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Sampmania: e se Quagliarella facesse come Totti?
Avessi indicato come lasso di tempo da prendere in considerazione il recente trentennio, forse avrei parlato di Baggio, ma se mi devo riferire alle ultime due decadi, non ho dubbi. Totti per me è stato il migliore di tutti, perchè era capace di trasformare gli altri ventun calciatori di Serie A presenti con lui sul terreno di gioco in bambini impotenti. Anche al crepuscolo della sua carriera. Ecco, a proposito di gente in grado di prendere in mano un match e piegarlo al proprio volere, l’ultimo a darmi questa sensazione è stato proprio lui, il Pupone. La cosa impressionante è che ci era riuscito in 3 minuti, a quasi quarant’anni. Roma-Torino 20 aprile 2016, ve la ricordate? Totti entra all’86’ per Keita, in 180 secondi segna due gol e la Roma vince 3-2. Mostruoso.
Claudio Ranieri non ha dovuto gestire l’ottavo Re di Roma a fine carriera. Lo ha allenato nella sua seconda miglior stagione di sempre in termini realizzativi, e avere uno così in squadra non è complicato. Lo metti dentro e tanti saluti. Ora però potrebbe trovarsi a vivere una situazione simile. Quello che mi affascina del Pupone è stata la maniera in cui si è svolta la parte conclusiva della sua stupenda storia con i giallorossi. Lasciate perdere l’ultima stagione, che è tutta un’unica passerella per salutare gli stadi d’Italia, vissuta affrontando frizioni con tecnico e dirigenza. Prendiamo invece il penultimo campionato, e in particolare la seconda metà di stagione. Totti quasi sempre entrava nel finale: nelle ultime 7 presenze, 45 minuti di qua, 30 di là, alle volte solo 4 o 5 giri di orologio. Ebbene, nei 7 turni conclusivi del campionato 2015-2016 Totti fece 4 gol e servì 2 assist. Su 160 minuti complessivi. A leggerlo oggi, non ci si crede.
Ora, paragonare il nostro Fabio Quagliarella a Totti sarebbe ingeneroso e sbagliato. Fabio è più giovane di quanto non fosse il 10 giallorosso all’epoca (ha tre anni in meno), fisicamente è una iena e soprattutto è reduce da un campionato da protagonista concluso con lo scettro di capocannoniere in mano. Nessuno pensa che il capitano blucerchiato vada utilizzato da adesso in poi con il contagocce, e solo nel finale di gara. Ad esempio, sono convinto che dopo un turno di riposo - a metà tra il diplomatico e il precauzionale - contro l’Atalanta sarà indemoniato. Io, nel dubbio, lo metto al Fantacalcio, che non si sa mai. Però ritengo che l’ispirazione di Totti possa essere importante per la Samp e per il suo numero 27.
Trattare l’argomento Quagliarella è sempre spinoso e delicato. Si rischia di cadere nel peccato di lesa maestà, Dio ce ne scampi. Nessuno può negare quanto sia importante e cruciale il ruolo di Fabio in questa Samp. Però è fuori dubbio che un calciatore, a 36 anni, non possa pensare di disputare tutte e 38 le gare di Serie A ad un ritmo indemoniato come fa il numero 27 da una vita. Quagliarella spende tantissimo, fa in media 9,8 km a partita - più di gente come Immobile, Ronaldo o Allan, per dire - lotta quasi sempre contro un marcatore fisso più un avversario che raddoppia, e rientra sino all’altezza del centrocampo. Non è umanamente ipotizzabile per un classe ‘83 tenere tale standard, neppure per una macchina come ‘Quaglia’. Immaginatevelo invece entrare da fresco, nel secondo tempo, con avversari annebbiati e squadre lunghe. Sarebbe come aprire il pollaio di notte dopo aver narcotizzato le galline per farci entrare la faina.
E’ questo quello che intendo quando dico che Quagliarella potrebbe sfruttare l’esempio di Totti per allungare ulteriormente la carriera. Magari quest’anno giocherà 25 partite da titolare, non più 38, e l’anno prossimo 15 o 20, mantenendo però quasi inalterato un livello qualitativo già molto, molto alto. Non credo che la Samp rinuncerebbe ad un calciatore del genere. Vincerebbero tutti. Per il Doria sarebbe come avere un allenatore aggiunto e una risorsa quasi letale da sfruttare nei momenti di difficoltà, oltre che di un totem utile per crescere e inquadrare i giovani, in particolare i più indisciplinati. Ma vincerebbe anche Fabio, perchè continuerebbe a giocare e divertirsi in una città dove vive alla grande e dove si trova benone, potendo inseguire e frantumare altri record. Chissà, magari tra un paio d’anni ci ritroveremo a parlare, in un Sampmania, di quella volta che un campione a 39 anni si è alzato dalla panchina e ha deciso di vincere una partita da solo.
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