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  • Sicilia, terra di Calcio - Lo stile Catania: l'identità regionale perno della risalita verso la Serie A

    Sicilia, terra di Calcio - Lo stile Catania: l'identità regionale perno della risalita verso la Serie A

    • Federico Targetti
    Sabbinirica. Non è un semplice saluto, è molto di più. È un benvenuto, un congedo e ha anche il significato di “Ca lu Signuri t’abbinidici” (Che Dio ti benedica). Si tratta del saluto più solenne e rispettoso del dialetto siciliano, che si trova in tantissime opere narrative ma anche nell’uso popolare ed epistolare. Per questo, salutiamo anche noi solennemente l’isola siciliana: Sabbinirica Sicilia.



    “Clamoroso al Cibali!”

    E’ il 4 giugno del 1961 quando Sandro Ciotti, per raccontare il 2-0 rifilato dal piccolo Catania alla grande Inter, di lì a tre anni vincitrice della Coppa dei Campioni, proietta lo stadio rossazzurro nel vocabolario di tutti gli appassionati di calcio. Oggi, il Cibali, casa del Catania, si chiama Massimino da 11 anni, in onore di Angelo Massimino, il presidente più longevo della storia della società etnea. A chi si reca in piazza Spedini, nel quartiere Cibali che prima dava il nome all’impianto, lo stadio appare ristrutturato e messo quasi completamente a nuovo (il precedente intervento era stato nel 1997), riempito nei giorni delle partite da almeno 13801 abbonati, il 12esimo dato maggiore in tutto il calcio professionistico italiano. Solo che parliamo di una società di Serie C. E’ evidente che qualcosa non torna, e allora bisogna mettere in pausa, premere rewind e tornare un po’ indietro.

    Nel 729-728 a.C., alcuni coloni greci provenienti da Naxos, a sua volta fondata da Calcide in Eubea, fondarono Katàne. Più volte sotto il dominio prima di Siracusa e poi di Roma, Càtina (o Càtana) divenne colonia augustea nel 21 a.C.. Da quel momento la città si dotò di grandi edifici pubblici che la trasformeranno in uno dei più ragguardevoli centri dell'impero e che nei secoli successivi condizioneranno il suo sviluppo urbano…

    D’accordo, non così tanto indietro. Ci basta menzionare l’anno di fondazione del club, 1929, con l’unione di varie società provenienti dal soppresso campionato catanese, il 1946, quando il sodalizio acquisisce il nome di Club Calcio Catania, e il 1967, anno di costituzione del Calcio Catania SpA a causa delle nuove regolamentazioni sulle società sportive. Due anni dopo, ecco il primo dei 25 anni non consecutivi alla guida della società di Angelo Massimino, il Presidentissimo, che rilevò il club in un decennio con una assidua presenza in Serie A (6 tornei su 10) e che lo salvò anche dal fallimento negli anni ‘90, prima della sua tragica morte avvenuta il 4 marzo 1996, in un incidente stradale mentre tornava da Palermo dove si era recato per risolvere un contenzioso con la Federcalcio.

    Ma il Catania che tutti ricordano è quello che Antonino Pulvirenti e Pietro Lo Monaco, nei ruoli di presidente e amministratore delegato, hanno portato per otto anni consecutivi in Serie A (2006-2014), ad un passo dalla prima storica qualificazione in Europa nel 2013. Quella squadra, allenata da Rolando Maran, è passata alla storia come il Catania dei record, ma ancor più saldo nella memoria di tutti è l’organico di Diego Pablo Simeone, annata 2010-2011, il Mini Barcellona con ben 13 argentini: Andujar, Spolli, Alvarez, Carboni, Silvestre, Llama, Izco, Ricchiuti, Ledesma, Barrientos, Bergessio, il Papu Gomez e Maxi Lopez. Purtroppo, alla retrocessione in Serie B del 2014 ha fatto seguito lo scandalo scommesse “treni del gol” che ha coinvolto Pulvirenti e trascinato il Catania verso il doppio salto all’indietro in Serie C, innescando una reazione a catena che, dopo alcuni tentativi di risalita falliti ai playoff, hanno portato ad una mancata ricapitalizzazione in seguito all’iscrizione al campionato 2021-22 e al conseguente fallimento.

    Sicilia, terra di Calcio - Lo stile Catania: l'identità regionale perno della risalita verso la Serie A
    Lo Monaco e Pulvirenti

    Siamo a luglio del 2022: il City Group ha appena rilevato il Palermo, e Mark Bresciano, ex calciatore rosanero di nazionalità australiana, parla con il connazionale imprenditore immobiliare Rosario Pelligra, che ha origini siracusane. Perché non cavalcare l’onda? “Pelligra aveva in programma un viaggio in Italia per proseguire dei discorsi con altri club, uno del nord e uno del centro Italia. Abbiamo organizzato anche un paio di giorni qui e lui ha deciso subito. Mi ha colto un po' di sorpresa una mattina a colazione, mi ha chiesto di guidare il club per lui, il giorno dopo ho deciso”. Chi ci racconta il Catania oggi è Vincenzo Grella, componente della formazione dei Socceroos eliminati dal rigore di Totti ai Mondiali 2006 ed ex centrocampista di Torino, Empoli e Parma tra le altre. Grella è vicepresidente e amministratore delegato dei rossazzurri, vero e proprio numero uno dalle parti del Massimino con la delega del presidente in persona.

    Stimolante, ma anche complicato: il viaggio intrapreso da Grella, Pelligra e Bresciano è partito da zero. “12 mesi fa non avevamo neanche carta e penna, oggi siamo qua a parlare di un progetto veramente interessante”. E’ davvero singolare il connubio tra Grella e il Ross Pelligra che ci viene raccontato dal suo primo vicario: “Lui è davvero vulcanico, io rifletto molto e mi faccio molte domande. Ti travolge con il suo coraggio, ti trascina e ti mette a disposizione strada facendo quello che ti può servire. Quando se la sente va, ha la forza e l'impeto. Attenzione, non improvvisa: il Pelligra Group ha decuplicato il proprio valore in meno di dieci anni. Da lui si può solo imparare, ma il mio carattere più pacato, meno da cowboy, lo tranquillizza molto”. Un po’ come il magma dell’Etna e il ghiaccio di un iceberg che ne modella e incanala l’energia che sgorga. Sono anche le due immagini che campeggiano sulle pareti dell’ufficio di Grella: il vulcano e un iceberg, metafora del successo cui sottendono sacrifici e fallimenti precedenti. Questo Catania italo-australiano vive di una gestione oculata che guarda a tutte le componenti della moderna società di calcio: infrastrutture (il Massimino ristrutturato, un nuovo centro sportivo nei piani della dirigenza), operazioni di marketing e branding anche all’estero (“Ogni tanto mi tocca trattenere il presidente e il suo contagioso entusiasmo, ci andrebbe domani in Australia, Inghilterra e USA a far vedere a tutti la sua creatura”), e soprattutto una massiccia iniziativa sull’identità.

    L'INTERVISTA INTEGRALE CON GRELLA

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    Pelligra e Grella (foto Catania FC)

    “Presto servirà un nuovo centro sportivo all'avanguardia per far crescere i nostri ragazzi nella maniera migliore ed essere competitivi con i club del Nord”, ci spiega Grella. “Un ragazzo giovane deve poter stare nella sua terra, se lo ritiene. A parità di livello, il ragazzo siciliano per noi avrà sempre la precedenza sugli altri. Abbiamo un'idea e un'identità di calcio che vogliamo proporre oggi e nei prossimi anni. Abbiamo individuato uno stile da imprimere alla prima squadra, al settore giovanile e addirittura ai club affiliati. Tutti adottano lo stesso metodo della prima squadra. Una volta scelta l'idea, abbiamo individuato un allenatore che secondo noi la incarna, e in ultimo abbiamo messo insieme una squadra che potesse interpretare la nostra idea al meglio. Abbiamo ottimi individui (punta di diamante Di Carmine, ma anche Marsura, Dubickas, Chiricò per fare solo qualche nome), ora lavoriamo sul collettivo in modo che li esalti, che esalti loro e l'identità. La forza di questa club è quella di guardare oltre quella famosa maledetta domenica che chiede risultati subito. Io vorrei che il calcio italiano presto riconosca lo stile del Catania. È dura, ma ho trovato grande apertura da parte dei giocatori e il giusto atteggiamento e armonia. Tutto questo ci dà buone possibilità non solo di essere competitivi ora, ma anche di essere consapevoli di aver gettato le basi per qualcosa di importante”.

    E’ questa una linea sposata in pieno dalla tifoseria, che ha ritrovato l’entusiasmo dei tempi migliori: come abbiamo menzionato, la campagna abbonamenti “Figli del VulCano” ha raccolto l’adesione di 13801 persone sui poco più di 20mila posti disponibili in tutto lo stadio. "Il Catania per me sarà sempre una grande squadra, la squadra del cuore. I tifosi li ricordo appassionati, mi hanno aiutato moltissimo e sarò loro sempre grato": anche Takayuki Morimoto, uno dei membri più iconici del vecchio Catania, ci ha confermato quanto calorosa sia la piazza siciliana, affezionata ai colori (il rosso fuoco dell'Etna e l'azzurro del cielo) e alla mascotte Agatino, (U’ liotru, “l’elefante” in dialetto: impossibile non riconoscere il vecchio stemma, ma anche il nuovo rimane decisamente impresso. E’ stato insignito dell’Award of Excellence - Worldwide Logo Design Award. "Wolda 2022”). “Conosco bene la passione dei catanesi”, ci assicura Grella prima di salutarci. “Non prendo niente alla leggera perché non li voglio deludere. Non prendo mai decisioni nel breve, perché voglio che si ricordino della nostra idea di pensare oltre la domenica. Questo può portarci pressione, ma le opinioni non ci condizionano, andiamo avanti per la nostra strada con il presidente e con Bresciano”.

    L'INTERVISTA CON MORIMOTO REALIZZATA AD AGOSTO

    Sicilia, terra di Calcio - Lo stile Catania: l'identità regionale perno della risalita verso la Serie A
    Il nuovo stemma del Catania

    La scalata alla Serie A è finalizzata a rimanerci tanto, non solo ad arrivarci il prima possibile”. Una scalata, quella del nuovo Catania, che si propone di riportare molti dei dipendenti della vecchia società sui massimi palcoscenici nazionali, per poi provare ad andare anche oltre. “Ci sono diversi dipendenti che facevano parte della vecchia gestione, li abbiamo confermati. Qualcuno voleva che facessimo piazza pulita, io non condivido: se uno è bravo e sa fare il suo lavoro, e non ha un ruolo decisivo nel fallimento, perché attribuirgli la colpa? Perché non dare un'altra occasione, quella di esprimersi meglio mantenendo il nostro contatto con il territorio?” Un passo alla volta, salendo i gradini solo quando si è pronti; con un proprietario tanto entusiasta e facoltoso e un dirigente così meticoloso e attento, non ci sarebbe da sorprendersi nel sentir esclamare “Clamoroso al Massimino” nelle domeniche di Serie A tra pochi anni.

    Sicilia, terra di Calcio - Lo stile Catania: l'identità regionale perno della risalita verso la Serie AU' liotru Agatino festeggia con i giocatori (foto Catania FC)

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