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  • Sampmania: il Vangelo secondo Claudio

    Sampmania: il Vangelo secondo Claudio

    • Lorenzo Montaldo
    Novembre è il lunedì dei mesi dell’anno. Non ha un pregio: piove tutti i giorni, da ieri fa pure freddo, a Genova ci sorbiamo uragani e tornado che manco in Kansas, le giornate durano 4 ore scarse e di solito c’è pure la sosta per le nazionali. Peggio di così è impossibile fare. Chi lo avrebbe mai detto che ci saremmo svegliati sorridendo, un lunedì mattina - che già è tosto di suo - di metà novembre? Merito di Ranieri, e del suo Vangelo. Il Vangelo secondo Claudio inizia con un comandamento preciso: ‘Primo, non prenderle’. Immagino che lo abbia stampato e incollato sui muri di Bogliasco, il buon Ranieri, considerando che negli ultimi 270 minuti giocati la Sampdoria ha subito un solo gol. Giusto per rendere l’idea la squadra con la miglior difesa della Serie A, ossia la Juventus, ne ha presi tanti uguali. Peccato solo per il doppio schiaffo di Bologna, che ha un po’ sporcato un ruolino di marcia altrimenti da incorniciare. Considerando per intero la gestione Ranieri comunque nella casella ‘reti al passivo’ per i blucerchiati scintilla il numero 3, uguale a quello dei bianconeri campioni d’Italia, e più basso rispetto allo score delle migliori difese stagionali, ossia Verona (6), Cagliari (5) e Inter (8). Cosa significa questo dato? Che da quando Ranieri ha posato lo scatolone sulla scrivania che fu di Di Francesco, la Sampdoria ha la miglior difesa d’Italia. Il dettaglio è ancora più impressionante se si tiene conto del fatto che nelle prime 7 gare di questo campionato i blucerchiati avevano incassato 16 gol, e vantavano il peggior reparto in assoluto.

    Giocare contro una Roma incerottata in attacco o affrontare Lecce e Spal però faceva testo sino ad un certo punto. La prova del nove era Sampdoria-Atalanta, ne eravamo tutti consapevoli pur avendo paura di ammetterlo ad alta voce. Quando mercoledì avevo visto i Gasperini’s boys mettere in difficoltà il Manchester City di Guardiola, mi erano venuti i vermi: personalmente temevo un’imbarcata che avrebbe avuto effetti devastanti sulla fragile psiche doriana. Mai stato così felice di sbagliarmi. I segnali sono più che confortanti: i nerazzurri sono arrivati a Genova stanchi per la Champions e senza i due migliori giocatori in avanti, è vero, ma il terzetto Muriel-Gomez-Malinovskyi potrebbe spaventare chiunque. Non la Samp di Ranieri, però. Per questo motivo il punto preso all’Atalanta vale come oro colato.

    Intendiamoci, non siamo diventati improvvisamente fenomeni. I limiti di gioco dal centrocampo in su sono estremamente evidenti, così come la modesta tecnica di parecchi tasselli di questa squadra. La Sampdoria ha una percentuale di passaggi a buon fine del 68%, significa che sbaglia quasi un tocco su tre, e ha terminato la gara con il 35,4% di possesso palla. Tanto per dare un’idea l’Atalanta (che non ha di certo disputato la miglior performance stagionale) ha chiuso il match con il 64,6% di possesso della sfera e con l'82,7% di passaggi riusciti. Ah, la Samp di passaggi ne ha fatti 333, Gomez e compagni 625.

    Il miglior merito di Ranieri però è stato proprio questo. Sir Claudio è arrivato a Genova e si è ritrovato a dover vivere in una casa totalmente inabitabile. C’erano oggetti in disordine ovunque, il riscaldamento staccato, le luci spente e il frigo vuoto. Il problema però è che dentro all’immobile ci ha trovato anche una famiglia impaurita e infreddolita di cui prendersi cura. Uno con meno esperienza avrebbe provato ad aggiustare tutto e subito, lasciandosi sommergere da una mole di lavoro insostenibile e finendo schiacciato dal peso delle responsabilità. Il mister romano per fortuna ha saputo tenere a bada la frenesia: prima ha acceso il riscaldamento e le luci, per restituire un po’ di morale ai bambini tremolanti, poi ha riempito il frigo. Fare le pulizie, ossia costruire un gioco bello e convincente, non era strettamente necessario per la sopravvivenza: c’erano altre priorità.

    Ora Ranieri potrà dedicarsi a mettere in ordine le stanze, una alla volta, senza fretta né frenesia. Anche la tempistica farà al caso suo, la sosta per le Nazionali - che di solito è piacevole come un lunedì mattina di metà novembre - gli regalerà giornate di lavoro preziose e la possibilità di curare gli altri aspetti, a partire da un attacco che non gira  e da un centrocampo che deve necessariamente essere costruito attorno a quel gioiello che è Ekdal (non ci tornare in Svezia a fine carriera, a Genova si sta tanto bene). Potersi concentrare su questi aspetti è un lusso inaspettato. Quasi come ritrovarsi a sorridere in un lunedì mattina di metà novembre.

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