
Sogno e incubo, l'Udinese di Poggi, Bierhoff e Amoroso: il capolavoro di Zaccheroni nel 1997/98
Prima dell'era Di Natale, prima delle Champions League solo sfiorate, c'era un'altra Udinese che faceva sognare gli appassionati di calcio: quella della seconda metà degli anni Novanta, quella di Alberto Zaccheroni. Culminata in un capolavoro: la stagione 1997-98. Il tridente delle meraviglie Poggi-Bierhoff-Amoroso, Walem, Helveg, Bertotto e Turci: una squadra diventata leggenda in un Serie A dai livelli stellari e con tanti giocatori che da lì fecero il grande salto di qualità nella loro carriera. Una storia che ancora si tramanda in Friuli e che ancora fa sussultare il cuore degli appassionati della Serie A di fine millennio.
PRIMA DI NATALE, SANCHEZ E SPALLETTI - Negli occhi di chi segue il pallone italiano ci sono tante immagini iconiche del club friulano, perché se è vero che nell'ultima decade ha stabilmente lottato per garantirsi una salvezza più o meno tranquilla, ancora fino ai primi anni 2010 battagliava con le big della Serie A per le posizioni più nobili della carriera. Basti pensare al quarto posto con la coppia da favola Sanchez-Di Natale nel 2010/11, al terzo posto del 2011/12 al rigore del 'Mago' Maicosuel all'inizio dell'annata successiva contro il Braga, quel folle cucchiaio contro il Braga ai playoff che ha mandato in frantumi il sogno di accedere ai gironi di Champions League. Prima ancora all'Udinese di Luciano Spalletti che nella metà degli anni Duemila vinceva, convinceva e brillava con Di Natale, Iaquinta, Muntari e tanti altri. Ma la favola Udinese è iniziata un decennio prima.
MAI PIU' IN SERIE B DAL 1995 - Il momento che ha svoltato la storia dell'Udinese è arrivato tanti anni prima, quando a metà degli anni '90 per la prima volta i friulani hanno cominciato a imporsi come una grande del calcio italiano, pur non venendo inserita nella stretta cerchia delle Sette Sorelle (Milan, Inter, Juventus, Lazio, Roma, Parma e Fiorentina). Dal 1994/95 in poi, anno della promozione, la società guidata dalla famiglia Pozzo non è mai tornata in Serie B. E con l'arrivo di Zaccheroni ha conosciuto vette anche più alte: l'Europa, più precisamente la Coppa Uefa.
L'ARRIVO DI ZACCHERONI E IL 4-3-3 - Proprio l'arrivo del tecnico di Meldola segna il punto di svolta. Nel 1995 l'Udinese decide di puntare forte su Zaccheroni, che non aveva mai avuto esperienze in Serie A e arrivava dall'annata di Cosenza. Chiude il primo anno all'11° posto (pari punti con Cagliari e Napoli), mentre la stagione seguente arriva 5°. Proprio nel 1996/97, però, Zaccheroni trova la svolta tattica: il 3-4-3. L'Epifania arriva al Delle Alpi, nella 27esima giornata di campionato: dopo l'espulsione di Genaux, l'allenatore romagnolo punta su un 3-4-2 e vince la partita 3-0 contro la Juventus campione del mondo e che si sarebbe poi laureata campione d'Italia, con i goal di Amoroso (2) e Bierhoff e i due rigori falliti dai bianconeri (Vieri sulla traversa, Zidane parato da Turci). La giornata successiva i friulani vincono anche sul campo del Parma e pareggiano in casa con il Milan: la veste tattica giusta è stata trovata.
1997/98: AVVIO IN SALITA - Inevitabile che quindi Zaccheroni arrivi all'inizio del '97/'98 con il 3-4-3 come certezza e fondamento per proseguire la costruzione della squadra. Dal mercato arrivano l'esperto centrocampista belga Johan Walem, torna Francesco Statuto, torna dal prestito Jonathan Bachini e approdano in Friuli giovani promettenti come Stephen Appiah e Martin Jorgensen. La formazione tipo è presto fatta: Turci tra i pali; Pierini, Calori e Bertotto in difesa, Giannichedda e Walem in mezzo al campo; Helveg e Bachini sulle fasce; Poggi, Bierhoff e Amoroso a inventare e segnare davanti. Una squadra votata all'attacco, spettacolare, che concede parecchie reti ma spesso e volentieri è capace di segnarne anche di più. Nonostante le buone premesse, la stagione parte con la sconfitta per 3-2 contro la Fiorentina di Batistuta. Da lì le due vittorie consecutive a Lecce e in casa contro il Milan, a cui Bierhoff realizza i suoi primi due goal in campionato. Arrivano poi il pesante ko di Parma (4-0) e quello di Torino contro la Juventus (4-1), intervallati dai quattro punti contro Sampdoria ed Empoli.
LA CAVALCATA - Lì finiscono le difficoltà dei friulani, che ingranano al quinta e non perdono più nel girone d'andata (dall'(8a giornata alla 17esima): 7 vittorie, tra cui i due successi dell'Olimpico contro Lazio e Roma e quello interno contro l'Inter di Ronaldo) e 3 pareggi, che consentono all'Udinese di arrivare al giro di boa da terza in classifica a -3 dall'Inter e a -4 dalla Juventus. Nel girone di ritorno la squadra di Zaccheroni si assesta dietro, con Luigi Turci che riuscirà poi a portare a casa 6 clean sheet, e l'attacco segna a raffica: 6-0 al Lecce e 3-0 alla Sampdoria per citarne alcuni con il giovane Martin Jorgensen che trova i suoi primi gol e inizia a trovare sempre più spazio complice anche il grave infortunio di Marcio Amoroso. Una perdita pesante e che fa calare la produzione offensiva consentendo però di trovare più equilibrio dietro.
IL FINALE DI STAGIONE - Un lieve calo tra marzo e aprile fa scivolare i bianconeri al quinto posto, ma la squadra di Zaccheroni reagisce e con un ultimo mese spettacolare conquista il terzo posto. Quattro vittorie su quattro: il 4-2 alla Roma, il 3-1 di Napoli, l'1-0 all'Atalanta e ultima la vittoria per 3-1 a Vicenza. Il campionato si chiude con 64 punti, dietro solo a Juventus e Inter: il miglior piazzamento nella storia del club friulano, se si esclude il secondo posto del 1994/95 culminato però con la retrocessione in Serie B per illecito sportivo. Un risultato che sarà poi eguagliato solo dall'Udinese di Francesco Guidolin nel 2011/12 e che, grazie agli stessi punti ma al cambiamento delle regole sui posti disponibili, varrà la qualificazione ai playoff di Champions League.
OLIVER BIERHOFF TRASCINATORE - Il 1997/98 è il capolavoro di Alberto Zaccheroni, da lì la sua carriera è decollata per portarlo sulle panchine di Milan, Lazio, Inter, Torino, Juventus e Giappone. Il volto dell'impresa però è inevitabilmente Oliver Bierhoff. Capocannoniere della Serie A con 27 reti (31 contando tutte le competizioni), poco meno della metà dei 62 realizzati da tutta la squadra nel torneo. Il gigante di Karlsruhe aveva già dimostrato di essere un top player assoluto, dai tempi di Ascoli al golden goal realizzato nella finale dell'Europeo 1996, ma a Udine è arrivata la definitiva consacrazione nel gotha del calcio italiano. "Zero gravità", il suo colpo di testa è tuttora considerato uno dei migliori nella storia del pallone. E quel rapporto forte con Zaccheroni che lo ha portato, l'anno successivo, a seguirlo nella sua avventura al Milan dove è stato subito protagonista per la conquista dello Scudetto rossonero. Accanto al tedesco però tanti volti iconici: Marcio Amoroso, pur frenato da un infortunio, e Paolo Poggi che con lui hanno composto un tridente da sogno; ma oltre ai titolari già citati precedentemente altri che hanno avuto grande spazio e impatto come Martin Jorgensen, Tomas Locatelli, Stephen Appiah, Massimiliano Cappioli, Francesco Statuto... Una squadra iconica.