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    Sarri ha diritto di contestare questo calcio anche se l'ha fatto diventare ricco

    Sarri ha diritto di contestare questo calcio anche se l'ha fatto diventare ricco

    • Gianni Visnadi
      Gianni Visnadi
    Qui non è tanto in discussione se Sarri abbia o meno ragione per quello che ha detto dopo avere battuto il Lecce (quinta vittoria di fila, quarta in campionato), ma se avesse o meno il diritto di farlo. Può un tesserato profumatamente pagato (3,5 milioni netti fino al 2025) contestare così pubblicamente il modo in cui il suo club va a cercare i soldi per retribuirlo? C’è chi dice che no, che questo diritto non ce l’ha. Il gioco è questo e quindi smetta di giocare se non gli piace più.

    Sarri è un contestatore riconosciuto. Domenica se l’è presa col terreno dell’Olimpico (dagli torto), con l’orario della partita, con la trasferta in Arabia, con la nuova formula della Supercoppa. Un professionista della contestazione o uno, uno dei pochi se non l’unico, che ha il coraggio di dire ciò che molti pensano? Buone entrambe le tesi, ma nessuno può negargli il diritto di combattere dall’interno per un calcio che vorrebbe diverso, anche se nel frattempo l’ha reso ricco e famoso.

    Se Sarri ha strappato a Lotito quel rotondo contratto è perché il mercato gli riconosceva quel valore. Potrà rinnovarlo, smettere o andarsene altrove alle cifre che gli proporranno e che se vincerà qualcosa anche a Roma, dopo avere riportato la Lazio in Champions League, da seconda in campionato, magari sarà ancora più alto. Ma non per questo non deve avere il diritto di denunciare ciò che non gli piace di un sistema di cui fa parte, soprattutto se il sistema è gestito da chi promuove sacrosante battaglie civili e poi va a Riyad a prendere i soldi di un Paese dichiaratamente omofobo.

    Sarri ha contestato l’orario di Lazio-Lecce perché troppo schiacciato al derby di Coppa Italia. Un pomeriggio di riposo in più cosa gli avrebbe dato? Poco o forse nulla, ma se non altro il suo lamento ha posto la luce sulla stortura dell’ultima giornata: il 14 gennaio in campo a Roma prima di pranzo e a Milano dopo cena, perché così ha scelto Dazn. Illogico meteorologico, coi calciatori in campo a San Siro sottozero, e rischio infortuni amplificato, e soprattutto chissenefrega dei 70 mila ghiaccioli sugli spalti, così la prossima volta imparano e se ne stanno anche loro tutti bravi sul divano.

    @GianniVisnadi
     

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