli di tutta Europa.
IL PRELUDIO DELL'IMPRESA - Per capire la portata dell'impresa del Wolfsburg, però, bisogna riavvolgere il nastro. E partire dalla città, giovane per nascita (anni Trenta del Novecento) e ancor di più dal punto di vista calcistico, se si considera che la squadra omonima viene fondata solo nel 1945 e approda per la prima volta in Bundesliga nel 1997. Nella cittadina della Bassa Sassonia, però, ha sede la Volkswagen e proprio la spinta della nota casa automobilistica è il primo motore dello sviluppo. Il 2002 segna un punto di svolta con il passaggio di consegne dello stadio, dal VfL-Stadion alla Vokswagen-Arena, e la società sponsorizzata dalla Volkswagen inizia a spingere in maniera importante. Il secondo punto di svolta arriva nell'estate del 2007, quando dopo una salvezza strappata a malapena i Lupi decidono di affidarsi a uno che la parola "lupo" ce l'ha nel nome: Wolfgang Felix Magath, esonerato pochi mesi prima dal Bayern. Al Wolfsburg fa il manager all'inglese, dirige gli allenamenti ma dice anche la sua sul mercato. E gli effetti si vedono.
IL MERCATO CHE MANCAVA - In quell'estate inizia infatti la rivoluzione e Magath comincia a costruire la spina dorsale del nuovo Wolfsburg scegliendo tre nomi su tutti: dal San Paolo arriva Josué, solido interditore; dal Teplice (squadra ceca) arriva il promettente centravanti bosniaco Edin Dzeko; dal Le Mans arriva l'attaccante 28enne Grafite. La prima annata è subito positiva con un quinto posto che porta la squadra in Coppa UEFA e la coppia di semi-sconosciuti davanti mette insieme 19 gol (11 il brasiliano, 8 il bosniaco). E' solo il prologo della storia. Magath porta avanti la sua rivoluzione e nell'estate del 2008 fa altre scelte forti: via Marcelinho Paraiba, intermittente talento brasiliano, dentro la fantasia bosniaca di Zvjezdan Misimovic; dal Palermo arrivano due italiani per la difesa, Andrea Barzagli e Cristian Zaccardo che solo due anni prima si laureavano Campioni del Mondo con l'Italia; tra i pali arriva il portiere svizzero Diego Benaglio.
L'AVVIO IN SALITA E LO STOICO MAGATH - Inizia così l'annata 2008/09, ma il Wolfsburg non riparte da dove è finito. L'avvio di stagione è tutto in salita e la pesante sconfitta sul campo del Bayern Monaco alla nona giornata (4-2) fa scivolare i Lupi al nono posto, con soli 13 punti. In cima alla classifica c'è un padrone inaspettato, il neopromosso Hoffenheim di Ralf Rangnick trascinato dalla coppia gol Ibisevic-Demba Ba. Alla fine del girone d'andata il Wolfsburg è ancora nono con 26 punti in 17 giornate, a guidare la Bundesliga c'è il Bayern con 35 punti come l'Hoffenheim, Ibisevic è capocannoniere con 18 gol in 17 partite. Un momento da fotografare, considerando poi il finale della storia. I Wölfe faticano ma a guidarli c'è un sergente inflessibile. I risultati alterni non spaventano Magath e soprattutto non cambiano il suo credo: il 4-3-1-2 con cui ha impostato la squadra non si tocca ed è il punto su cui costruire la rincorsa al Meisterschale. La forza di andare avanti con le proprie idee, potrebbe essere uno dei titoli dell'impresa che di lì a poco si concretizzerà.
BAYERN E WERDER: IL SORPASSO E LA FESTA - La partita che apre febbraio, il successo per 2-0 contro il Bochum, segna il grande punto di svolta della stagione: la prima di dieci vittorie consecutive che permettono ai Lupi di scalare la classifica e arrivare al sogno. L'ottava di queste arriva il 4 aprile 2009, una data impressa a fuoco nella memoria dei tifosi del Wolfsburg. Alla Volkswagen-Arena arriva il Bayern, le due squadre sono terze in classifica con 48 punti, uno in meno dell'Hoffenheim capolista. E' la gara più importante della storia del club, i Lupi sbranano letteralmente i bavaresi: 5-1 con la prima rete di Gentner e le doppiette di Dzeko e Grafite (Luca Toni per il momentaneo pareggio degli ospiti), leggendario l'ultimo gol del brasiliano che salta i difensori del Bayern come birilli e insacca di tacco incrociato. E' la vittoria che segna il sorpasso sull'Hoffenheim, è la vittoria che fa gridare al mondo Wolfsburg: "Sì, è l'anno dell'impresa". La squadra di Magath non abbandona più la vetta della classifica e nell'ultimo turno di campionato scrivono la storia. 23 maggio 2009, data ancor più indimenticabile per tutti gli abitanti della città della Bassa Sassonia: i Lupi battono 5-1 il Werder Brema e conquistano il primo - e finora unico - Meisterschale della loro storia. La fine di un'avventura incredibile.
I RECORD - E' la realizzazione di un sogno, la capitalizzazione di un lavoro pazzesco, il culmine di una stagione da record. Il Wolfsburg conquista 69 punti totali in Bundesliga con 80 gol segnati e 17 partite da imbattuti nelle partite casalinghe alla Volkswagen-Arena (16 vittorie e 1 pareggi). Si parla di record e non si può non parlare di quello che l'improbabile asse Sarajevo-San Paolo produce. Dzeko e Grafite, quei due che a fine dicembre mettevano insieme solo 16 gol chiudono rispettivamente a 26 e 28 reti: in tutto fanno 54 gol, il che li rende la coppia più prolifica nella storia della Bundesliga, battendo due mostri sacri come Gerd Muller e Uli Hoeness che nel più forte Bayern di sempre toccarono due volte quota 53 (nel 1972 e nel 1973).
I PROTAGONISTI - Il Cigno di Sarajevo e il brasiliano sono i due uomini copertina del Wolfsburg campione di Germania, ma sono tanti gli eroi della squadra di Magath. Alle loro spalle, ad esempio, Misimovic chiude con 20 assist in tutto il campionato mentre l'altro vertice del diamante di centrocampo, Josué, si impone con costanza diventando una leggenda del club. Benaglio tra i pali, Madlung (alternato a Pekarik e dal jolly Zaccardo) a destra, in mezzo la coppia d'acciaio composta da Barzagli e Ricardo Costa (colpito però da tanti acciacchi e coperto dal gladiatore Simunek), Schäfer a sinistra; Riether e Gentner a centrocampo ai quali aggiungere dalla panchina il fosforo del giapponese Hasebe e i guizzi dell'iraniano Dejagah. Una squadra che resterà imperitura nella memoria dei tifosi dei Lupi e che anche le delusioni degli anni seguenti non possono cancellare. Quella del Wolfsburg di Magath è un'avventura che rischia di restare irripetibile. E anche in questo risiede il suo fascino unico.