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    Sampmania: una storia incredibilmente romantica

    Sampmania: una storia incredibilmente romantica

    • Lorenzo Montaldo
    La letteratura e il mondo del cinema sono pieni di racconti d'amore incentrati sull'addio e sul ritorno. Io non so come andrà a finire la vicenda Obiang, la mia sensazione è che si farà, perchè quando due parti su tre spingono per un fine comune, l'obiettivo viene centrato. Sono però certo di una cosa: si tratta di una storia incredibilmente romantica, e che merita di essere raccontata. Pedro Obiang a Genova ci è arrivato relativamente da 'grande'. Aveva 16 anni, non 10, con alle spalle già una lunga esperienza nelle giovanili dell'Atletico Madrid, vicino a casa.  Quell'età, però, è anche quella in cui i ragazzi si costruiscono come persone: sono gli anni delle amicizie che ti durano una vita, quelli in cui ti si plasma il carattere e la personalità. Pedro a Bogliasco ha vissuto il periodo più formativo per un essere umano, ha trovato una nuova casa e affetti importanti. Lo ha sempre detto lui, non me lo sto inventando io. Inoltre Obiang non ha mai avuto bisogno di proclami d'amore nei confronti della Samp. Chiunque a Genova sa quanto sia legato al blucerchiato il centrocampista spagnolo. E' uno di quei giocatori 'alla Krsticic'. Uno che tutti ricordano con affetto, perchè lo hanno visto ragazzino e lo hanno osservato mentre cresceva, sino a diventare uomo. 

    Ho sempre sostenuto che nella Sampdoria ci fosse bisogno di Sampdoriani veri, di giocatori realmente legati alla maglia e all'ambiente. Con elementi del genere è più semplice affezionarsi alla squadra, ed è più facile per i nuovi calciatori introdursi nel mondo blucerchiato., capirne le dinamiche e il valore.  Ed è anche più complicato pensare di poter assistere a crolli come quelli dello scorso campionato, quando la formazione doriana ha tirato i remi in barca. Con un Obiang in mezzo al campo, sarebbe stato più difficile. Il mediano spagnolo è sempre stato un ragazzo molto intelligente, posato, con la testa sulle spalle, anche da giovanissimo. La maturità e la paternità hanno probabilmente accentuato queste caratteristiche, e un'iniezione del genere non potrà che far piacere a Giampaolo e al Doria. Probabilmente il numero 14 non avrebbe neppure lasciato la Samp a suo tempo, la scelta inglese va letta anche come un desiderio di arricchimento professionale – cimentandosi  con un campionato diverso e affascinante – e come una necessità di provare un'esperienza di vita diversa. Dopo la Spagna e l'Italia, l'Inghilterra. E' legittimo e comprensibile, ma da Genova Pedro non si sarebbe mosso tanto facilmente. Tanto è vero che alla prima occasione, ha fatto il possibile per rendere realtà il ritorno. 

    Poi c'è tutto il discorso tattico, che va svolto a parte. L'ultimo Obiang genovese non era un vero e proprio regista nel senso classico del termine. Era un'ottima mezz'ala, un buonissimo incontrista, ma come regista aveva decisamente parecchi margini di crescita. Lui però a differenza di tanti altri calciatori aveva le potenzialità mentali necessarie per trasformare e adattare il suo gioco. Già Iachini gli aveva consegnato le chiavi della squadra, con Giampaolo probabilmente completerà il processo. Anche perchè quello in arrivo dalla Premier viene descritto come un giocatore molto diverso da quello che ricordiamo al Ferraris.  E se Giampaolo e Sabatini lo considerano il profilo giusto per sostituire Torreira, ritengo che abbiano più elementi di noi per fare una considerazione del genere. Il suo acquisto oltretutto è in controtendenza con la filosofia recente della Samp: Ferrero riporta  a casa, pagandolo il doppio, un giocatore che aveva ceduto solo tre anni prima. Lo aveva annunciato lo stesso numero uno di Corte Lambruschini, e lo aveva ribadito Sabatini: "Per sostituire Torreira, la Samp potrà anche andare contro ai suoi principi generali". Così è stato.

    E poi, a prescindere da come andrà a finire, il possibile ritorno di Obiang è una storia  incredibilmente romantica. Fra trattative saltate all'ultimo secondo, giocatori che rimangiano la parola data e calciatori attesi a Genova che non si presentano, era un bel po' che non vedevamo un gesto e una determinazione come quelle di Pedro. A 26 anni, in quello che potrebbe essere il picco della sua carriera, lui ha scelto la Sampdoria. Rinunciando, peralro, ad un sacco di soldi. Vero che i calciatori hanno stipendi che noi comuni mortali possiamo soltanto sognarci, ma non so quanti di noi lo avrebbero fatto. Siamo esseri umani, abbiamo bisogno di sentirci speciali, unici e desiderati. Abbiamo bisogno di innamorarci di qualcuno che ci scelga, anche tra tante possibilità allettanti, e che ci metta al primo posto, sopra ai soldi, alla gloria e alla carriera. Obiang lo ha fatto. E' per questo che gli auguriamo un bentornato. Di cuore.  

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