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    Sampmania: aperi-Samp ('ne è caduta una in mare')

    Sampmania: aperi-Samp ('ne è caduta una in mare')

    • Lorenzo Montaldo
    Ciao. Halloween è passato da poco, ma io mi travesto ancora da corvo. Punto fondamentale da tenere ben presente prima di affrontare ogni discorso relativo a Spal-Sampdoria: siamo una squadra con individualità modeste. Levatevi dalla testa l’idea di essere diventati improvvisamente fenomeni, perchè la cifra tecnica complessiva del Doria è bassa. Lo ha detto anche Ranieri nel post partita, “Per disegnare c’è tempo”, e io sono totalmente d’accordo. Senza quella doppia carambola, con lo stesso Caprari che incorna non sapendo dove sarebbe andata a finire la sfera, staremmo parlando dell’ennesima partita triste e grigia. La Samp è stata poca cosa, ha sofferto sulle corsie per tutti e novanta i minuti e dalla trequarti in su ha avuto un’unica occasione nitida per passare in vantaggio, ossia quella del gol. Persino il tecnico blucerchiato ha riconosciuto tra le righe la 'sculata', ammettendo che sarebbe stato più giusto il pareggio. Tra le altre cose, l’aspetto sorprendente è anche la scarsa condizione fisica dei giocatori. Tanti vanno in apnea, tantissimi soffrono i crampi. A gennaio, oltre a parecchi rinforzi dal mercato, temo serva una vera e propria nuova preparazione atletica.

    Tolto il dente dell’oggettività, finalmente possiamo dirlo: che liberazione! Nemmeno mi ricordavo più come fosse la sensazione di portare a casa i tre punti. Prenderli, anzi, rubacchiarli alla Spal in trasferta vale triplo. L’unica frase che continua a rimbalzarmi in mente da quando ho visto la palla rotolare in rete è un’elegante espressione dialettale genovese, mutuata dai poeti romantici e dal dolce stilnovo, “A l'è cheita 'na bagascia in maa'” che tradotta in italiano suona più o meno come “Una signorina dai facili costumi è caduta in mare”. Mi sono documentato, l’espressione deriva dal fatto che le prostitute non erano ammesse in porto, poichè avrebbero turbato e distratto marinai e ‘cammalli’, ed era quindi impossibile che cadessero in mare.  A Genova la usiamo tutt’ora quando accade un evento inaspettato e felice. So che è particolarmente aulica come espressione, ma è l’unica che mi viene. D’altro canto diciamo sempre di voler recuperare le tradizioni e le voci del folkore, no? E poi, chissenefrega, abbiamo vinto. 

    Vincere a Ferrara è stato come ordinare una birra dopo la corsetta del venerdì sera: sai che sarebbe meglio bere mezzo litro d’acqua naturale - o ottenere una vittoria convincente e senza patemi - ma cavolo, quanto è buono il luppolo. E che soddisfazione ti dà. Visto che comunque mentre scrivo questo Sampmania è tarda sera, unirò due delle cose che mi piacciono di più, il calcio e le birre. Eccovi quindi alcuni pensieri sparsi del lunedì sera a tema happy hour.

    Thorsby esterno di destra ha la stessa funzione delle olive nell’aperitivo del sottoscritto (nessuna), e vorrei rivederlo in un altro ruolo, mentre Depaoli rende meglio dieci metri più avanti, ossia da esterno offensivo, rispetto alle occasioni in cui gioca sulla linea dei difensori. Ci vorrebbero undici Ekdal, ma mi accontenterei di recuperare Linetty che manca al centrocampo come la maionese quando non la mettono nei tramezzini, e sta bene praticamente con ogni genere alimentare. La focaccia è Gabbiadini: la dai per scontata, perchè ce l’hai sempre sottomano, la noti poco, ma se manca te ne accorgi. La qualità di Ramirez invece mi ricorda le noccioline. Senza di quelle non vai da nessuna parte, devi metterle in ogni aperitivo che si rispetti. Poi c’è Quagliarella, che è un po’ come le tartine con il pesto, magari ogni tanto puoi rinunciarci, ma non passano mai di moda e danno sempre un tocco di classe a ogni stuzzichino. Le bollicine ce le sta mettendo Ranieri, ed è già un miracolo perchè questa squadra era sgasata e sgonfia come una media dimenticata e abbandonata sopra al bancone dal titolare del bar. Restituirle non dico il gusto, ma almeno un po’ di brio sarebbe già un’impresa degna di nota.

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