
Sogno e incubo, Maifredi alla Juventus: la rivoluzione mancata, Baggio, la zona, Montezemolo e il paragone con Motta
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In una recente intervista al Corriere dello Sport, Maifredi è sbottato alla domanda di Ivan Zazzaroni sul paragone con Motta: "Da mesi vengo associato addirittura a Motta, ma cosa c’entro io con Motta? Io avevo quattordici giocatori e due stranieri, anziché tre. Nelle prime venti partite eravamo primi o secondi, la situazione precipitò a febbraio, a Genova con la Samp, dove nel primo tempo avevamo giocato un calcio eccezionale. Cosa accadde lo sappiamo. Il buon arbitro Amendolia concesse un rigore da radiazione immediata. Galia anticipò Mancini che cadde in area. Vialli, 1 a 0. Lì mi accorsi che la società contava poco politicamente".
A differenza di Motta, che è stato esonerato a marzo, a Maifredi nel 1990-91 fu concesso di arrivare fino al termine della stagione, conclusa con un 7° posto in campionato, con l'eliminazione nei quarti di Coppa Italia, con l'eliminazione in semifinale di Coppa delle Coppe e con una pesante sconfitta nella finale di Supercoppa italiana.
Ma andiamo per tappe, e riviviamo i momenti cruciali della Juventus di Gigi Maifredi.
IL CALCIO CHAMPAGNE, L'ARRIVO ALLA JUVE E BAGGIO
Bresciano, classe 1947, Maifredi arriva alla Juventus nell'estate del 1990, dopo un percorso straordinario al Bologna: promozione in Serie A al primo anno, salvezza al secondo e qualificazione alla Coppa Uefa al terzo. Il tutto con un calcio corale, divertente e votato all'attacco, e con la difesa a zona. Un calcio champagne, come venne definito all'epoca. Erano, quelli, i tempi del Milan di Arrigo Sacchi e della sua rivoluzione, che in tanti provarono a imitare. Fra questi, la Juventus, che liquidò Dino Zoff nonostante avesse vinto Coppa Uefa e Coppa Italia, per affidarsi a uno degli emuli di Sacchi, uno dei profeti del nuovo calcio. La differenza per Maifredi, ahilui!, è che Sacchi in difesa aveva Tassotti-Galli-Costacurta-Baresi-Maldini, mentre Gigi alla Juve trovò, con tutto il rispetto, Bonetti-Fortunato-Julio Cesar-De Agostini, ai quali aggiunse Luppi e De Marchi, che si portò dietro da Bologna. In attacco, invece, quella Juventus poteva permettersi di sognare, perché a Totò Schillaci (fresco capocannoniere della Notti magiche di Italia 90) e a Pierluigi Casiraghi, la dirigenza bianconera durante il mercato di quell'estate aggiunse la classe di Roberto Baggio e, sulla fascia, i dribbling del tedesco campione del Mondo Thomas Hassler.
PRONTI VIA, NAPOLI-JUVENTUS 5-1!
Il primo impegno stagionale importante della Juventus di Maifredi è la Supercoppa italiana, che si gioca fra la squadra vincitrice dello Scudetto, il Napoli di Diego Maradona, e la squadra vincitrice della Coppa Italia, la Juventus. Si gioca in gara secca nello stadio dei campioni d'Italia allenati da Albertino Bigon, che trionfano, annichilendo i bianconeri con un pesante 5-1, con le reti di Silenzi (doppietta), Careca (doppietta) e Crippa. Il goal della Juve porta la firma di Roberto Baggio. "Tanti si sono attaccati alla Supercoppa, al 5 a 1. Ma in quell’occasione avevo deciso di far giocare la squadra della stagione precedente più il mio Baggino e Hassler - racconta ancora Maifredi al CorSport -. Tacconi prese quattro gol da portiere di terza categoria".
LO SPETTACOLO? SOLO POCHI SHOW
Maifredi ha ragione quando sostiene che la sua Juventus riuscì anche a giocare un calcio spettacolare. Capitò in poche occasioni, ma vanno ricordate. Dopo essersi ripresa dallo shock della Supercoppa, la Juve di Maifredi fa bene nel periodo fra autunno e inizio inverno, giocando in particolare due grandi partite e ottenendo due belle vittorie contro l'Inter di Trapattoni, battuta 4-2 al Delle Alpi con i goal di Roberto Baggio, Casiraghi, Schillaci e De Agostini, e contro la Roma di Ottavio Bianchi, sempre al Delle Alpi: un sonoro 5-0, con le reti di Schillaci (tripletta), Roberto Baggio e autorete di Aldair. Sul finire della stagione, poi, quando ormai il destino di Maifredi è segnato, la Juventus disputa un'altra grande partita, questa volta in Europa, nel ritorno delle semifinali di Coppa delle Coppe con il Barcellona. Dopo aver perso in trasferta all'andata per 3-1, i bianconeri vincono al ritorno per 1-0 (goal di Roberto Baggio), sfiorando in tante occasioni la rete della qualificazione e uscendo fra gli applausi dei tifosi, nonostante l'eliminazione.
LA ZONA E LE RESISTENZE DELLA SQUADRA
Ad un certo punto della stagione, dopo il buon periodo sopra descritto, gli avvenimenti prendono una piega diversa. Squadra e ambiente si ribellano alle idee di Maifredi, l'innesto rivoluzionario nella tradizione sabauda bianconera non attecchisce. "In delegazione i calciatori mi chiesero di cambiare, di passare dalla zona alla difesa a uomo - racconta ancora Maifredi -. Perdemmo il derby 2 a 1 con errori difensivi assurdi, il libero lo fece Fortunato che era abituato al ruolo". Da lì è un precipizio verso la fine dell'avventura. In particolare, nell'ambito della stagione, sono due le sconfitte che chiariscono il confine fra il sogno e l'incubo, spostando la lancetta con decisione dalla parte dell'incubo: le due partite contro il Milan, la squadra che Maifredi era stato chiamato a imitare. I rossoneri battono i bianconeri 2-0 a Milano (Ancelotti e Gullit in goal) e 3-0 a Torino (reti di Simone, Maldini ed Evani), in due partite senza storia.
DALLA RIVOLUZIONE ALLA RESTAURAZIONE: IL RAPPORTO CON MONTEZEMOLO
La rivoluzione di Maifredi quindi finisce, a vari livelli: non solo in campo, ma anche in società. L'arrivo di Maifredi a Torino infatti era stato uno dei tasselli di una rivoluzione che aveva coinvolto anche la società, ai piani più alti. L'Avvocato Agnelli aveva deciso di dare una svolta, congedando Giampiero Boniperti e affidando la Juventus a Luca Cordero Di Montezemolo, che divenne Vicepresidente esecutivo, con potere decisionale, con Vittorio Chiusano nel ruolo di Presidente. Fu proprio Montezemolo a scegliere Maifredi, e insieme i due terminarono la loro breve avventura alla Juventus. "Personaggio straordinario, Montezemolo, ma era troppo impegnato a fare altro. Lo vedevo la domenica alla partita", ricorda Maifredi. Nell'estate del 1991, Agnelli richiamò sia Boniperti che Giovanni Trapattoni. La restaurazione era compiuta.