Sampmania: il Vangelo secondo Claudio
Giocare contro una Roma incerottata in attacco o affrontare Lecce e Spal però faceva testo sino ad un certo punto. La prova del nove era Sampdoria-Atalanta, ne eravamo tutti consapevoli pur avendo paura di ammetterlo ad alta voce. Quando mercoledì avevo visto i Gasperini’s boys mettere in difficoltà il Manchester City di Guardiola, mi erano venuti i vermi: personalmente temevo un’imbarcata che avrebbe avuto effetti devastanti sulla fragile psiche doriana. Mai stato così felice di sbagliarmi. I segnali sono più che confortanti: i nerazzurri sono arrivati a Genova stanchi per la Champions e senza i due migliori giocatori in avanti, è vero, ma il terzetto Muriel-Gomez-Malinovskyi potrebbe spaventare chiunque. Non la Samp di Ranieri, però. Per questo motivo il punto preso all’Atalanta vale come oro colato.
Intendiamoci, non siamo diventati improvvisamente fenomeni. I limiti di gioco dal centrocampo in su sono estremamente evidenti, così come la modesta tecnica di parecchi tasselli di questa squadra. La Sampdoria ha una percentuale di passaggi a buon fine del 68%, significa che sbaglia quasi un tocco su tre, e ha terminato la gara con il 35,4% di possesso palla. Tanto per dare un’idea l’Atalanta (che non ha di certo disputato la miglior performance stagionale) ha chiuso il match con il 64,6% di possesso della sfera e con l'82,7% di passaggi riusciti. Ah, la Samp di passaggi ne ha fatti 333, Gomez e compagni 625.
Il miglior merito di Ranieri però è stato proprio questo. Sir Claudio è arrivato a Genova e si è ritrovato a dover vivere in una casa totalmente inabitabile. C’erano oggetti in disordine ovunque, il riscaldamento staccato, le luci spente e il frigo vuoto. Il problema però è che dentro all’immobile ci ha trovato anche una famiglia impaurita e infreddolita di cui prendersi cura. Uno con meno esperienza avrebbe provato ad aggiustare tutto e subito, lasciandosi sommergere da una mole di lavoro insostenibile e finendo schiacciato dal peso delle responsabilità. Il mister romano per fortuna ha saputo tenere a bada la frenesia: prima ha acceso il riscaldamento e le luci, per restituire un po’ di morale ai bambini tremolanti, poi ha riempito il frigo. Fare le pulizie, ossia costruire un gioco bello e convincente, non era strettamente necessario per la sopravvivenza: c’erano altre priorità.
Ora Ranieri potrà dedicarsi a mettere in ordine le stanze, una alla volta, senza fretta né frenesia. Anche la tempistica farà al caso suo, la sosta per le Nazionali - che di solito è piacevole come un lunedì mattina di metà novembre - gli regalerà giornate di lavoro preziose e la possibilità di curare gli altri aspetti, a partire da un attacco che non gira e da un centrocampo che deve necessariamente essere costruito attorno a quel gioiello che è Ekdal (non ci tornare in Svezia a fine carriera, a Genova si sta tanto bene). Potersi concentrare su questi aspetti è un lusso inaspettato. Quasi come ritrovarsi a sorridere in un lunedì mattina di metà novembre.
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