I TRASCORSI – È soprattutto quello del 2000 il secondo posto che più brucia ai tifosi del Bayern. La maledizione della Bundesliga sembrava infatti potesse essere scacciata proprio nel primo anno del nuovo millennio. È sabato 20 maggio 2000, ultima giornata di campionato, e il Bayer ha tre punti di vantaggio sul Bayern Monaco. Il calendario è magnanimo e riserva una trasferta in casa dell’Unterhaching, sobborgo proprio della Baviera, neofita nel massimo campionato e già salvo: basta fare un punto ma la squadra del compianto Daum crolla e perde 2-0 con annessa autorete della stella Ballack. Il Bayern fa il suo e non si lascia scappare l’occasione: 3-1 al Werder Brema e titolo per un +7 nella differenza reti. È uno scossone che scrolla alle radici un gruppo che – arriverà quarto un anno dopo – ma è ancora giovane, forte e ha margini di crescita. Quel Bayer Leverkusen è infatti frutto di un grande lavoro di scouting sul mercato dove venivano scovati campioni da sgrezzare in ogni parte del mondo, levigati poi per il calcio tedesco e per quello europeo. La lista è lunga e piena di talenti: il Puma Emerson, Zé Elias, i fratelli Kovac, Zé Roberto, Lucio, Placente, Basturk, Berbatov. Questi solo alcuni dei calciatori fatti arrivare in quegli anni a rinforzare una squadra che poteva contare anche su una granitica base di giocatori tedeschi di assoluto livello come lo stesso Ballack, Neuville, Schneider, Kirsten, Ramelow, Butt e Nowotny. Un processo di crescita simil Atalanta – e il confronto non è casuale – che portò questo club col tempo ad uscire dalla mediocrità per intraprendere la strada dell’élite del proprio calcio nazionale. Furono diverse le versioni apprezzabili del Bayer, nessuna però migliore di quella dell’annata 2001-2002 quando si unirono in un mix esplosivo qualità, ambizioni e delusioni. Nel 2001 arrivò in panchina Klaus Toppmoller dopo buoni trascorsi a Francoforte e a Bochum, da dove si portò Basturk. Con il turco però portò anche un’idea di calcio moderno, offensivo, spregiudicato, divertente e vincente. Nell’annata maledetta, davanti a Butt, la difesa era retta da Nowotny e Lucio, due centrali forti, abili nell’uno contro uno, affidabili e con velleità anche offensive, soprattutto per il brasiliano. Sapevano tenere alta la linea anche se lasciati da soli. In più davanti a loro si ergeva Ramelow mediano vecchio stampo. Terzini di spinta Sebescen – e Zivkovic – e Placente. Davanti a loro partivano dalle fasce ma con licenza di accentrarsi due trequartisti mascherati come Schneider e Zé Roberto che facevano il paio con i veri uomini di inventiva, ossia Ballack e Basturk, liberi di spaziare e creare. A segnare e fare da guastatore ci pensava Neuville, seconda punta col vizio del gol, coadiuvato spesso dagli ingressi dalla panchina del vecchio Kirsten e del giovane Berbatov.