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    Sampmania: sono atterrati quelli di Space Jam

    Sampmania: sono atterrati quelli di Space Jam

    • Lorenzo Montaldo
    Federico Bonazzoli qualche giorno fa ha rivelato il segreto di Pulcinella. Forse gasato dall’ottimo spezzone di gara giocato contro la Roma – è uno dei pochi che tocca la palla di prima, che cambia gioco, che punta l’uomo e che lo salta pure – o forse ancora non troppo avvezzo ai formalismi e ai giochi linguistici tipici del mondo del calcio, ha detto una cosa apparentemente innocua . “Abbiamo cambiato mister e siamo pronti a remare tutti dalla stessa parte”. Banale? E invece no, apriti cielo.

    A Genova in tanti sono letteralmente caduti dalle nuvole: ma come, la Sampdoria non seguiva l’allenatore? Addirittura i calciatori stessi ammettono di non aver remato ‘dalla stessa parte’? Una notizia bomba. Ve ne do un’altra:  il colpevole è il maggiordomo. Credo che l’evidente incompatibilità tra mister Di Francesco e la squadra fosse palese per chiunque. Bastava seguire mezza partita della Samp per rendersene conto. L’apoteosi però è stata Verona. Passaggi sbagliati, stop con la palla che rotola a due metri di distanza, cross sbilenchi, tocchi in orizzontale da ultimo uomo e chi più ne ha più ne metta. Le opzioni sono due: o al Mugnaini sono atterrati gli alieni di Space Jam (avete presente? Quelli che sfioravano i giocatori Nba rubandogli il talento e rendendoli improvvisamente brocchi), oppure c’era un lampante problema di qualche altro tipo.

    In effetti, l’opzione Space Jam è uno scenario da non trascurare completamente. Come possiamo spiegare altrimenti il fatto che in Verona-Samp gli attaccanti avversari sembrassero i Monstars, giganteschi e fortissimi avversari dei Looney Tunes, mentre i calciatori offensivi della Roma al cospetto dei medesimi blucerchiati parevano i Nerdlucks, piccoli alieni insicuri e tappetti? Se non sapete a cosa mi riferisco vi consiglio di guardare Space Jam, specialmente in caso abbiate figli: non vi ringrazieranno mai abbastanza. Comunque, finito l’inciso cinematografico con il Gianni Canova di Campomorone, torniamo al rettangolo verde, lasciando perdere la palla a spicchi e Bugs Bunny. Tanti ex calciatori sostengono che la differenza la facciano le motivazioni, la tranquillità, l’essere collocati nella giusta posizione e con compiti ben precisi. Penso che sia vero, la parola ‘ammutinamento’ è sicuramente antipatica e probabilmente esagerata, ma rende perfettamente l’idea. Ammutinamento non vuol dire ‘giocare per perdere’, sia chiaro, sarebbe gravissimo e credo che nessuno sportivo degno di tale nome, specialmente a quel livello, contempli nelle sue cellule la possibilità di non primeggiare nel suo campo. Questi sono ragazzi che sin da bambini non volevano perdere neppure a biglie, e hanno coltivato tale ossessione per anni. Figurarsi adesso, con in più l’incentivo di svariate centinaia di migliaia di euro. Però l’idea di non seguire pedissequamente le idee di un allenatore perché ti sta antipatico, perché non ti piace, o chissà per quale altro motivo, beh, quella credo che sia una realtà fattuale (questa l’ho presa da Crozza che imita Feltri, non da Space Jam).

    In effetti, gli unici a rilasciare dichiarazioni in favore di Di Francesco in questi giorni sono stati Ranieri, che si conferma un signore, e lo stesso Bonazzoli, che ha dimostrato di conoscere il significato della parola ‘riconoscenza’. “ Con Di Francesco avevo un rapporto particolare, è stato uno dei tecnici più importanti per me, mi ha dato la possibilità di rimanere qui e di giocarmi le mie carte, gli sarò sempre grato. E poi mi ha permesso di realizzare il sogno di qualunque ragazzo: fare un gol in Serie A. E' stato un piacere essere allenato da lui". Questo è forse l’unico attestato di stima ricevuto da un tecnico che sino a qualche mese fa veniva considerato uno dei più promettenti della Serie A, e ora viene trattato alla stregua di un Paria.

    Di Francesco secondo me paga due colpe macroscopiche: l’aver perseguito un’idea di calcio irraggiungibile con i calciatori a sua disposizione, e l’aver cambiato in continuazione la formazione, senza dare quell’ordine e quella tranquillità che solo la metodica ripetitività trasmetta alla squadra. Giampaolo docet. Per carità, sono felicissimo dell’impatto di Ranieri sulla Samp, spero continui a lungo, e sono altrettanto colpito dal supporto continuo dato alla squadra. Ma iniziamo anche ad attribuire le giuste responsabilità a quelli che in fin dei conti sono gli attori principali dello spettacolo. Mica può essere sempre Michael Jordan, a salvare il mondo. Qualche volta il compito spetta anche al quintetto di partenza. Per caso ve l’ho già detto, di vedere Space Jam?

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