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    Sampmania: Vieira deve decidere cosa fare da grande

    Sampmania: Vieira deve decidere cosa fare da grande

    • Lorenzo Montaldo
    Non tutti i nomi esotici diventano Karol Linetty. Non tutti gli stranieri si trasformano in Dennis Praet. Non tutti i centrocampisti giovani e promettenti si evolvono in Lucas Torreira. Aspettarselo sarebbe ingenuo e persino ingiusto. Però vale anche il ragionamento opposto: incensare in maniera esagerata un giocatore per via delle aspettative riposte in lui è altrettanto scorretto. Prendiamo ad esempio il caso di Ronaldo Vieira: il centrocampista era approdato a Genova circondato da attese altissime: era (doveva essere) il post Torreira, passato in Premier. Il ‘bambino’, come lo chiamava Giampaolo, aveva fatto il percorso inverso rispetto all’uruguaiano. Arrivava proprio dall’Inghilterra, era costato tanto, circa 7 milioni, e nei sogni più sfrenati della dirigenza doriana avrebbe dovuto produrre una plusvalenza pari almeno a quella di Torreira, pagato dall’Arsenal 30 milioni. Anzi, teoricamente la cifra sarebbe dovuta essere persino superiore, considerando rispettivamente il valore di acquisto di Torreira - prelevato dal Pescara per circa 3 milioni di euro - e di Vieira, pagato più del doppio.

    Però di Torreira ne nasce uno su un milione. E il ‘bambino’ non è più tanto un bambino. Vieira è del 1998, ha due anni in meno rispetto al predecessore, e ancora non è riuscito ad affermarsi nella Sampdoria. ‘Ci vuole pazienza’, direbbe Giampaolo, e avrebbe ragione. Ma il problema è che il calciomercato non concede tempo già normalmente, figurarsi nelle circostanze attuali. La Sampdoria non può permettersi, per sua struttura, di bucare una plusvalenza, o di aspettarla oltre i limiti previsti. Se accade ciò, sono dolori, prendete ad esempio i casi di Colley e proprio di Vieira, che nelle intenzioni della società avrebbero dovuto costituire le due cessioni estive 2020.

    Sino alla sosta, il numero 4 blucerchiato aveva evidenziato una sostanziale difficoltà ad inserirsi nello scacchiere blucerchiato. Poco incontrista, poco ‘mediano’ di corsa e sostanza, poco regista e per nulla rifinitore o incursore: Vieira mi ha sempre dato l’impressione di essere ancora in un limbo, alla ricerca della sua dimensione e della sua collocazione tattica. Non mi è mai sembrato un rubapalloni di primissima fascia, tanto è vero che nella statistica della Serie A non brilla per tale dato, e pure nella classifica interna della stessa Sampdoria Vieira è piuttosto indietro, alle spalle dei vari Colley, Murru, Ekdal e Bereszynski. Idem per quanto riguarda la finalizzazione, e il primo ad ammetterlo è proprio lui: "In famiglia mi dicono che dovrei tirare di più", aveva raccontato recentemente. In effetti, non ricordo esempi degni di nota per quanto riguarda il fondamentale nelle partite che ho visto sino ad ora. 

    La mancata affermazione di Vieira non è però una questione di impiego a singhiozzo: le occasioni le ha avute, dal momento che in stagione è il sesto doriano per minutaggio. Lo scorso anno era stato utilizzato meno, anche logicamente considerando la fisiologica necessità di ambientamento nel calcio italiano e la convinzione, da parte di Giampaolo, di dover indottrinare i suoi giocatori prima di inserirli in un organismo che girava come un orologio. Ma nel 2019-2020 è stato quasi sempre schierato sia da Di Francesco che da Ranieri. Già, a proposito di Ranieri, cosa dice Sir Claudio di lui? L'ex mister del Leicester per ora si mantiene piuttosto cauto sul giovane virgulto, un'opinione da parte di Ranieri su Vieira però possiamo individuarla a gennaio, post Samp-Brescia. Il tecnico aveva sostituito Vieira, accompagnando la sua uscita dal campo con un buffetto: "Gli avevo detto di cambiare gioco spesso" aveva raccontato Ranieri "e quando è uscito gli ho chiesto: 'Quanti cambi di gioco hai fatto?' Ne ha fatti troppo pochi".

    In questa frase dell'allenatore della Samp c'è la spiegazione della sua personale interpretazione tattica di Vieira: lo vede regista, eppure ancora troppo indietro nell'ambito della sua evoluzione. Una spiegazione che trova conferma pure nel racconto fatto dal centrocampista e relativo proprio al siparietto in questione: "Ranieri mi ha detto che devo essere più rapido nel capire dove mandare il pallone prima di riceverlo, senza perdere secondi preziosi". In effetti, la mancanza dei tempi di adeguati tempi di gioco è sembrata sino ad oggi la lacuna più evidente nel ragazzo nato a Bissau nel 1998.

    La sensazione di incompletezza e di mancanza di una specializzazione ben precisa sono ad oggi forse il limite del 'bambino', che però adesso è cresciuto e deve decidere cosa fare da grande. La stessa Sampdoria poi dovrà scegliere come comportarsi con lui: ipotizzare una cessione alle cifre ventilate tempo fa sembra onestamente difficile, se non impossibile. Non credo che una società di Premier sia disposta ad investire oltre 20 milioni per Vieira, anche la boutade della maxi offerta a gennaio da parte del West Ham è sembrata appunto questo, una sparata fine a sé stessa piuttosto che una vera e propria operazione di mercato plausibile. La probabile svalutazione post Covid, poi, farà lo stesso. Una piccola plusvalenza è ancora possibile, a patto che Vieira trovi la sua dimensione subito dopo l'ormai probabile ripresa del campionato. Difficile, non impossibile. Di nuovi Torreira all'orizzonte, però, non se ne vedono. E prima ce lo mettiamo in testa, meglio è. 

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