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Sogno e incubo, la picchiata dello Schalke: dalla semifinale di Champions al rischio terza serie, perdite per oltre 200 mln
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L'ORGOGLIO DEI VIZEMEISTER
Si è tanto parlato del Neverkusen, ovvero della nomea di eterni secondi del Bayer Leverkusen, ma anche lo Schalke non scherza. La tifoseria dei Konigsblauen (i blu reali) sostiene una squadra che negli anni bui del Nazismo dominava la scena calcistica tedesca, ma che da quando esiste la Bundesliga ha infilato undici piazzamenti tra terzo e secondo posto. E anche nell'unica stagione negli ultimi 40 anni in cui né Bayern Monaco, né Borussia Dortmund hanno occupato le prime due posizioni, la 2006/2007, lo Schalke ha chiuso secondo alle spalle dello Stoccarda. Nel 2018, la Nordkurve di fede Royal Blue ha festeggiato il secondo posto (Vizemeister, vicecampioni) in Bundesliga a -21 dal Bayern di Yupp Heynckess. Meglio di quello, tanto, non si poteva fare. Ma nessuno, alla Veltins-Arena, quel giorno, immaginava che avrebbe avuto inizio un crollo verticale che li avrebbe portati, nel giro di pochissimi anni, sull'orlo del baratro della retrocessione in terza serie e del fallimento.
LA SEMIFINALE DI CHAMPIONS DEL 2011
I tifosi dell'Inter si ricorderanno bene lo Schalke 04 versione 2011 allenato da Ralf Rangnick, quello che eliminò i nerazzurri post Triplete ai quarti di finale di Champions League con un 2-5 a San Siro e un 2-1 in Germania. Fu nella gara di ritorno l'ultimo gol nella massima competizione europea di Raul Gonzalez Blanco, una delle stelle di quella squadra assieme al futuro portiere del Bayern e campione del mondo con la Nazionale, Manuel Neuer. E poi anche Howedes, Farfan, Draxler, Edu. Il cammino di quello Schalke si fermò in semifinale contro il Manchester United, ma fu l'apice di un grande percorso per i Knappen (i Minatori: uno dei loro soprannomi, dato dall'industriosità cittadina nella zona della Ruhr), sostenuti da uno sponsor colossale, sì, ma che avrebbe influito pesantemente sul crollo di cui trattiamo.
GAZPROM E L'INCIDENZA DI COVID E GUERRA
Dal 1° gennaio 2007, lo Schalke aveva legato il proprio nome a quello di Gazprom, colosso russo dell’energia associato ad un altro club emergente, lo Zenit San Pietroburgo, destinato di lì a breve a farsi conoscere in tutta Europa. Con i tedeschi, l’accordo prevedeva una sponsorizzazione da record per la Bundesliga di allora: un massimo di 125 milioni di euro nei primi cinque anni e mezzo di contratto. Questo rapporto, che ha sostenuto lo Schalke negli anni migliori, si è sgretolato tra il 2020 e il 2022. Perdite per il 31% a causa del Coronavirus e delle chiusure ad esso legate (per dare un'idea, il Bayern ha perso solo il 4% in quel periodo), la retrocessione del 2021 e poi la mazzata l'anno successivo: Il 24 febbraio 2022, i carri armati russi invadono l’Ucraina. Il giorno stesso, il club annuncia di aver rimosso lo sponsor Gazprom dalla propria maglia e Matthias Warnig, l’uomo di Gazprom nel board della società, si dimette con effetto immediato. Ai tifosi tedeschi, però, non basta. Il 28 febbraio la partnership tra S04 e Gazprom viene conclusa prematuramente. Nemmeno un anno prima, a marzo 2021, quando la retrocessione in 2. Liga era ormai cosa certa, Schalke e Gazprom si premurarono ad annunciare la prosecuzione del rapporto a prescindere dalla categoria. Il club retrocede e non si rialza, anzi.
200 MILIONI IN MENO IN DUE ANNI
Basta consultare i bilanci dello Schalke nei cinque anni che vanno dal 2018 al 2022 per rendersi conto di quanto grave sia stato il periodo. L'esercizio del 2019, con gli introiti derivanti dall'ultima partecipazione alla Champions League, chiusa perdendo 7-0 all'Etihad contro il Manchester City agli ottavi di finale, si è chiuso con un fatturato di 275 milioni di euro. Un dato ottimo, ma già in perdita rispetto a quello del 2018, il più alto di sempre con 350,4 milioni. Arriva poi la pandemia, e nel 2020 si scende a 174,7 mentre nel 2021, anno della retrocessione in seconda serie, 167 milioni. Ancora peggio nel 2022, con 157, in un trend ormai consolidato nonostante il ritorno in Bundesliga, ma poi alla nuova retrocessione non ha fatto seguito la stessa risalita. In Germania non c'è nessun paracadute per le retrocesse, che quindi possono sempre reagire anche se non riescono a risalire subito, ma la squadra della Ruhr deve preoccuparsi prima di mantenere la categoria.
SULL'ORLO DEL BARATRO
Nella stagione 2023-24 i Knappen rischiano di trovarsi invischiati nella lotta per non retrocedere e riescono a tenersi a galla a livello economico, chiudendo con un interlocutorio decimo posto. Quest'anno, dopo 17 partite, fanno 5 vittorie, 5 pareggi e 7 sconfitte, 13esimo posto su 18 e appena sei punti sul terzultimo che vale lo spareggio per non scendere in Dritte Liga. La parabola dello Schalke sembra ancora in fase discendente, la Gelsenkirchen del pallone soffre e si chiede preoccupata: si potrà mai festeggiare nuovamente un altro titolo di Vizemeister?