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Sampmania: io non volevo parlare di Thorsby
Morten Thorsby non mi ha mai esaltato neppure come calciatore. “Prima era un idolo, adesso è scarso”, di solito replicano dall’altra parte del Bisagno a tale affermazione. No, fortunatamente scripta manent, e in questo Sampmania le mie considerazioni sul biondo centrocampista sono rimaste nero su bianco. Ecco, sottoscrivo tutto ciò che ho esplicitato la scorsa estate. Thorsby, gran corridore, era cruciale per la Sampdoria di Ranieri, e si era rivelato utile anche durante la gestione Giampaolo, ma Torreria o Praet o il Linetty della Samp, tanto per rimanere in tempi recenti, valevano molto di più.
Thorsby secondo me è bravissimo in un fondamentale che ha poco a che vedere con il calcio: sa promuovere benissimo la sua immagine. Le gite in amaca sul Fasce, la scelta delle parole giuste per massaggiare l’ego dei tifosi, le lisciate di pelo a Genova e alla Liguria, la sua capacità di essere riconosciuto anche a livello istituzionale come il volto ‘green’ per eccellenza sono eccezionali. E’ un fuoriclasse. Sono seriamente ammirato, anche perché se non altro lo fa per una buona causa. Nell’era in cui si sta imbarcando l’umanità, una simile abilità è decisamente più importante rispetto a come calci il pallone o quali movimenti fai in campo.
Ognuno ha il diritto di vendersi come meglio crede, e lo stesso vale per Thorsby. Mi ero ripromesso di non commentare o giudicare la sua scelta. Poi però il giocatore ha deciso di pubblicare sui suoi canali social un video che è un coagulo di frasi fatte, moine e banalità. Il messaggio, un po’ una paraculata, è la giustificazione non richiesta di qualcuno che evidentemente sente di avere qualcosa da cui ‘discolparsi’, almeno a livello morale, e tenta di mettere una pezza facendo ancora più casino.
Il commento più qualunquista, che più mi manda in bestia, è “Sono professionisti, cosa pretendente”. Significa non aver capito nulla del pensiero dei tifosi blucerchiati. I tifosi della Samp non imputano a Thorsby il passaggio al Genoa o la scelta di carriera. A chi importa di un mediano norvegese che ha giocato due anni alla Samp? Quello che i tifosi doriani contestano a Thorsby sono le parole. Perché sì, le parole hanno un peso. Non le dichiarazioni preconfezionate del mondo del calcio, o le frasi già pronte valide per tutte le occasioni, ma le parole fuori dagli schemi. “Sono stato bene, ringrazio i tifosi, non vi dimenticherò mai”: poteva dire una roba del genere un anno fa, e nessuno oggi lo avrebbe additato. Invece, nelle sparate da neoacquisto dell’Union Berlin, il norvegese era andato oltre: “So che tornerò a Genova, è un istinto che ho dentro. Tornare ed essere capitano? Sì, un sogno che coltiverò nei prossimi anni”. Il suo istinto non lo ha di certo tradito per la prima parte di frase, un po’ di più nella seconda metà.
Ecco, senza tale intervista, nessuno avrebbe fiatato per il passaggio di Thorsby al Genoa dopo un anno. Eppure, per un calciatore che si spaccia come uomo di valori e di altri tempi, è un’incongruenza grossa come una casa. E ti fa sentire preso in giro. Un po’ come ti fa sentire preso in giro il “sciûsciâ e sciorbî no se pê” (“soffiare e succhiare contemporaneamente non si può”, detto genovese ndr) con cui si conclude la letterina del cuore di venerdì. Tra l'altro, fossi un tifoso dell'altra squadra non sarei troppo felice del detto. Sembra quasi un "Mi sono dovuto accontentare, avere tutto non si può". Mi dispiace, ma per me le parole hanno e avranno sempre un peso. Per Thorsby, forse lo hanno in una maniera differente. Ah, a proposito, in quell’intervista aveva anche detto, parlando del rapporto con la Samp: “Un legame che mi fa sentire orgoglioso, significa che sono riuscito a instaurare e a creare una relazione forte. Non solo con la Samp, ma anche con l’ambiente, i tifosi. Mi tornano in mente le corse sotto la Sud. E, chiaro, i derby vinti". Chissà se anche per questa affermazione ha pronto un video motivazionale di giustificazione per i nuovi tifosi.
@lorenzo_montaldo
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