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    Sampmania: Linetty merita il rinnovo, e la Sampdoria merita Linetty

    Sampmania: Linetty merita il rinnovo, e la Sampdoria merita Linetty

    • Lorenzo Montaldo
    ​Avete un giocatore preferito nella Sampdoria attuale? E perché è proprio Linetty? Il mio, se non si fosse capito, da parecchio tempo è il centrocampista polacco. Il buon Karol ha un sacco di qualità che apprezzo molto, specialmente a livello umano. E’ umile, serio, il tipico bravo figliolo della porta accanto. Vi racconto un aneddoto che lo riguarda, non è un gesto particolarmente eroico o spettacolare, ma secondo me è utile per tratteggiare l’immagine del ragazzo. Un giorno l’anno scorso, lasciando la tribuna stampa di Marassi per ritornare a casa, me lo sono trovato di fianco. Usciva dallo stadio a piedi, e si dirigeva verso il parcheggio dove posteggiano i giornalisti e le famiglie dei tesserati, in mezzo alla gente alla stregua di ogni altro spettatore. Nel tragitto alcune persone lo hanno riconosciuto, e devo dire che nessuno è andato oltre alla richiesta di un paio di foto, che Linetty ha ovviamente concesso, mettendosi peraltro a conversare amabilmente in un italiano impeccabile. Arrivati all’altezza della Nord, nella consueta fiumana di gente che abbandona lo stadio, siamo stati bloccati dalle forze dell’ordine intente ad aprire i cancelli del settore ospiti. 

    Linetty, vestito con una tuta della Sampdoria, cappellino e zainetto, poteva essere tranquillamente scambiato per un tifoso, e così è stato. I cinque minuti di attesa sul marciapiede sono bastati al centrocampista per ulteriori selfie, sorrisi e qualche stretta di mano. Non ha fatto notare alla Digos di essere un calciatore, di dover transitare per forza, non ha cercato di ‘passare avanti’ come avrebbero fatto molti colleghi, anche per una questione di sicurezza e ordine. Defluiti tutti gli ospiti, la Polizia ha ci ha dato il via libera. Soltanto a quel punto uno dei responsabili degli uomini del cordone lo ha riconosciuto: “Lui è un giocatore, non può stare qui, dovevate lasciarlo passare”. Linetty è sembrato persino stupito di quel trattamento: “Figurati, non c’è problema, aspetto come tutti” ha risposto. Nel parcheggio si è fermato altri dieci minuti con fan e bambini, senza il minimo segno di impazienza nonostante la partita fosse finita da tempo e avesse probabilmente voglia di tornarsene a casa. 

    Ve l’ho detto che non è una storia eccezionale o incredibile. E’ il racconto di un comportamento normale, civile, da persona perbene come ce ne sono tante. Ma dopo aver sfiorato da lontano il mondo del calcio, vi assicuro che un atteggiamento del genere è tutt’altro che scontato. Specialmente in ragazzi giovani, catapultati in una realtà fatata dove girano un sacco di soldi e un sacco di schifezze. Parallelamente alla mia simpatia a livello umano nei confronti di Linetty, corre anche un discorso tecnico. L’ex Lech Poznan a 25 anni è arrivato nel pieno della maturità atletica. Dopo oltre 100 partite in Serie A si è trasformato in un centrocampista di spessore. E’ il tipico giocatore poco appariscente, magari tecnicamente non eccezionale, ma che io adoro per la capacità di raddoppiare sempre sul compagno battuto, in pressing per tutta la durata della partita. Linetty è quello che asfissia l’avversario novanta minuti, fiaccandolo costantemente e ritornando dieci, cento volte a mordere le caviglie del dirimpettaio. Lo adoravo da mezz’ala con Giampaolo, perché il suo movimento ad elastico era perfetto quando si trattava di aiutare il terzino in difficoltà o di fornire al regista di turno la soluzione per uno scarico facile. A proposito di Giampaolo, credo che la grande fortuna di Linetty dal punto di vista della crescita personale sia stata trovarsi nel posto giusto al momento giusto, incontrando il mister ideale in quella determinata fase della sua carriera. Alle volte una congiuntura astrale ti cambia la vita, lo sa lui ma lo sanno in tanti (vero Torreira, Skriniar, Andersen e compagnia?). Devo dire però che, a differenza di altri che hanno leggermente frenato la loro evoluzione dopo aver raggiunto una morfologia definita, Linetty ha avuto anche l’intelligenza di assorbire e assimilare nuovi fondamentali dagli altri allenatori incrociati sul suo cammino. Oggi il polacco non fa solo la mezz’ala, ma può piazzarsi in qualunque zolla del campo: con Ranieri ha fatto l’interno nel 4-4-2 e l’esterno di centrocampo, a destra o a sinistra. Io ritengo che il meglio lo dia da mezz’ala, ma è gusto soggettivo.

    Credo che Linetty con un prolungamento contrattuale potrebbe tramutarsi nel classico elemento in grado di fornire un’identità e un senso di appartenenza alla squadra. E chi se ne frega se è nato a 1500 km di distanza da Genova, ha dimostrato con i fatti di essere stato conquistato e adottato dalla Liguria, e di tenerci parecchio. Non lo conosco personalmente, ma sono quasi certo che il buon Karol non lascerebbe tanto volentieri una città in cui si è calato perfettamente. Confermarlo e ‘blindarlo’ (per quanto possibile, con questo calcio e questo tipo di indirizzo societario) sarebbe una mossa utile per creare un catalizzatore all’interno dello spogliatoio, un leader capace di facilitare l’inserimento dei nuovi. Il suo rinnovo però avrebbe pure una valenza economica. La spesa di 4 milioni sostenuta a suo tempo è stata ampiamente diluita grazie agli ammortamenti, e garantirsi un’alternativa con la stessa esperienza non è così facile. Qualcuno lo ritiene uno dei più ‘sacrificabili’, in un’ottica di sostituibilità, io non sono per niente d’accordo. Vi ricordate quanto ha sofferto il Doria la sua assenza forzata per infortunio?

    Il modello a cui ci si potrebbe ispirare, per creare quel legame e quel peso specifico all’interno di Bogliasco che intravedo in Linetty, è Angelo Palombo. Ecco, se devo individuare un termine di paragone scelgo proprio con il numero 17. Non tanto per caratteristiche, anche se noto parecchie somiglianze, quanto per un possibile percorso di crescita condiviso. Palombo è un altro calciatore che, nel pieno della maturità, con decine di possibilità di fronte a sé, ha scelto Genova e la Samp. Forse ha raccolto meno di quello che meritava, ma penso sia stato l’ultimo a permettere una certa immedesimazione ai tifosi della Sampdoria. Questo aspetto è troppo sottovalutato, secondo me si tratta di un nodo cruciale in un progetto di rinascita della Samp. La riconoscibilità è un bene aleatorio, difficile da quantificare, certo, ma non esiste plusvalenza in grado di acquistarlo. Oggi invece potrebbe bastarti solo un semplice rinnovo di contratto, e una fascia da capitano a Linetty. Non continuare insieme sarebbe davvero un peccato.

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