Sicilia, terra di Calcio - L'atto di fede del Trapani: due progetti paralleli nel segno di Maradona
“Nessun limite, solo orizzonti”.
Questa frase, dedicata dall’attuale allenatore della Fiorentina Vincenzo italiano e il suo staff ai giocatori del Trapani, ha rappresentato il mantra granata nella stagione 2018-19, cominciata con l’obiettivo salvezza e terminata con la promozione in Serie B passando dai playoff. Quella successivo sarebbe stato l’ultimo dei soli 5 campionati cadetti nella storia più che secolare del Trapani Calcio, cominciata nel 1905. Negli spogliatoi dello stadio Polisportivo Provinciale di Erice, poco fuori città, stava prendendo forma una storia affascinante, ma la pandemia ha spezzato ogni sorta di continuità dopo il passaggio di Italiano allo Spezia, e nell’autunno del 2020, dopo una retrocessione dolorosa, il Trapani è stato escluso dalla Serie C perché non in grado di adempiere ai protocolli sanitari in vigore. Il fallimento è stato inevitabile. Dopo una precedente rifondazione operata nel 2010, la società è stata nuovamente ricostituita con il nome di Football Club Trapani 1905 srl, per dare un senso di appartenenza e continuità con l’originale, anche se l’organigramma è tutto nuovo, con il presidente Valerio Antonini in testa.
“Io volevo comprare una squadra di calcio. Avevo manifestato interesse per la Sambenedettese, ma quando mi sono reso conto che stavo perdendo tempo si è manifestata l'opportunità di Trapani. Ci dovevo andare spesso, mia moglie era rimasta incinta del mio secondo figlio, e allora ho deciso di intraprendere questa via”, racconta Antonini a Calciomercato.com. “Però ho trovato il disastro più totale. Squadre allo sbando e società fallite. Quindi aumenti di capitale, ristrutturazione societaria, rebranding con un marchio univoco e scelta di nuovi dirigenti, oltre ovviamente alla ristrutturazione degli impianti su cui vigono tuttora delle concessioni. Oggi questi impianti sono un vanto per la città”. Impianti, non impianto, perché il presidente è alla guida non solo della squadra di calcio, ma anche di quella di basket, rinominata Trapani Shark: si tratta dell’unica realtà in Italia che gestisce due squadre con due impianti in concessione trentennale.
Il presidente Valerio Antonini
Quando si tocca il cielo con un dito, cadere fa ancora più male: chissà che storia avremmo vissuto, se nel 2015-16 il Trapani di Sodinha, Petkovic, Citro, Rizzato e Ciaramitaro, allenato da Serse Cosmi, avesse vinto la finale promozione contro il Pescara e fosse salito per la prima volta in Serie A. Invece, la ricerca della leggenda prosegue oggi ripartendo dalla Serie D, in un lungo viaggio che ricorda quello della dea Cerere, protettrice della terra e della fertilità, alla ricerca della figlia Proserpina rapita dal signore degli Inferi Plutone. La falce di Cerere (identificata anche con la dea greca Demetra) le cade in mare mentre è in volo, e dalle acque emerge una lingua di terra sulla quale oggi sorge Trapani, in greco Drepanon, appunto “falce”. Proserpina torna da Cerere solo nei mesi caldi, da qui il mito delle stagioni, mentre la primavera del Trapani sembra ancora lontana.
Tuttavia, se c’è una persona con le carte in regola per attraversare il lungo e stretto percorso verso il professionismo prima e le vette del calcio italiano poi, quella è Antonini: imprenditore romano che, dopo aver rilevato il 70% delle quote societarie dall’ex presidente Marco La Rosa, ha completato l’acquisto del rimanente 30% delle quote da Michele Mazzara, diventando così l’unico azionista e il presidente della squadra granata tramite la sua società Sport Invest srl. Con obiettivi più che chiari, cristallini: “Intanto dobbiamo vincere a ogni costo la Serie D. Una volta arrivati in Serie C, faremo un programma biennale per la B, e allora cercheremo le risorse per fare il definitivo salto di qualità”. Tappe che passano anche attraverso le campagne di rafforzamento, che fanno capo… al capo: “Io scelgo dalla singola tazzina del bar a qualsiasi movimento di mercato per le due società. Ho un team valido che mi sottopone tutte le alternative, poi la scelta orientata alla crescita delle società è mia. Tra 10 anni vorrei che le mie società fossero indipendenti e quasi in autogestione, come la Lazio e il Napoli oggi in Serie A”. Un progetto a medio-lungo termine che guarda anche al passato.
Spettacolo puro durante la serata di presentazione della squadra
“Di qui mi accoglie il porto e la spiaggia che non dà gioia di Drepano
Qui spinto da tante bufere di mare, ahimè, perdo il padre, sollievo di ogni affanno e sorte, Anchise
Qui, padre ottimo, mi abbandoni stanco, ahimè, invano strappato da sì gravi pericoli”.
Nel terzo libro dell’Eneide, Virgilio ambienta proprio a Drepano, Trapani, la morte del vecchio Anchise, padre di Enea, sepolto sul monte Erice che dà nome alla località dove sorge lo stadio Provinciale. E’ la saggezza di Anchise che guida sempre la gente di Sicilia, che sembra proprio essersi accorta che è stato piantato il seme di qualcosa di interessante. “La risposta dei tifosi è stata incredibile. 5mila persone in campionato, 3300 spettatori paganti alla presentazione, più di 2mila abbonamenti per il calcio e più di 1000 per il basket... C'è un'attesa spasmodica, in città non si parla d'altro”. E infatti “Io ci credo… e tu?”, lo slogan della campagna abbonamenti del Trapani, è diventato quasi un tormentone, un mantra per le strade trapanesi. “Tra qualche anno questa sarà una città nuova, ho in mente investimenti anche nei settori secondario e terziario”, assicura Antonini, che si è fatto grande grazie alla sua sagacia imprenditoriale e alla sua voglia di crederci sempre. Tanto da convincere anche il grande Diego Armando Maradona a far squadra con lui.
“Ho conosciuto Maradona nel 2000, siamo diventati amici, poi 11 anni dopo chiamai il suo grande amico Stefano Ceci e gli chiesi di proporgli di entrare in società con me, per diventare un trader di grano. Diego si convinse e mi aiutò ad aprire le porte del mercato sudamericano. Abbiamo sviluppato un business incredibile e conosciuto personaggi da film come Fidel, Maduro, Ortega, muovendo un mercato da miliardi di dollari. Pensate che il Provinciale di Trapani è stato inaugurato il 30 ottobre 1960, cioè la data di nascita di Maradona, e in nome della mia devozione verso di lui ho chiamato il mio primogenito Diego Armando. Era nel destino, credo molto a queste coincidenze”. Da qualche tempo, uno splendido murale campeggia all’ingresso dello stadio dei granata: Maradona di spalle con la maglia numero 10 del Napoli tiene per mano Diego Armando Antonini, anche lui di spalle con la maglia numero 10 del Trapani, come a guidare il popolo siciliano verso l’Olimpo del calcio. Del resto, certe cose sembrano fatte apposta per essere raccontate.
Il murale realizzato dall'artista Arianna Maggio