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Sarri ha diritto di contestare questo calcio anche se l'ha fatto diventare ricco
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Sarri è un contestatore riconosciuto. Domenica se l’è presa col terreno dell’Olimpico (dagli torto), con l’orario della partita, con la trasferta in Arabia, con la nuova formula della Supercoppa. Un professionista della contestazione o uno, uno dei pochi se non l’unico, che ha il coraggio di dire ciò che molti pensano? Buone entrambe le tesi, ma nessuno può negargli il diritto di combattere dall’interno per un calcio che vorrebbe diverso, anche se nel frattempo l’ha reso ricco e famoso.
Se Sarri ha strappato a Lotito quel rotondo contratto è perché il mercato gli riconosceva quel valore. Potrà rinnovarlo, smettere o andarsene altrove alle cifre che gli proporranno e che se vincerà qualcosa anche a Roma, dopo avere riportato la Lazio in Champions League, da seconda in campionato, magari sarà ancora più alto. Ma non per questo non deve avere il diritto di denunciare ciò che non gli piace di un sistema di cui fa parte, soprattutto se il sistema è gestito da chi promuove sacrosante battaglie civili e poi va a Riyad a prendere i soldi di un Paese dichiaratamente omofobo.
Sarri ha contestato l’orario di Lazio-Lecce perché troppo schiacciato al derby di Coppa Italia. Un pomeriggio di riposo in più cosa gli avrebbe dato? Poco o forse nulla, ma se non altro il suo lamento ha posto la luce sulla stortura dell’ultima giornata: il 14 gennaio in campo a Roma prima di pranzo e a Milano dopo cena, perché così ha scelto Dazn. Illogico meteorologico, coi calciatori in campo a San Siro sottozero, e rischio infortuni amplificato, e soprattutto chissenefrega dei 70 mila ghiaccioli sugli spalti, così la prossima volta imparano e se ne stanno anche loro tutti bravi sul divano.
@GianniVisnadi