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Sampmania: quando un uomo con la pistola incontra un uomo con il fucile...
Giampaolo e i suoi ragazzi hanno fatto ciò che potevano, con i mezzi a loro disposizione. Il mister ha cambiato modulo (ma come, non era talebano?) presentando uno schieramento molto più prudente e attendista. Accettare la costruzione ragionata e il campo aperto, con un simile Milan, sarebbe stato un suicidio. Il mister del Doria invece ha tentato di garantire copertura alle fasce. Era chiaro come il sole che i principali pericoli sarebbero arrivati da lì.
Detto fatto, l'unica rete di giornata è nata da un duello personale vinto. Lancio lungo del portiere, scatto testa a testa Leao-Bereszynski, con il portoghese capace di correre palla al piede ad una velocità doppia rispetto al laterale doriano. Non esistono tattica, movimenti o meccanismi che tengano. Esistono solo due atleti, uno in possesso di doti fisiche superiori all'altro. E quando un uomo con la pistola incontra un uomo con il fucile, quello con la pistola è un uomo morto. La citazione da 'Per un pugno di dollari' calza a pennello. Leao aveva in mano un cannone, consegnatogli da madre natura in persona, Beres lo ha inseguito come ha potuto. Non può bastare ad arginare un tale strapotere muscolare. Alcuni commentatori hanno definito il polacco un po’ ingenuo, io non ritengo siano imputabili colpe specifiche al 24 doriano su uno strappo del genere. Qualcuno poteva stringere o raddoppiare? Mah, ci credo poco.
Certo, il Milan non è solo forza e doti dei singoli, anzi, tutt’altro. E' una squadra organizzata, piena di soluzioni variegate e differenti, e il passivo rischiava di rivelarsi persino peggiore. Però il Doria ha tenuto il campo, ha ovviamente concesso spazi e ripartenze ai rossoneri - è inevitabile, chi non lo fa? - ma ha retto l’urto, e tornare dal Meazza senza imbarcate è più importante di quanto si possa pensare. Gran parte del merito dell'1-0, se non tutto, va a Falcone. Ho sempre reputato Audero un buon portiere, da dimensione Samp, e continuo a valutarlo in tal modo oggi. Ma il suo secondo, adesso, è più in forma e para di più. Merita di giocare.
Su Milan-Samp c'è poco altro da dire. I padroni di casa sono rimasti in controllo totale del match sempre, per novantacinque i minuti. Le statistiche sono lì a dimostrarlo: quindici tiri a quattro, di cui sette in porta, sei parate di Falcone a fronte dell’unica di Maignan. Pazienza, era l'unico epilogo al cospetto della formazione forse più in forma del momento. L'abbattimento assoluto è deleterio e fuori luogo. Certo, la classifica preoccupa, certo, il calendario fa tremare i polsi, certo, i punti regalati a Cagliari e Spezia urlano vendetta. Ma adesso basta. Ora occorre rimboccarsi le maniche, e affrontare l'Empoli senza retropensieri o calcoli.
La Samp, dopo sabato, avrà Atalanta e Udinese fuori, Juve in casa, Venezia in trasferta e Roma al Ferraris. Sono due scontri diretti, e tre match contro le compagini più rognose della Serie A. Non ci possono e non ci devono essere attenuanti. Vincere con l'Empoli è l'unico scenario accettabile, nessuno accampi scuse: né i giocatori, né l'allenatore, né lo staff, né i tifosi. Dovrà essere Marassi a spingere la squadra, Giampaolo lo ha sottolineato già prima del Milan. Si è portato avanti con il lavoro, e non è un caso, il mister non parla mai senza pesare le parole. Il messaggio lanciato è chiaro: lasciate perdere le beghe, gli scazzi, gli impegni all'Ikea, le gite fuori porta o i week end di sci a Prato Nevoso. Sabato ripopolate lo stadio. La salvezza passa da lì, vediamo di accorgercene il prima possibile. Dopo, rischia di essere troppo tardi. E’ il momento di guardarsi negli occhi, e rendersene conto. Vietato stupirsene a posteriori.