
Sogno e incubo, il Malaga illuso dallo sceicco: solo un fuorigioco tra la semifinale di Champions e la 3ª serie
- 1
Uno di quei casi in cui siamo talmente in difficoltà nell'incasellare i pezzi di questa rubrica, com'è stato nel caso dello Schalke 04: questa volta l'arco di tempo per passare dal sogno all'incubo è ancora più ampio, perché ci concentriamo sul Malaga, la squadra andalusa che all'inizio degli anni Dieci del Nuovo Millennio ha abbagliato l'Europa, sfiorando le semifinali di Champions League nel 2013 per poi ripiombare nell'anonimato. Vogliamo andare a rivivere quelle annate, per capire cosa ha portato tanto ad un'ascesa repentina, quanto ad un crollo verticale seppur più dilatato nel tempo.
LA GRANDE ILLUSIONE
"Diventeremo come il Manchester City e il Paris Saint-Germain!"... Così si poteva tradurre l'euforia dei tifosi del Malaga nel 2010, quando la famiglia Al Thani ne perfezionò l'acquisizione. Lo sceicco qatariota Abdullah Al Thani, membro del Consiglio d’Amministrazione della Doha Bank, sborsò circa 36 milioni di €: “Il mio obiettivo è far diventare il Malaga uno dei club più importanti di Spagna e d’Europa”. Perché il Malaga, un club che nel palmarès vantava una misera Coppa Intertoto vinta nel 2002? Faceva tutto parte del progetto qatariota che ha realmente portato i Mondiali 2022 ad essere disputati in Medio Oriente. Di più: il Malaga era tecnicamente l'unico dei due club direttamente in mano agli Al Thani, visto che Nasser Al Khelaifi, numero uno del PSG, non fa parte della dinastia regnante. Solo che le cose, per i Boquerones (le acciughe) non sono andate come nei sogni biancazzurri.
LA RAPIDA ASCESA
La stagione 2010/2011 parte con i migliori propositi, ma non c'è molta pazienza visti gli investimenti per circa 20 milioni di euro (tra gli acquisti Eliseu e Rondon) per mettere a disposizione del portoghese Jesualdo Ferreira una rosa all'altezza delle ambizioni. Dopo nove giornate, nonostante il gioco fosse apprezzabile, i risultati spinsero Al Thani a cambiare affidando le redini a Manuel Pellegrini, "l'ingegnere" che poi avrebbe portato il Manchester City all'affermazione in Premier League. Per arrivare in fretta alla salvezza e rilanciare nella stagione successiva, in inverno arrivano Júlio Baptista dalla Roma, Sergio Asenjo in prestito dall'Atlético Madrid, l'attuale tecnico del Chelsea Enzo Maresca da poco svincolatosi dall'Olympiacos, e Martín Demichelis dal Bayern Monaco. In estate è una parata di stelle per la stagione successiva, la 2011/12: van Nistelrooij e Mathijsen dall'Amburgo, Diego Buonanotte dal River Plate, Monreal dall'Osasuna, Toulalan dall'Olympique Lione, Sánchez dal Siviglia, Santi Cazorla dal Villareal. Dal Valencia quello che si presentava come il colpo stellare, Joaquin, e quello che si sarebbe rivelato il migliore di tutti, un ancora semisconosciuto Isco. Per tacere del portiere Kameni arrivato nel gennaio seguente.
UNA FORMAZIONE DA CHAMPIONS
Questi i giocatori più impiegati nel 2011/12, stagione chiusa al quarto posto dietro a Real Madrid, Barcellona e Valencia. La prima, storica qualificazione in Champions League per le acciughe, con La Rosaleda in festa.
MALAGA (4-2-3-1): Kameni (Martinez); Jesus Gamez, Demichelis, Weligton (Mathijsen), Eliseu (Monreal); Camacho (Duda), Toulalan (Maresca); Joaquin (Fernandez), Isco, Cazorla (J. Baptista); Rondon (van Nistelrooij)
IL SOGNO INFRANTO
Pur dovendo affrontare la coppa più ambita a livello europeo, Al Thani decide tirare un po' la cinghia per motivazioni che vedremo in seguito, ma puntella la rosa con El Conejo Saviola dal Benfica, Vitorino Antunes dal Paços de Ferreira, Oguchi Onyewu dal Manchester City e Roque Santa Cruz dallo Sporting Club di Lisbona, separandosi da Rondon, Van Nistelrooij, Mathijsen, Maresca, Monreal e Cazorla.
Il campionato ovviamente risente dell'impegno europeo, e viene chiuso al sesto posto, ma anche su questo torneremo dopo. I preliminari di Champions vengono superati eliminando i greci del Panathinaikos (2-0 all'andata con gol di Demichelis ed Eliseu, 0-0 al ritorno). Nel girone C gli andalusi pescano Zenit San Pietroburgo, Anderlecht e Milan... e vanno oltre ogni più rosea aspettativa! 3-0 ai russi, 3-0 ai belgi, Joaquin firma uno storico 1-0 ai rossoneri a La Rosaleda, poi arriva un pareggio per 1-1 a San Siro con gol di Eliseu e altri due punti nelle restanti due sfide. Da primi del raggruppamento con 12 punti, gli uomini di Pellegrini pescano il Porto agli ottavi: sconfitti 1-0 al Do Dragao, riescono a vincere 2-0 in casa (Isco e Santa Cruz) e accedono tra le migliori otto del torneo. Avversario: il Borussia Dortmund di Jurgen Klopp.
Se si fanno due conti, si riesce a ricordare che quel BVB fu finalista sconfitto dal Bayern Monaco quell'anno: l'epilogo di questa storia è già noto, ma è il come venne fuori l'eliminazione che è assurdo al giorno d'oggi: 0-0 a Malaga il 3 aprile, mentre il 9 aprile Joaquin firma il vantaggio e Lewandowski pareggia. All'82' Eliseu, l'ex Lazio che quell'anno raggiunse l'apice della carriera, riporta avanti i suoi, che al 90' vedono una clamorosa semifinale di Champions League contro il Real Madrid. Invece, nel giro di due minuti, segnano Reus al 91' e Felipe Santana al 93'. E' finita, e ciò che è peggio è che il goal decisivo è viziato da un fuorigioco netto non ravvisato dalla squadra arbitrale. Il Var sarebbe arrivato solo tre anni dopo...
TUTTO A ROTOLI
Una stagione del genere, tuttavia, avrebbe dato modo di ricercare una continuità attraverso il sesto posto in campionato e la qualificazione in Europa League e l'onda lunga del grande cammino portato avanti. Al Thani, invece, si era stufato: già il suo progetto di costruire una cittadella dello sport e un nuovo stadio, con la riqualificazione dell'intera area del porto, si era scontrato e incagliato sulle lungaggini della burocrazia europea già nella stagione del quarto posto; l'eliminazione contro il Borussia Dortmund lo aveva fatto infuriare al punto di chiedere di rigiocare la partita, nonostante anche il goal di Eliseu, ad esser sinceri, fosse in leggero fuorigioco.
Per tutta risposta, la UEFA calò la scure del Fair Play Finanziario, escludendo il Malaga (che ben poco si era curato delle norme vigenti) dall'Europa League conquistata sul campo. E fu l'inizio della fine.
IL LENTO DECLINO
Al Thani non ha venduto, come si poteva pensare, ma ha comunque prosciugato tutte le risorse del club, oggi sotto amministrazione controllata. Quello del Malaga è stato un lento declino, pur con qualche guizzo di scouting come Fornals ed En-Nesyri. Nel 2018, dopo 10 anni di permanenza in Liga, è arrivata la retrocessione in Segunda Division. La pandemia ha fatto il resto nel 2020: giocatori sottoposti alla prospettiva del taglio degli stipendi dell'80%, milioni su milioni prelevati dai conti della società e mai restituiti. Nel 2023, le acciughe sono arrivate 20esime su 22 e sono state quindi retrocesse in terza serie, fuori dai professionisti, a dieci anni dalla semifinale di Champions sfiorata. Oggi il Malaga è tornato in quella che è la Serie B spagnola e cerca di rivivere i fasti di un tempo, ma la squadra di Isco, Joaquin ed Eliseu non è che un ricordo. Un sogno, per pochi mesi, ma anche e soprattutto un incubo ormai lungo più di un decennio. Con uno spiraglio rappresentato dalla vera proprietà dal PSG, QSI, che vorrebbe riallacciare un filo srotolato anni e anni fa...