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  • Sassuolo, dove si Balla

    Sassuolo, dove si Balla

    • Luca Bedogni
    Non so se a Ballardini piaccia la musica, in ogni caso non mi sembra il tipo di allenatore che, nel suo studio o sul pullman, ascolta le canzoni di Dargen D’Amico. Ma se dovessi fare il Paolo Condò della situazione e cavarci fuori un titolo su due piedi, sceglierei proprio le parole del cantautore milanese giudice di X Factor, perché Sassuolo in questo momento è il luogo per eccellenza “Dove si Balla”. E pazienza se non cito De Gregori o De André, i tempi son cambiati. D’altra parte ogni nuova avventura merita una colonna sonora. Ce l’aveva Dionisi nel periodo felice, Jovanotti se non ricordo male, mentre Bigica non ha fatto in tempo a premere play per farcela sentire. Sarà stata “I p’ me, tu p’ te” di Geolier…

    Ma non restiamo in superficie. Sono andato a controllare il contenuto di “Dove si balla” (non è che si può citare ad cazzum), e mi è apparso stranamente calzante (ma anche un po’ Calzona, dopo le sei pere prese dal Napoli mercoledì sera…). Pesco random qualche chicca dal testo della canzone: “Ultimamente dormo sempre anche se non sogno”. Ecco, se Dargen non l’avesse cantata a Sanremo nel 2022, sembrerebbero le parole di un inviato al Mapei Center per descrivere lo stato d’animo dei neroverdi. “Se dormi troppo poi ti svegli morto”, aggiunge poco sotto. E poi la svolta, l’annuncio ufficiale di Ballardini: “Dove si balla/Fottitene e balla/Tra i rottami/ Balla per restare a galla”. 

    L’uomo delle mille salvezze, l’allenatore con gli occhiali scuri anche quando piove. Una coincidenza in più, perché la sorte è sempre più ironica. Ballardini sta agli occhiali da sole nel calcio come Dargen D’Amico nel panorama musicale contemporaneo. Sono un segno di riconoscimento, quasi un attributo mitico, come il cappellino di Iachini (che gli emiliani venerano ancora nei loro altari segreti), la farfallina di Belen (ancor più venerata) e l’elmo di Atena, l’egida, la pelle di leone per Eracle e le zeppe dei Cugini di Campagna. Tutte cose fortemente riconoscibili, che ci dispiace ma al momento mancano a Bigica. Farfallina compresa. 

    Per questo ha fatto bene la società a giocarsi la carta Ballardini. Basta scommesse. I ragazzi hanno bisogno di alzare la testa e vedere davanti a loro una guida navigata. Un riferimento chiaro, quella che lo psicoanalista Recalcati chiamerebbe ‘la Legge del Padre’. Gli occhiali da sole come simbolo di affidabilità e autorevolezza. Esperienza e competenza alla base di qualsiasi improvvisazione possibile.  
    Né rivoluzione né ritorno all’ordine. Altro serio, altro vero. Perché i moduli non contano, conta la musica. “Pa-para-ra parara-pa-pa”.

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