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Sampmania: cosa deve fare la Sampdoria con Audero?
Quello che possono fare dirigenti e direttori sportivi se mai è riguardare le partite degli osservati speciali, iniziare a scremare i report arrivati dai vari osservatori in giro per il mondo e cominciare a preparare una lista dei papabili obiettivi, in caso tutto dovesse risolversi nel migliore dei modi. Di sicuro le società potranno contare su parecchio tempo a disposizione per analizzare le situazioni spinose interne, valutando le mosse future. La Samp avrà numerosi nodi da sciogliere quest’estate, e non potrà permettersi di sbagliare neppure una scelta, soprattutto dopo le ultime tre fallimentari sessioni di mercato (ci metto dentro le due di quest’anno e pure la finestra invernale del 2018-2019). Dunque, in questa fase di bonaccia, senza refoli né sussulti, andremo ad analizzare la situazione blucerchiata reparto per reparto, a cominciare da uno dei nervi scoperti, ossia la porta.
Audero, fino alla sosta forzata pre-epidemia, era finito nell’occhio del ciclone. Le principali polemiche riguardavano il portiere, colpevole secondo parte della critica di non risultare mai decisivo, e anzi, di aver spesso inciso in maniera negativa sull’andamento della squadra. Io ritenevo Audero un ottimo portiere dopo la prima stagione in blucerchiato, ho pure dedicato un Sampmania all’argomento dopo le prime critiche stagionali, che per me erano ingenerose, ad oggi invece ho leggermente cambiato opinione. Adesso reputo l’ex Juve un portiere discreto, ampiamente in linea con quella che è la cifra tecnica della Sampdoria attuale. Di certo non è IL problema di una formazione costruita con evidenti lacune e mancanza di qualità, ma neppure rappresenta una garanzia inossidabile dello scacchiere blucerchiato. Diciamo pure che Audero è il classico giocatore sintetizzabile con l’espressione “Da rivedere”.
In effetti sarei curioso di osservare nuovamente il giocatore per un’altra stagione, magari meno disastrosa e difficoltosa di quella attuale a livello complessivo. Anche perché giova ricordare una delle leggi non scritte del calcio: quando una squadra vive un momento difficile, il portiere è il primo a subire il calo dei compagni. Fa da catalizzatore alle incertezze altrui, ne è parafulmine e condensatore. E’ sbagliato giudicarlo quando le cose girano troppo bene, ma lo stesso vale nei momenti bui. Il prossimo campionato potrebbe essere il reale spartiacque nella carriera di Audero: consacrazione o ridimensionamento, la responsabilità adesso è sua. Alcuni dei difetti emersi sono ampiamente superabili con l’allenamento, l’esperienza e pure con il recupero della fiducia. E’ il caso delle uscite, della lettura delle situazioni di gioco e delle respinte corte. Altri invece, come la parata rasoterra, dipendono dalla conformazione fisica e dall’esplosività delle fibre muscolari. Si possono allenare, ma sino ad un certo punto. Resteranno punti di forza e punti deboli del calciatore, che come tutti i giocatori del mondo risulterà più bravo in un fondamentale piuttosto che in un altro.
Credo poi che ci sia un’ulteriore valutazione da fare. Cederlo adesso, per la Sampdoria, rappresenterebbe un bagno di sangue a livello economico. La congiuntura formata dal ridimensionamento delle valutazioni post Coronavirus, unito alle non esaltanti prestazioni del numero uno doriano e all’alta cifra messa a bilancio lo scorso gennaio rappresentano una zavorra significativa di cui tenere conto nelle riflessioni sul futuro di Audero, al netto delle acrobazie contabili e degli scambi sull’asse Torino-Genova. Sarei molto sorpreso di un’offerta capace di pareggiare l’importo speso, probabilmente una proposta vicina a tale quotazione porterebbe ad un inevitabile addio del giocatore ma la ritengo ad oggi una situazione difficilmente verificabile. Penso che Audero, dopo una stagione da 7 e metà stagione da 5, si sia meritato almeno la possibilità di un’altra occhiata. Ma questa è un’opinione personale, che in tempo di Coronavirus vale quanto il due di picche a briscola.
@lorenzomontaldo
@MontaldoLorenzo