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  • Sicilia, terra di Calcio – Palermo, dal 'genio' Zamparini alla rinascita fenicia con il City Group

    Sicilia, terra di Calcio – Palermo, dal 'genio' Zamparini alla rinascita fenicia con il City Group

    • Gabriele Stragapede
    Sabbinirica. Non è un semplice saluto, è molto di più. È un benvenuto, un congedo e ha anche il significato di “Ca lu Signuri t’abbinidici” (Che Dio ti benedica). Si tratta del saluto più solenne e rispettoso del dialetto siciliano, che si trova in tantissime opere narrative ma anche nell’uso popolare ed epistolare. Per questo, salutiamo anche noi solennemente l’isola siciliana: Sabbinirica Sicilia.

    Aquile su nel cielo, abbiamo un sogno vero.
    Liberi di volare, vediamo il mondo rosanero.
    Insieme andremo dove niente ci può fermare.
    Forti come la storia, dritti verso la gloria,
    con te rinasceremo, cento, mille volte ancora.
    La tua vittoria sarà come un giorno di sole e passione che sale.


    (Rosanero amore vero, inno del Palermo composto da Lello Analfino e Salvo Ficarra)

    C’era un tempo nel quale l’universo calcio della Sicilia solcava i più importanti palcoscenici del nostro campionato. Catania, Messina, Palermo (e non solo) hanno regalato alla nostra Serie A – specialmente tra la metà degli anni ‘00 e i primi anni ‘10 di questo secolo – un romanticismo e un’emozione difficilmente pareggiabile. Il movimento del calcio siciliano si è rinnovato, si è espanso, ha vissuto anni di gloria e ora sta costruendo nuove basi sul quale ricostruire un futuro altrettanto brillante e luminoso. Noi, qui a Calciomercato.com, attraverso cenni storici, voci, racconti, fatti di campo e non, vogliamo accompagnarvi in un viaggio alla riscoperta di questo calcio indimenticabile, portando alla luce tutto ciò che è stato, che è e che sarà il panorama calcistico siciliano. Partiamo dal capoluogo della Regione, Palermo.

    STORIA DI UNA CONTINUA RINASCITA - “Con te rinasceremo, cento, mille volte ancora”. Tra sogni, desideri e obiettivi, non c’è frase che possa descrivere al meglio la situazione che ha avvolto la città di Palermo e la storica società rosanero. Ma che il club siciliano sia rappresentato da una storia di evoluzione continua, di caduta e risalita, di fallimenti e rinascita, lo si poteva intendere dalle sue antichissime radici. La fondazione della città risale infatti al popolo fenicio: l’antica popolazione fondò una cittadina che portò il nome di Zyz (che significa fiore), derivato dalla conformazione della città che, ai tempi, era tagliata da due fiumi - il Kemonia e il Papireto - e ricordava, appunto, il profilo di un fiore. Dai fenici, la città assunse il nome di Panormos (dal quale deriva la denominazione attuale) e passò sotto il controllo dei Romani prima, dopo la prima guerra punica, poi agli Ostrogoti, ai Bizantini, agli Arabi, ai Normanni. Una serie di culture – che ritroveremmo mano mano nel percorso – si sono mescolate nella storia palermitana, rendendola uno snodo commerciale e culturale estremamente variopinto. Come ogni conquista storica che si rispetti, la città di Palermo ha vissuto un ciclo continuo di rinascita. L’origine fenicia è un dato importante per esemplificare anche la storia vissuta dal movimento calcistico rosanero. Il termine "fenici" viene fatto risalire alla parola greca Φοίνικες (Phoinikes), come riportato anche da Omero, che significa “rosso porpora”. Le fonti antiche rimarcano più volte come la lavorazione dei gusci dei murici, dai quali si otteneva il pigmento rosso-porpora, fosse una fiorente industria dei Fenici, da qui l’etimologia del termine. Il collegamento cromatico con la gloriosa araba fenice, simbolo della resilienza, è presto fatto. Come la fenice dalle fiamme delle proprie ceneri, la società rosanero è risorta dopo ogni fallimento, puntando a tornare di gran carriera ai periodi di massimo splendore.

    IL CALCIO A PALERMO: I PRIMI PASSI - Il Palermo ha una storia affascinante, quanto unica e iconica, che merita di essere rivissuta. Un deciso passo in avanti rispetto alle epoche appena descritte, un salto nel passato per noi che ci apprestiamo a raccontarne le gesta. Perdonateci il flashback, arriveremo all’epoca recente ancor prima che ve ne possiate accorgere. La storia dell’arrivo del calcio nella città è legata ai rapporti che l’alta borghesia locale intratteneva con il mondo britannico, già in piena espansione nei primi anni dello scorso secolo. È anzi proprio il 1900, in data 1° novembre, a siglare la nascita dell’Anglo-Palermitan Athletic and Foot-Ball Club, grazie all’iniziativa di Joseph Isaac Spadafora Whitaker e al contributo di Ignazio Majo Pagano. I colori sociali furono fissati in rosso (tendente al porpora, non proprio una coincidenza) e blu, come i colori di una divisa da football che Majo Pagano portò con sé dall'Inghilterra. L'Anglo-Palermitan Athletic and Foot-Ball Club disputò la sua prima partita proprio il 30 dicembre dello stesso anno, sul campo Varvaro contro l'equipaggio del Nathan, una nave inglese approdata al porto, perdendo 5-0. Sono gli anni degli albori del calcio, delle prime partite amatoriali, dei primi derby (18 aprile 1901 contro il Messina, vinto per 3-2). Da queste prime righe, però, sorge già una domanda spontanea. Il Palermo è da sempre contraddistinto dal rosanero. Quindi perché rosso e blu come colori sociali?

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    L’ARRIVO DEL ROSANERO - Lo storico passaggio ai colori rosanero avvenne proprio in questi primi anni. Sono sorte diverse leggende sul drastico cambio cromatico per le divise parlermitane: la più diffusa racconta che il rosso e il blu si strinsero inspiegabilmente in rosa e nero a causa di un candeggio sbagliato. C’è chi parla, più realisticamente, che i due nuovi colori rappresentino il rosolio e l’amaro prodotti dalla famiglia Whitaker, da bere, rispettivamente, in caso di vittoria o di sconfitta. Una metafora del dolce e dell’amaro causato dall’alternanza dei risultati del mondo calcistico. L'occasione per il cambio ufficiale dei colori avvenne il 27 febbraio 1907. Passarono gli anni e U Pantanu (primo terreno di gioco messo a disposizione per il Palermo e così rinominato per il pessimo drenaggio delle acque) cominciò a divenire stretto per le ambizioni del neonato club. C’era la necessità di dotarsi di un impianto funzionale e moderno per l’epoca.

    IL PRIMO STADIO E LA PROGETTAZIONE DEL BARBERA – È il 16 marzo 1914, quando il Palermo trasferì il suo campo di gioco presso lo Stadio Ranchibile, la prima struttura in città appositamente pensata per il calcio e che rimarrà in uso fino al 3 gennaio 1932. Alla fine degli anni venti, ci si rese conto che il campo non era più adeguato alle nuove esigenze della società e così si decise di cominciare la costruzione di un nuovo stadio a poca distanza dal Ranchibile. L'impianto venne abbandonato a partire dal 24 gennaio 1932, quando venne inaugurato il nuovo stadio Littorio, lo stadio La Favorita (dal nome della tenuta di Ferdinando I di Borbone all'interno della quale sorge), il futuro Renzo Barbera, ex storico presidente nel decennio ‘70-’80 a cui lo stadio fu intitolato il 18 settembre 2002. Un impianto – oggi riempito da una media di 20mila spettatori, secondo le ultime statistiche raccolte - che ha vissuto ristrutturazioni importanti nel 1948, nel 1984 e nei primi anni 2000 che lo resero tra i primi stadi a norma delle Legge Pisanu e delle norme UEFA. UEFA, già, un termine che riecheggia nella mente di molti tifosi palermitani, un ricordo nostalgico di tempi che sembravano andati e non poter tornare mai. Ma questo è un salto in avanti troppo deciso per il nostro racconto. Ci arriveremo, ci serve solo ancora un po’ di tempo.

    SERIE A, BARBERA E UNA NUOVA RINASCITA – Tempo che trascorse, nel mentre. Arrivarono i primi anni ‘30 e la prima storica stagione in Serie A. Erano gli anni della proprietà Barresi, il quale, per festeggiare, fece rinnovare il logo del club, sostituendo il precedente rombo con un'aquila dorata (tuttora, anche se stilizzata e con il colore oro richiamato nel nome, presente nello stemma del Palermo) che teneva un ramoscello di ulivo fra gli artigli, simbolo di pace. Sulle maglie, invece, fu cucita una semplice aquila, simbolo della città ed emblema del comune, la cui origine si fa risalire agli anni della dominazione romana su Palermo: l’aquila era simbolo distintivo dell’Impero Romano, donato come ricompensa dall’esercito ai tempi delle guerre puniche per ringraziare lo sforzo del popolo palermitano che fu fedele e servente. Sforzi diversi, indubbiamente, ma la resilienza è stata un tratto che ha sempre contraddistinto le fila rosanero. Nel periodo che va dall’immediato secondo dopoguerra ai primi anni ‘70, il Palermo si alternò tra Serie A e Serie B, sfiorando, sotto la presidenza Barbera, anche la vittoria della Coppa Italia, persa in una contestata finale contro il Bologna il 23 maggio ‘74. Dopo la retrocessione subita nella stagione ‘72-’73, il Palermo entrò in una spirale che non gli permise più di ritrovare la massima serie per ben 31 anni: attualmente il periodo più lungo senza disputare una partita in A per la società siciliana. Fu il punto più alto della storia del Palermo sino al nuovo secolo. Gli anni’80 trascorsero con varie difficoltà: debiti, radiazione e fallimento. Una nuova rinascita. Furono anni di rodaggio: l’unica peculiarità fu il Palermo dei “picciotti” del ‘95-’96 chiamato così perché la rosa fu composta da diversi prodotti del vivaio rosanero - a causa delle problematiche finanziarie - che raggiunse il 7° posto in Serie B. Arrivò Franco Sensi a prelevare la società ma le sue annate come proprietario furono solo il preludio al periodo più florido della storia del Palermo.

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    IL GENIO ZAMPARINI – Sapete, Palermo ha un altro importante simbolo – anch’esso donato dall’esercito romano, secondo le ricostruzioni pervenute sino a oggi – ovvero il Genio, nume tutelare, mascotte storica e personificazione della città: un vecchio barbuto vigoroso e con la corona ducale sul capo. Solitamente è seduto su un sasso mentre un serpente gli morde il petto. Ed è proprio un genio (nell’accezione contemporanea del termine) che serviva al Palermo per vivere le annate di massimo splendore che hanno contrassegnato la sua storia. Quel genio corrispose alla figura di Maurizio Zamparini, un imprenditore che decise di investire nel mondo del calcio italiano a partire dalla metà degli anni ‘80, partendo dal Pordenone e passando per Mestre e Venezia. Ma è il 21 luglio 2002 la data da cerchiare in rosso sul calendario, giorno nel quale l’imprenditore friulano comprò il Palermo da Sensi, dando vita al suo progetto maggiormente riuscito. Zamparini fissò subito come obiettivo il ritorno in Serie A. Il salto di categoria arrivò in breve tempo: la squadra, affidata a Silvio Baldini, fu rinforzata con elementi come Luca Toni ed Eugenio Corini. Dopo aver sostituito a gennaio Baldini con Francesco Guidolin e aver acquistato altri giocatori come Fabio Grosso, Antonio ed Emanuele Filippini, il Palermo chiuse il campionato al primo posto, riconquistando la Serie A aritmeticamente il 29 maggio 2004 con un 3-1 sulla Triestina tra le mura amiche, 31 anni dopo l'ultima apparizione in massima serie.

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    IL RITORNO IN A E L’EUROPA - Una volta tornati in Serie A, Zamparini riuscì a costruire un Palermo storicamente ricordato per la quantità e qualità di talento presente in rosa: Corini, Grosso, Toni, Barone, Barzagli, Zaccardo, Brienza, futuri campioni del mondo e giocatori di assoluto livello. Furono anni magici. "Ricordo con affetto la prima stagione a Palermo, c’era un calore incredibile. Fu un privilegio in esserci". Dichiarazione di Cristian Zaccardo a Il Giornale di Sicilia, che va a riassumere la magia che il Barbera e la gente di Palermo seppero regalare ai propri giocatori. Un momento che sembrava irraggiungibile solo qualche anno prima nel capoluogo siciliano. Ma i sogni son desideri, ci verrebbe da dire. E a Palermo c'erano persone pronte a desiderare e a sognare ancora. Le prime tre stagioni si conclusero con altrettante qualificazioni all’allora Coppa UEFA, sfiorando anche l’accesso alla Champions League a seguito dello scandalo Calciopoli. I rosanero assaporarono, per la prima volta nella storia, una dimensione internazionale, raggiungendo gli ottavi di finale della futura Europa League. Ma Zamparini non si fermò: seppe rinnovare e aumentare il livello qualitativo dello scacchiere rosanero. La stagione ‘09-’10, con giocatori in rosa del calibro di Sirigu, Kjaer, Balzaretti, Liverani, Nocerino, Bresciano, Cavani, Pastore e Miccoli, fu l’ultima che vide il Palermo qualificarsi a una competizione europea per l’anno successivo (attraverso il campionato). Un altro 5° posto, il punto più alto della storia del Palermo, ancora a 2 punti da un sogno chiamato preliminari di Champions. “Porto ricordi bellissimi dell’esperienza a Palermo, non so dirti se è stata la migliore della mia carriera. Ho allenato grandi giocatori”, Delio Rossi si è espresso così a Il Giornale di Sicilia, rimarcando il talento immenso che ebbe a disposizione in quegli anni. Una vetta, a ora, mai più raggiunta da alcun club siciliano.

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    DALLA COPPA ITALIA SFIORATA AL NUOVO FALLIMENTO - La stagione successiva verrà ricordata per la conquista della terza finale di Coppa Italia della storia rosanero, a distanza di 32 anni da quella precedente: battuti in semifinale i neo campioni d'Italia del Milan, il 29 maggio 2011 il Palermo affrontò l'Inter nella finale allo Stadio Olimpico di Roma e, in uno stadio prevalentemente rosanero con almeno 40.000 tifosi al seguito, uscì sconfitto per 3-1. Il periodo di massimo splendore terminò quella sera. L’instabilità societaria confluì anche nel settore tecnico-tattico e contraddistinse l’immediato futuro dei siciliani. Nel 2013, arrivò la retrocessione in Serie B. Il Palermo mise così fine al più lungo periodo in massima serie della sua storia: nove stagioni di fila con cinque partecipazioni alle coppe europee e una finale di coppa nazionale. Seguì un periodo di forte alternanza tra la A e la B (in cui passarono giocatori del calibro di Ilicic, Dybala, Belotti) con i rosanero che non riuscirono a ripetere i risultati del precedente decennio. “Scappare? Ma come si può scappare dalla Sicilia? La Sicilia è un'isola felice! Ogni siciliano vero vorrebbe viverci ma spesso per motivi lavorativi, purtroppo è impossibile. Lì si vive bene. C'è una cultura incredibile” dichiarò Zamparini a Tiki Taka nel lontano 2014. Ma anche il “genio” abdicò. Zamparini decise di vendere il club all’italo-americano Paul Baccaglini ma l’intero passaggio di proprietà fallì. Nella nuova stagione le difficoltà economiche del club continuarono: la procura di Palermo depositò un'istanza di fallimento, ritenendo che la vendita del marchio della società prima alla Mepal e poi alla Alyssa, due società del gruppo Zamparini, fossero operazioni fittizie per creare crediti inesistenti. Era l’inizio di un incubo che culminò il 18 ottobre 2019, quando la società venne dichiarata fallita dal tribunale di Palermo e Maurizio Zamparini fu indagato per bancarotta. Ma per un tramonto sul periodo più luminoso della storia della società rosanero, un nuovo sole fu pronto a sorgere sulla città siciliana.

    LA RIFONDAZIONE E L’ERA CITY FOOTBALL GROUP – La società Hera Hora vinse un bando per la riassegnazione del titolo sportivo della società rosanero e Dario Mirri divenne il nuovo presidente. Palermitano e tifoso, dedicò anima e corpo al rinato club siciliano, che disputò il primo campionato in una categoria dilettantistica, venendo ammesso alla Serie D 2019-2020. La risalita in C (nell’annata contrassegnata dall’interruzione del campionato a causa della pandemia Covid-19) fu immediata, così come il ritorno in Serie B che avvenne alla seconda annata in Lega Pro, vincendo l’infinita lotteria dei play-off, con il Palermo trascinato dai 29 gol stagionali del futuro capitano Matteo Brunori. Ma per tornare allo splendore del primo decennio degli anni 2000, era chiaro che servisse qualcosa più in quest’epoca moderna. Mirri ridiede dignità al club e intavolò una trattativa con la holding del City Football Group (fondato nel maggio 2013, è ill principale proprietario e operatore privato di club calcistici al mondo, con la proprietà totale o parziale di dodici club in tutto il mondo, tra cui il Manchester City) che rilevò l’80% delle quote – l’1% del capitale sociale è destinato a un’associazione di tifosi, che funge da rappresentante unico dell’iniziativa popolare - dei rosanero. “Capiscono e rispettano la cultura e le tradizioni del nostro club. Stiamo intraprendendo insieme un progetto di cui sono sicuro che tutti i nostri tifosi saranno orgogliosi” dirà Mirri, rimasto Presidente della società e del Consiglio d’Amministrazione, entusiasta il 4 luglio 2022, giorno della conferenza stampa di presentazione ufficiale. Siamo aquile, torneremo a volare insieme. Questo è il reale obiettivo della nuova proprietà.

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    OBIETTIVI FUTURI – Ma per evidenziare tali disegni e strategie per il futuro, non possiamo che affidarci alle parole di Ferran Soriano, CEO del City Group: “Arriviamo per aiutare di più. Il nostro sogno è andare in Serie A, questo è il nostro obiettivo nei prossimi anni. È un obiettivo ambizioso. Questo club ha bisogno della Serie A, ma serve lavoro perché non è facile. Arriviamo qui con forza, ma con umiltà. Sappiamo che la Serie B è difficile e c'è un livello molto alto. Servirà passione, lavoro, intelligenza e molta pazienza. Da oggi il Palermo entra in una famiglia. E non solo. Il settore giovanile è fondamentale in tutti i nostri club, lo sarà anche a Palermo. Il nostro obiettivo è dare un'opportunità a tutti i ragazzi siciliani di talento. Avremo il centro d'allenamento giusto e la migliore metodologia al mondo. Il Palermo ha bisogno di un centro d'allenamento migliore di quello attuale. Investire su questo è nel nostro piano e verrà fatto nei prossimi anni”. Se son rose, fioriranno ma a queste prime dichiarazioni, sono seguiti fatti concreti come la realizzazione del Centro Sportivo a Torretta, struttura di proprietà della società, che verrà completato entro la fine del 2023. “Ora a Palermo c’è anche il nuovo centro sportivo. Questo è determinante per costruire un percorso. I grandi successi si costruiscono in una casa. Palermo è in pole per la Serie A”. Parole di Fabio Grosso a La Gazzetta dello Sport, uno dei tanti ex storici dei rosanero, a testimonianza dei fatti reali e di assoluto spessore mostrati dalla nuova società. Non basta? Parola allora al direttore sportivo Leandro Rinaudo: “Vogliamo essere competitivi sin da subito per la Serie A. Palermo è sempre stata una piazza ambita e con l'avvento del City Football Group questa attrattiva è aumentata. Abbiamo un obiettivo importante da raggiungere e tutti sono coinvolti, questa unità può farci diventare ancora più forti. La gente di Palermo merita soltanto una cosa, la Serie A, e noi lavoreremo per regalare loro questo sogno bellissimo”. L’augurio è che questo si possa esaudire a stretto giro di posta, regalando, a una piazza come Palermo, il palcoscenico che merita, ritornando ai fasti del "genio" Zamparini e del sogno europeo.

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